In ambito dei tumori femminili, quello al seno è il più frequente: colpisce ogni anno circa 55.000 donne in Italia e si contano circa 14.000 diagnosi annuali di carcinoma metastatico. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni è però significativamente aumentato, diventando uno fra i più alti in Europa (dati Registri Tumori di popolazione).
Tumore al seno metastatico
Il tumore al seno è determinato da una crescita incontrollata e anomala di cellule che costituiscono il tessuto della ghiandola mammaria e che vanno a formare strutture nodulari, che tendono a migrare verso altri organi per generare altre colonie tumorali, ovvero le metastasi. Un tumore viene definito metastatico, o in VI stadio, quando le metastasi si diffondono in organi distanti dal seno, come fegato, scheletro o polmone. Secondo Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toracica presso l’Istituto Nazionale Tumori IRCCS "Fondazione G. Pascale" di Napoli, «il rischio di sviluppare una malattia metastatica è molto variabile da donna a donna e dipende da molteplici fattori, tra i quali la precocità della diagnosi, l’aggressività biologica del tumore e, soprattutto, la sensibilità intrinseca alle terapie mediche messe in atto dall’oncologo».
Sviluppi della ricerca e nuove terapie
Il mondo della ricerca sta ottenendo importanti successi nell’elaborazione di nuove terapie, che seguono la strada della personalizzazione, attraverso l’utilizzo di indicatori più precisi: i Biomarcatori. Inoltre, nella maggior parte dei casi i tumori al seno risultano sensibili ad un trattamento di tipo ormonale, i cui risultati possono essere potenziati con l’uso dei cosiddetti inibitori delle cicline. Con questa terapia combinata si riesce spesso a migliorare notevolmente l'aspettativa di vita dei pazienti.
Cronicizzazione della malattia e qualità della vita
In caso di tumore metastatico bisogna tenere in considerazione, secondo il dr De Laurentiis, che «la guarigione definitiva diventa raramente realizzabile, ma la maggior parte dei casi possono essere cronicizzati, cioè controllati col trattamento anche per anni». Un nuovo approccio quindi che richiede una continua valutazione dell’efficacia delle cure e la messa in atto di eventuali modifiche. Il merito delle nuove terapie è «di prolungare il tempo in cui la malattia viene mantenuta sotto controllo, ritardando quindi la necessità di cambiare farmaco, incluso il ritardo dell’utilizzo della chemioterapia», afferma Lucia Del Mastro, Direttore del Dipartimento di Terapie Oncologiche Integrate all’Ospedale San Martino, Istituto Nazionale dei Tumori di Genova.
A differenza dei trattamenti chemioterapici, le nuove cure hanno un migliore profilo di tollerabilità e permettono una gestione più agevole da parte della paziente e il mantenimento di una buona qualità di vita, evitando nella maggior parte dei casi la perdita dei capelli e la somministrazione endovenosa, a favore di quella orale. Oltre ad ottenere risultati molto positivi sulla riduzione di dimensioni e numero delle metastasi, queste cure hanno comportato, come riporta Lucia Del Mastro, «su un ampio numero di pazienti, un miglioramento nello stato di salute globale oltre che nel controllo del dolore».
Una strada diversa ed efficace, che mira non solo ad allungare la vita dei pazienti, fattore ovviamente già molto importante in ambito di tumore metastatico, ma anche a permettere di vivere gli anni guadagnati in maniera il più possibile normale e serena.
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