Sapere in anticipo se un vaccino sarà efficace o consentirà di personalizzare il piano vaccinale del singolo paziente, con l’aggiunta di adiuvanti o con un maggior numero di richiami, non solo è molto importante sul piano clinico ma è anche possibile. Un test per predire l'efficacia del vaccino antinfluenzale è stato, infatti, sperimentato con successo dai ricercatori dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, in collaborazione con la University of Miami e BioStat Solutions, su un gruppo di bambini e ragazzi con HIV.
Lo studio
Il metodo utilizzato per la sperimentazione è innovativo: combina lo stimolo in vitro del sangue, l'analisi dell'espressione genica dei linfociti e l'intelligenza artificiale. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Frontiers in Immunology, è durato due anni e ha coinvolto 23 pazienti dell’ospedale pediatrico affetti da Hiv, con un sistema immunitario compromesso e quindi particolarmente vulnerabili ai rischi dell’influenza.
In cosa consiste la sperimentazione?
I ricercatori dopo aver prelevato una piccola quantità di sangue (3 ml) da ciascun paziente hanno stimolato una parte in vitro con il vaccino antinfluenzale. Dai campioni di sangue sono stati poi “estratti” i linfociti maggiormente implicati nella risposta immunitaria e ne è stata analizzata l’espressione genica, ovvero il modo in cui si “comportano” i geni prima e dopo la stimolazione in vitro.
I risultati del test
I dati ottenuti durante la fase di laboratorio sono stati trasferiti ai biostatistici e bioinformatici della società americana BioStat Solutions. Questi ultimi hanno stilato una classifica dei geni in base alla loro capacità di “segnalare” la risposta immunitaria al vaccino, e assegnato a ciascuno di questi un punteggio e hanno calcolato il coefficiente di predittività. L’applicazione del coefficiente di predittività ai bambini coinvolti nello studio si è rivelata attendibile al 96%: la previsione di efficacia del vaccino è risultata esatta in 22 pazienti su 23.
Futuri scenari
Dopo questo primo step, il test dovrà essere provato anche su un più ampio campione di bambini immunodepressi, anche se i ricercatori del Bambino Gesù non escludono la possibilità di “estendere la sperimentazione ad altre categorie di persone vulnerabili come i bambini trapiantati, gli allergici, le donne in gravidanza e gli anziani”.
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