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La prevenzione e la cura del cancro, che stanno avendo un’evoluzione senza precedenti nella storia, non sono accessibili in modo equo a livello mondiale, né territoriale. Colmare il divario delle cure oncologiche è l’obiettivo della Campagna Close the Care Gap, lanciata in occasione della Giornata Mondiale contro il Cancro, promossa dalla Union For International Cancer Control (Uicc) e sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della sanità (Oms), che si celebra ogni anno il 4 febbraio. L’iniziativa Close The Care Gap punta a ridurre l’impatto globale della malattia oncologica, promuovendo una maggiore equità e garantendo che il controllo di questa patologia continui ad essere una priorità nell'agenda mondiale per lo sviluppo e la salute. Metà della popolazione mondiale non ha accesso ai servizi sanitari e quando si tratta di cancro, vengono negate anche le cure più basilari. Proprio per questa ragione si parla di Equity Gap, una condizione ingiusta alla quale si vuole rispondere garantendo il diritto a curarsi.

A queste diseguaglianze, determinate da barriere alle cure (che secondo Uicc sono sono: reddito, istruzione, posizione geografica, etnia, genere, orientamento sessuale, età, disabilità e stile di vita), si aggiungono gli impatti all’accesso alle cure a agli interventi determinati dall’emergenza sanitaria degli ultimi anni: si calcola infatti che ben 4 milioni di screening oncologici e il 50-80% degli interventi chirurgici siano stati rinviati fra il 2020 e il 2021 anche in area oncologica.

Cosa si intende per equità di cure

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il divario riguarda tutti: chi sei e dove vivi potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte. Per le donne bianche negli Stati Uniti, ad esempio, il tasso di sopravvivenza a cinque anni per il cancro alla cervice uterina è del 71%. Per le donne di colore, il tasso è solo del 58%. I tassi di sopravvivenza al cancro infantile sono superiori all'80% nei paesi ad alto reddito ma fino al 20% nei paesi a basso reddito. Esistono notevoli differenze negli esiti correlati al cancro per i pazienti che vivono in contesti rurali e non, anche in Paesi ad alto reddito come gli Stati Uniti.
Colmare il divario nella cura del cancro non significa semplicemente fornire a tutti le stesse risorse.

Come facilitare l’equità di acceso alle cure

Il divario nella cura del cancro si può evitare: i sistemi sanitari possono essere riorganizzati, possono migliorare l’accesso alle cure e ai servizi. Si può colmare il divario con un’adeguata informazione dei cittadini sulla prevenzione del cancro (campagne di screening) e la formazione degli operatori sanitari. Servono inoltre più risorse – sia denaro che persone – dedicate alla ricerca sul cancro.

Le 7 barriere alla cura del cancro

Dove vivi. Chi sei. Da dove vieni. Ciò che fai. Chi ami. Questi, secondo l’Uicc, sono i determinanti sociali della salute e rappresentano i molti fattori che possono ingiustamente frapporsi tra paziente e prevenzione, diagnosi e trattamento del cancro. Nel dettaglio:

1. Norme di genere e discriminazione
In tutto il mondo, donne e ragazze subiscono discriminazioni a causa degli stereotipi e dei ruoli di genere previsti. In alcune parti del mondo, ad esempio, una donna potrebbe aver bisogno della tacita approvazione o del permesso esplicito del capofamiglia maschio per andare dal medico. D’altro canto, anche gli uomini subiscono gli effetti negativi della discriminazione di genere e di alcuni tabù sociali che li portano, ad esempio, a non prendere in considerazione alcune procedure salvavita, come la chirurgia per il cancro alla proposta in fase iniziale.

2. Barriere per le popolazioni minoritarie
Il razzismo si ripercuote sulla capacità di una persona di accedere alle cure. Le popolazioni native di oltre 90 paesi rappresentano il 6% della popolazione mondiale, ma rappresentano il 15% dei poveri estremi. La discriminazione sistematica, le violazioni dei diritti umani, le differenze linguistiche e culturali e molti altri fattori, sono aggravati da una maggiore esposizione a una cattiva alimentazione, abuso di sostanze e altri comportamenti che costituiscono fattori ad alto rischio di cancro.

3. Povertà e condizione socioeconomica
La povertà limita seriamente l'accesso a cure oncologiche di qualità sia nei paesi ad alto che in quelli a basso reddito. Condizioni socioeconomiche peggiori compromettono la possibilità di raggiungere l’ospedale da località remote, di assentarsi dal lavoro o di avere una assicurazione sanitaria.

4. Il divario rurale-urbano
Le persone che vivono nelle zone rurali devono affrontare molti ostacoli non solo per questioni di trasporto, ma per la mancanza di servizi di prevenzione, screening e trattamento. Il luogo in cui si vive, spesso, determina la possibilità stessa di vivere. I pazienti che vivono in zone remote hanno diagnosi più tardive, meno probabilità di ricevere un trattamento appropriato, ricevere servizi di follow-up o di supporto o essere inclusi in studi clinici che possono rappresentare la loro migliore possibilità di sopravvivenza.

5. Discriminazione dell'età
Il cancro può svilupparsi a qualsiasi età, ma il rischio che ciò accada aumenta notevolmente con l'età. In effetti, più della metà delle persone che hanno il cancro ha 65 anni o più. Poiché i primi sintomi del cancro possono essere confusi con il dolore quotidiano o con malattie minori associate alla vecchiaia, molti tumori nei pazienti più anziani vengono diagnosticati in ritardo.
Un'alta percentuale di donne anziane con una particolare forma di cancro al seno riceve meno chemioterapia rispetto alle loro controparti più giovani, nonostante l'evidenza dell'efficacia del trattamento. Oltre il 70% dei decessi causati dal cancro alla prostata si verifica negli uomini di età superiore ai 75 anni, che di solito hanno una malattia più aggressiva.

6. Status di rifugiato e sfollamento forzato
Nei paesi che si trovano ad affrontare instabilità politica, finanziaria e sociale – a causa di guerre, sconvolgimenti sociali o disastri naturali – le strutture oncologiche devono far fronte a una grande carenza di risorse o addirittura a una completa interruzione dei servizi sanitari di base e gli operatori sanitari vengono feriti, uccisi o sfollati.

7. Omofobia, transfobia e relativa discriminazione
Le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali (LGBTQI) si possono spesso trovare ad affrontare ostilità e discriminazione e, in alcuni contesti, ignoranza e pregiudizio caratterizzano anche il comportamento degli operatori sanitari. In questi casi, la paura di un trattamento inadeguato allontana molte persone dalla possibilità di ricevere cure oncologiche tempestive ed efficaci. Queste discriminazioni possono anche indurre comportamenti rischiosi e nocivi (autocura, abuso di sostanze...).

Comprendere il problema è il primo passo

Questi 7 punti rappresentano solo alcuni dei fattori che possono incidere sulla cura del cancro delle persone di tutto il mondo e di tutti i ceti sociali. La verità è che nessun elenco potrebbe essere esaustivo: ci sono innumerevoli ostacoli all'accesso a cure oncologiche di qualità.
Gli ostacoli sono fatti per essere superati. C'è speranza. Il primo passo è riconoscere le situazioni in cui non c’è equità per indirizzare i punti su cui intervenire.

Come partecipare alla campagna #CloseTheCareGap

Ognuno, attraverso i social può essere protagonista nella campagna Close The Care Gap: a questo link è possibile creare la postcard personalizzata per sensibilizzare più persone possibili.

04/02/2022

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