Carlo Signorelli, professore di Igiene all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, all’interno di un’intervista a ‘La Repubblica’ dà indicazioni chiare sui comportamenti da tenere per proteggersi dalla variante inglese di Sars-CoV-2, più trasmissibile e ora dominante: utilizzare maggiormente le mascherine chirurgiche rispetto a quelle di comunità e allungare il distanziamento fisico a 2 metri.
Alcuni Paesi impongono la mascherina Ffp2. Ha senso? "Le Ffp2 sono mascherine professionali pensate per chi lavora accanto a pazienti infetti - ricorda l'esperto - Usarle nella vita di tutti i giorni non è necessario. Consiglierei invece il passaggio dalle mascherine di comunità a quelle chirurgiche. Le prime non hanno alcun tipo di certificazione. Possono avere i livelli di protezione più vari. Le chirurgiche invece hanno standard validati. Almeno sui mezzi pubblici, nei negozi e negli spazi chiusi frequentati mi affiderei a loro. Sono ottimi strumenti di protezione, se ben indossate coprendo anche il naso. Non a caso sono state rese obbligatorie da subito sui voli aerei".
E poi? Dobbiamo allontanarci ancora di più l'uno dall'altro? "Sì, 2 metri sono meglio di uno - risponde Signorelli - Non è un valore tassativo, anche un metro e mezzo può essere sufficiente. L'importante è sapere che maggiore è la distanza, minore la quantità di virus con cui potremmo entrare in contatto. Un solo metro, con una variante così contagiosa in giro, rischia di non bastare".
Le regole-scudo valgono anche per i piccoli, entrati nel mirino del mutante britannico. "Anche i bambini dovrebbero indossare, e correttamente, le mascherine chirurgiche al posto di quelle di comunità, quando sono a scuola e giocano insieme - raccomanda l'igienista - Le mascherine andrebbero mantenute all'aperto anche come memento che la situazione richiede attenzione. Eviterei giochi di contatto e abbracci, sia fra loro che a maggior ragione con i nonni. E' possibile che la scuola abbia dato un contributo all'innesco della seconda ondata e al fatto che la curva non sia mai veramente scesa". A scuola, però, i banchi sono solo a un metro di distanza. "Un metro e mezzo sarebbe meglio - riconosce Signorelli - ma non vedo soluzioni. Le scuole sono quello che sono. Dove la quota delle varianti è alta, purtroppo non c'è altra soluzione che chiudere".
Serve attenzione particolare in ogni ambiente chiuso. Aprire le finestre, per esempio, "è una regola molto importante. I rischi di contagio all'aperto o dove l'aria circola è estremamente più basso, direi ridotto a un decimo", precisa lo specialista che ricorda di "aprire le finestre il più possibile" anche nelle case. Fra le mura domestiche, poi, "non condividere piatti, bicchieri, posate e tanto meno gli spazzolini - ammonisce - Fare attenzione alle federe e agli asciugamani usati per il viso. Se entra un ospite, tenere sempre le mascherine".
I ristoranti andrebbero evitati? Per Signorelli "non necessariamente, se si rispettano le regole e tutti gli operatori seguono le norme d'igiene. Però mangiando è necessario togliere la mascherina, per questo la distanza fra i tavoli andrebbe portata a un metro e mezzo".
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