Presentato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato l’ottavo Osservatorio civico sul federalismo in sanità
Regioni, come di consueto, a 'macchia di leopardo' fra ricoveri sospesi, posti letto mancanti in terapia intensiva e medici ed infermieri insufficienti, alle prese con la pandemia di Covid-19. E' la fotografia che emerge dall’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, giunto alla sua ottava edizione, presentato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato nel corso di un webmeeting. "La seconda ondata di emergenza Covid-19 non solo non ha consentito di recuperare le prestazioni sanitarie rimandate, ma di fatto ha generato un ulteriore effetto valanga", si evidenzia.
Al 5 novembre l’Abruzzo ha deliberato la sospensione dei ricoveri con classi di priorità B, C e D (ossia quelli che dovrebbero essere effettuati rispettivamente entro 60 gg, 180 gg, 12 mesi), mentre Lombardia, Puglia, Calabria e Campania hanno optato per una sospensione integrale dei ricoveri (anche la cd classe A, ossia quelli da garantire entro 30gg). A seguito delle misure previste dal Governo per implementare i posti letto, alla data del 9 ottobre 2020 solo Veneto, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta risultavano pronte ad affrontare la seconda ondata con una dote di letti in terapia intensiva che supera i 14 posti per 100mila abitanti, la soglia di sicurezza fissata dal Governo a maggio scorso con il dl rilancio (D.L. 34/2020). Situazione critica in Campania, che ha incrementato di 92 posti letto a fronte dei 499 previsti dal Dl 34, in Umbria che non ha incrementato alcun posto letto e nelle Marche che ha incrementato solamente 12 posti letto. Altre Regioni sono comunque indietro come Abruzzo, Piemonte, P.A Trento e Puglia.
Se i posti letto in terapia intensiva non sono ovunque adeguati, ancor più evidente si è fatta la carenza di personale sanitario - medici ed infermieri - disponibili in questi reparti.
Secondo la recente analisi proposta da Altems, se prima dell'emergenza sanitaria il rapporto in Italia tra anestesisti e rianimatori e posti letto di terapia intensiva era di 2.5, con l'acquisizione di personale tramite bandi per posizioni a tempo indeterminato e determinato e il contemporaneo incremento di posti letto, tale rapporto scende a 1,9 (-0,6), con marcate differenze regionali. Il valore più basso si registra per Veneto e Valle D'Aosta: rispettivamente 1,4 e 1,6 anestesisti per posto letto di terapia intensiva. Al contrario la regione che mantiene il rapporto più alto è la Provincia Autonoma di Bolzano con 2,8 unità per posto letto. Molise e Calabria "risultano al momento le uniche regioni a registrare un incremento positivo passando rispettivamente da 2 a 2,4 e da 2,4 a 2,5 anestesisti e rianimatori per posto letto in terapia intensiva".
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