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Cala aspettativa vita: con Covid tornati indietro di 10 anni. Il peso delle cure non erogate

In un anno di Covid-19 ha dilapidato il guadagno ottenuto nel decennio precedente sull’aspettativa di vita. A pesare sul dato è soprattutto l’incidenza delle morti per malattie che non sono state curate a causa di un sistema sanitario tutto assorbito dalla necessità di contenere il contagio da coronavirus Sars-Cov2. Questi in sintesi i contenuti sull’eredità di oltre un anno dall'inizio della pandemia, evidenziate dal 'Rapporto Osservasalute 2020', arrivato alla XVIII edizione, presentato anche quest'anno in remoto. Il rapporto è curato dall'Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, che opera nell'ambito di Vihtali, spin off dell'Università Cattolica, campus di Roma.

La speranza di vita è diminuita di 1,4 anni per gli uomini e di un anno per le donne, con punte di -2,6 in Lombardia tra i primi e -2,3 in Valle d'Aosta tra le seconde. La pandemia, spiega il report, ha concorso al peggioramento delle condizioni di salute di persone in condizione di particolare fragilità, come dimostra l'aumento, rispetto alla media 2015-2019, di altre cause di morte, quali demenze (+49%), cardiopatie ipertensive (+40,2%) e diabete (+40,7%).

L'Italia sta pagando un prezzo elevato a oltre un anno dall'inizio della pandemia, che fortunatamente, grazie all'aumento della temperatura e alla campagna vaccinale, sta allentando la presa - sottolinea il report - come testimoniato dalla sensibile riduzione del numero di nuovi contagi giornalieri, dei decessi e dei ricoveri nelle terapie intensive.

Fra i dati che vengono riportati, quelli che fotografano in generale i decessi nel 2020: in questo anno "in Italia ci sono stati oltre 746mila decessi, un numero decisamente elevato osservando la serie storica degli ultimi 10 anni - evidenziano gli autori del rapporto - con un incremento di oltre 101 mila decessi rispetto all'anno precedente".

"L'emergenza sanitaria ha messo in contrapposizione gli scienziati con i politici. Questo ha limitato l'efficacia delle azioni di contrasto della pandemia, influendo sui comportamenti dei cittadini che molto spesso non si sono mostrati collaborativi con le misure suggerite dagli esperti, contribuendo a una maggiore diffusione del virus", osserva Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane.

Da Solipaca arriva anche un altro monito e riguarda un altro aspetto evidenziato dal report: "La performance delle Regioni nella gestione della pandemia è stata molto disomogenea. Lo testimonia la variabilità del numero dei contagi, del numero dei decessi e delle persone che hanno dovuto far ricorso alle terapie intensive. Quando questa esperienza sarà finita - fa notare - si dovranno analizzare i motivi di queste differenze, tentando di trarne insegnamenti che torneranno utili per migliorare il nostro sistema sanitario pubblico".

Come evidenzia il report, "il trattamento dei pazienti Covid-19 è stato disomogeneo, dovuto a una performance diversa dell'assistenza territoriale e della capacità di intercettare tempestivamente i pazienti positivi. Infatti, il trattamento ospedaliero e nelle terapie intensive denunciano, con molte probabilità, un aggravamento dovuto a ritardi nella presa in carico".

L'impatto di Covid-19 non si è limitato ai decessi ad esso direttamente attribuibili. Infatti ad aumentare “sono anche i decessi per cause non legate a patologie dell'apparato respiratorio, come le demenze (+49%), le cardiopatie ipertensive (+40,2%), il diabete (+40,7%) e sintomi, segni e malattie mal definite (+43,1%). Anche in questo caso le percentuali sono più alte nelle Regioni del Nord maggiormente colpite dalla prima ondata della pandemia", evidenzia il report.

"Tale scenario può essere attribuito da un lato alle difficoltà a diagnosticare una nuova patologia con conseguente sottostima dei decessi effettivamente dovuti al Covid-19 (in favore soprattutto delle polmoniti). Dall'altro, l'infezione stessa da coronavirus, congiuntamente al sovraccarico in cui si sono trovati i sistemi sanitari regionali, ha potuto causare il peggioramento di pazienti con quadri clinici già compromessi", conclude il report.

Anche l’economia ha accusato il colpo. In un anno è crollato di oltre il 5% per il Pil del Paese. "Le conseguenze della pandemia sull'economia sono state devastanti - scrivono gli autori del report - I dati indicano che nel 2020 il Pil è diminuito del 5,1% rispetto al 2019. Il calo osservato è, in parte, dovuto al rallentamento delle attività produttive e dei consumi. Le attività che hanno subito maggiormente la crisi sanitaria sono quelle relative ai settori legati al turismo e alla cultura che hanno subito una riduzione del 19% rispetto al 2019".

10/06/2021

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