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Il mese di maggio è dedicato alla prevenzione del melanoma, una pratica fondamentale per limitare l’insorgenza di questa patologia. Vediamo di capire cosa sia effettivamente il melanoma e quali siano i comportamenti più efficaci da adottare, considerando che la sua incidenza annuale a livello mondiale è aumentata di oltre 10 volte negli ultimi decenni.

Melanoma: cos’è

Abbiamo parlato con Ketty Peris, Professore Ordinario di Dermatologia presso l’Università Cattolica, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, IRCCS di Roma, che ci ha offerto una chiara spiegazione sulle caratteristiche di questa patologia. Con il termine melanoma cutaneo, ci si riferisce a un “tumore che origina dai melanociti, che sono cellule localizzate nell’epidermide, la parte più superficiale della pelle, deputate a molte funzioni, tra cui quella di produrre la melanina e di difenderci dalle radiazioni ultraviolette”. Il melanoma può presentarsi in 4 diverse forme cliniche, così definite:

  • il melanoma a diffusione superficiale;
  • la lentigo maligna melanoma;
  • il melanoma acrale lentigginoso;
  • il melanoma nodulare;

“Tutte queste forme - chiarisce Peris - a parte il melanoma nodulare, sono caratterizzate da una macchia di colore variabile dal marrone chiaro al marrone scuro al nero, e a volte anche bianco o rosso, che cresce per un po' di tempo prima in modo radiale, quindi come una macchia d’olio che si allarga, e poi invece si approfonda nei piani sottostanti. Il melanoma nodulare invece cresce da subito come un nodulo, quasi sempre di colore variegato, e provoca una rapida invasione dei tessuti sottostanti”.

Quali sono i fattori di rischio

Per arginare il problema è essenziale la divulgazione, a tutta la popolazione, di informazioni corrette sui fattori di rischio, che comprendono elementi non modificabili e altri su cui invece è possibile intervenire. Alla prima categoria appartengono per esempio i fattori genetici: secondo Peris, “il 10-20% dei melanomi sono familiari, quindi il melanoma si sviluppa in più membri della stessa famiglia (almeno 2-3 parenti di I grado)”. Inoltre, la presenza di nevi atipici o di numerosi nevi aumenta la probabilità di sviluppare questa malattia, come anche l’appartenenza a un fototipo chiaro e condizioni di immunosoppressione.

Insieme a questi fattori, occupano un ruolo decisivo nell’elevare il rischio alcuni comportamenti che possono essere evitati, come un’esposizione solare eccessiva e ustioni solari, soprattutto se avvengono durante il periodo dell'infanzia e dell’adolescenza, e l’uso di lettini abbronzanti, in particolar modo prima dei 35 anni.

Criteri ABCDE, parametri EFG e brutto anatroccolo

All’interno delle nozioni essenziali da conoscere per tenere sotto controllo lo stato della propria pelle occupa un ruolo importante il monitoraggio dei nevi, che ha come obiettivo la valutazione di eventuali cambiamenti che meritano di essere indagati in maniera più approfondita da un medico dermatologo.

A questo proposito, Ketty Peris fa riferimento ai criteri ABCDE:

  • A, Asimmetria;
  • B, Bordi irregolari;
  • C, Colore irregolare variabile dal marrone chiaro al marrone scuro al nero;
  • D, Diametro > 6 mm;
  • E, Evoluzione quindi cambiamento della lesione.

“Sono dei fattori ispettivi, visibili - spiega Peris, che devono essere presi in considerazione nel valutare una lesione pigmentata cutanea ossia un nevo. I criteri ABCDE andrebbero inoltre integrati con i parametri EFG (Elevated, Growth e Firm) da prendere appunto in considerazione quando un nevo si eleva, quindi aumenta di dimensioni crescendo verticalmente come un nodulo, quando cresce (growth) rapidamente e quando è firm ossia duro, quindi un nodulo rilevato sul piano cutaneo. Altra caratteristica importante da considerare è il cosiddetto “brutto anatroccolo” ossia quel nevo che ha caratteristiche molto diverse rispetto agli altri nevi dello stesso individuo”.

Prevenzione primaria e secondaria

Elementi fondamentali per ottenere una prognosi migliore in caso di melanoma sono la prevenzione e la diagnosi precoce, che permette di intervenire in maniera tempestiva e più efficace. Ketty Peris ci ha illustrato la differenza tra due diverse forme di prevenzione: primaria e secondaria.

“La prevenzione primaria - afferma - mira a eliminare le cause che possono determinare l’insorgenza del melanoma e si basa sull’educazione del paziente a una corretta esposizione solare (per esempio evitando l’eccessiva foto-esposizione e l’uso di lampade solari, utilizzando la crema protettiva correttamente e riapplicandola ogni 2 ore, ecc.), fino all’auto-ispezione usando le regole dell’ABCDE e del brutto anatroccolo.

La prevenzione secondaria - prosegue Peris - consiste invece nella diagnosi precoce che si avvale sia del contributo del paziente, che deve arrivare dallo specialista quando il melanoma è in fase iniziale, sia dello specialista dermatologo, che deve fare una diagnosi con l’ausilio dell’esame in epiluminescenza (dermatoscopia); queste due cose insieme rappresentano l’arma più efficace nella lotta contro il melanoma”.

Un adeguato percorso di prevenzione comprende visite di screening da uno specialista dermatologo, secondo una cadenza regolare che verrà definita dal medico stesso sulla base dei fattori di rischio e che generalmente varia fra i 3 e i 12 mesi.

Una campagna di successo: “Slip! Slop! Slap!”

In ottica di informazione su larga scala, una campagna di prevenzione pubblica particolarmente efficace è stata quella lanciata nel 1981 in Australia, volta, come sottolinea Peris, “alla sensibilizzazione della popolazione generale sul tema della fotoprotezione, ricordando 3 semplici modi di proteggerci dai tumori cutanei “Slip on a shirt, slop on sunscreen and slap on a hat, Slip, Slop, Slap!” (“Indossa una maglietta, applica la crema solare e metti un cappello”)” Uno slogan che, pur nella sua semplicità, è riuscito a condensare e diffondere alcuni importanti principi di prevenzione, tuttora estremamente validi.

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