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Diagnosi e cura delle malattie oncoematologiche hanno visto importanti passi in avanti, negli ultimi tempi. Si parla sempre più spesso, ad esempio, delle terapie CAR-T che consentono di offrire possibilità di cura in più a pazienti con linfomi non-Hodgkin o leucemie linfoblastiche che hanno subito ricadute dopo una o più terapie convenzionali. Bastate sull'impiego dei linfociti T, fanno oggi parte di programmi terapeutici in molte strutture accreditate sul territorio. Le CAR-T sono solo un esempio della grande svolta avvenuta negli ultimi anni nella direzione della medicina di precisione. Laddove la medicina classica privilegia la risposta media dei pazienti, con l'avvento di un approccio di precisione si va verso terapie individualizzate per ciascun singolo paziente in funzione delle specificità della sua patologia e delle sue variabili genetiche. In ematologia un caso emblematico è poi quello della leucemia mieloide acuta: il progressivo miglioramento delle conoscenze dei meccanismi biologici alla base della patologia ha consentito il riconoscimento di diversi sottotipi di malattia caratterizzati da specifiche alterazioni genetiche e molecolari, aprendo così la strada allo sviluppo di farmaci capaci di colpire con precisione i bersagli.

Le partnership per il digitale

In questo contesto le partnership tra pubblico e privato, tra centri di ricerca e fondazioni, hanno un ruolo decisivo: ad esempio la rete LabNet voluta da Gimema, Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto, ha lo scopo di ottimizzare la gestione della risposta molecolare e quindi perfezionare la cura dei pazienti, in questo caso con leucemia mieloide cronica. In pratica, si tratta di una rete che mette in comunicazione i medici ematologi in Italia con laboratori italiani presso i quali sono condotte indagini di biologia molecolari indispensabili per diagnosi di precisione e monitoraggio delle terapie sul singolo paziente.

CAR-T ed esempi virtuosi

Tutto ciò è possibile grazie all'implementazione del digitale, che peraltro sta portando novità anche sul fronte della telemedicina che consente una migliore gestione del paziente anche in ottica di medicina di precisione. Il digitale e la medicina a distanza consentono miglioramenti sul piano clinico grazie alla possibilità di mettere in rete team multidisciplinari e sul management del paziente. Altro esempio viene dagli ambulatori virtuali, come WelCARe: una piattaforma di telemedicina pensata per aiutare i clinici nella gestione delle già citate CAR-T che da una parte migliora l’accesso al trattamento CAR-T anche per chi non si trova vicino a un Centro autorizzato alla sua erogazione, dall’altra aiuta i clinici a comunicare tra loro e i pazienti a rimanere in contatto con i Centri che si occupano della loro cura.

Cosa manca ancora…

Certamente la pandemia ha stimolato l'utilizzo della telemedicina. Tuttavia agli inizi le iniziative di gestione del paziente a distanza si erano sviluppate, in oncoematologia, in modo quasi artigianale e sulla base della volontà di singoli centri. Adesso occorre - ed è opinione di tutti i clinici - che il Paese si attrezzi a implementare queste pratiche attraverso linee guida e consentendo un maggiore accesso alla digitalizzazione. La Società italiana di ematologia (Sie) ha avanzato richieste formali al Ministero per poter incrementare le pratiche di telemedicina a tutela dei pazienti ematologici che, in epoca Covid, costituiscono una delle categorie più fragili. Visite di controllo e follow up da remoto, per i soggetti che possono essere seguiti da casa, sono un vantaggio in termini di riduzione del rischio di contagio.

 

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