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"Il caldo può avere un impatto negativo su tutti, ma bisogna avere una grande attenzione per chi ha problemi cardiaci, polmonari, renali, anziani che seguono una dieta a basso contenuto di sale o di sodio, persone che hanno malattie circolatorie o problemi di circolazione, ipertesi che assumono diuretici, sedativi e farmaci per la pressione sanguigna". Lo sottolinea Ciro Indolfi, presidente della Società italiana di cardiologia (Sic), che avverte: "Se assumi più farmaci per l'ipertensione, è importante consultare il cardiologo per verificare la necessità di ridurre la terapia antipertensiva quando la temperatura sale tanto".

"Attenzione poi ad alcuni farmaci per il cuore - aggiunge - come beta-bloccanti, ace-recettori bloccanti, ace-inibitori, calcio-antagonisti e diuretici: possono esagerare la risposta del corpo al calore, e spesso devono essere rimodulati".

"Cautela - suggerisce ancora Indolfi - anche ad effettuare esercizio fisico nelle ore calde (da mezzogiorno alle 15 circa perché il sole è solitamente più forte, mettendo il soggetto a maggior rischio di malattie legate al caldo. Bisogna ricordare che i sintomi del 'colpo di calore' sono mal di testa, vertigini e stordimento, debolezza, nausea, vomito, pelle secca, calda e arrossata, respiro rapido e superficiale, convulsioni, incoscienza o urina scura. Inoltre, bisogna rimanere idratati bevendo dell'acqua prima soprattutto durante e dopo l'esercizio. Evitare in generale le bevande contenenti caffeina o alcoliche".

L'ondata di calore estremo che ha travolto la regione europea "sottolinea una volta di più la disperata necessità di un'azione paneuropea per affrontare efficacemente il cambiamento climatico, la crisi globale del nostro tempo, che sta minacciando sia la salute individuale sia l'esistenza stessa dell'umanità". Hans Kluge, direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità, lancia un duro monito ai governi degli Stati membri: "Devono dimostrare volontà politica e un'autentica leadership nell'attuazione dell'Accordo globale di Parigi sul climate change", avverte, adottando una strategia di "collaborazione che sostituisca la divisione e la vuota retorica".

"Rafforzando la natura dell'Accordo di Parigi come 'trattato di salute' - evidenzia Kluge in una nota - il programma sanitario della Cop26 è stato lanciato lo scorso anno in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Invita i sistemi sanitari ad assumersi la loro parte di responsabilità per rafforzare la propria resilienza e combattere il climate change. Questo approccio è integrato nel Programma di lavoro europeo 2020-2025: una cornice-guida per l'Oms Europa, concordata da tutti i 53 Stati membri della regione, che indica la strada per un'azione congiunta su più fronti, incluso il rafforzamento della salute ambientale e l'inversione delle devastazioni legate al cambiamento climatico".

"Gli Stati membri dell'Oms Europa - prosegue il direttore dell'Ufficio regionale dell'agenzia Onu per la sanità - hanno già dato prova di poter lavorare insieme su minacce urgenti per la salute globale. È giunto il momento di farlo ancora, collaborando al di là dei confini nazionali per affrontare le cause profonde del cambiamento climatico, adottando decisioni sagge e di vasta portata per il bene comune". Kluge ricorda che, "rivolgendosi ai leader di oltre 40 Paesi al 'Petersberg Climate Dialogue' di Berlino, in Germania, all'inizio di questa settimana, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha lanciato un monito severo. 'Abbiamo una scelta: azione collettiva o suicidio collettivo'", ha detto. Il futuro "è nelle nostre mani", ha aggiunto. "I milioni di nostri concittadini che in questo momento soffrono nella regione europea - chiosa il numero uno dell'Oms Europa - sarebbero sicuramente d'accordo".

27/07/2022

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