Al centro del V Talk di Alleati per la Salute come recuperare visite e 1,4 mln screening
“Il ritorno alle cure per i pazienti non Covid oggi è la nuova emergenza che mi sento di paragonare alla stessa pandemia. Secondo l’Istat tra il 2020 e il 2021 ci sono stati 30mila decessi in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Nonostante sia difficile stabilire a cosa siano dovuti, non è impossibile collegare questi decessi alla mancanza di attenzione nel breve termine per le patologie oncologiche e cardiovascolari, per le quali il fattore tempo è fondamentale. Più difficile prevedere quanto la mancata prevenzione andrà a incidere sulla qualità della salute del nostro Paese che, ricordiamolo, non ha mai brillato per la profilassi”. Così Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, è intervenuta sul tema delle visite saltate a causa del Covid in occasione del quinto Talk di Alleati per la Salute il nuovo portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis Italia. Titolo del dibattito: “Come tornare alle cure? Recuperare visite ed esami saltati causa Covid” al quale hanno partecipato anche Silvia Bencivelli, medico e giornalista e Federico Luperi, direttore Innovazione e New Media di Adnkronos che ha moderato l’evento.
Dall’incontro online è emerso in cifre il reale impatto del lockdown su diagnosi e cure. Da marzo a giugno 2020, il 30-50% delle prestazioni ambulatoriali sono state rinviate e, nello stesso periodo, si sono registrati: - 69% di diagnosi e cure delle malattie croniche; - 61% di trattamenti per disturbi di salute mentale; - 55% di diagnosi oncologiche e biopsie; 64% degli interventi chirurgici rinviati (99% per cancro al seno e al colon). Secondo il XXIII Rapporto Pit salute di Cittadinanzattiva, nei primi 5 mesi del 2020 in Italia sono stati eseguiti circa 1 milione e 400mila esami di screening in meno, rispetto allo stesso periodo del 2019, sono state più che dimezzate le diagnosi oncologiche, mentre il 70% dei pazienti ha rinunciato alla riabilitazione.
“Le stime dell’Osservatorio Nazionale Screening – ha sottolineato Silvia Bencivelli, che è anche voce del nuovo podcast di Alleati per la Salute – parlano di 1 milione e 400mila esami persi nel 2020. Questo significa che verranno diagnosticati in ritardo 2000 tumori al seno, 1700 tumori alla cervice uterina e 600 tumori al colon retto. Ma questi dati si riferiscono alla sola prevenzione perché chi aveva una diagnosi ha avuto difficoltà nel farsi visitare. In molti, infatti, hanno rinunciato ad andare negli ospedali, e addirittura nei Pronto soccorso, per paura di contrarre il virus. Può essere stata una scelta ragionevole, ma i laboratori specialistici sulle malattie cardiovascolari ci dicono che molti pazienti sono arrivati troppo tardi rispetto all’esordio dei sintomi di un infarto e si stima che la mortalità per infarto potrebbe essere addirittura triplicata”.
Secondo il report “Torniamo a curarci. Professionisti sanitari e cittadini: tra Covid e bisogni di salute” - realizzato da Cittadinanzattiva in collaborazione con la Fimmg - i disagi maggiormente segnalati riguardano l’annullamento di visite ed esami già prenotati (ecografie e altre prestazioni previste per malati oncologici) prima che esplodesse la pandemia (49,9%). Nel 34.4% dei casi, i cittadini segnalano la difficoltà di prenotare nuove visite ed esami, in alcuni casi è impossibile a causa del “blocco sine die” delle liste d’attesa. Tutto ciò aumenta il rischio di non intercettare in modo tempestivo patologie insorgenti.
Superata la fase acuta della pandemia, il Ssn dovrà fare i conti con un peggioramento delle criticità già presenti prima del Covid, frutto di un definanziamento decennale, e questioni organizzative, come le liste d’attesa appunto, ulteriormente peggiorate.
Tra le proposte avanzate da Cittadinanzattiva per tornare a curarsi: attuare il Piano nazionale del Governo sulle le liste di attesa, garantire l’effettiva applicazione del Patto per la Salute 2019-2021, migliorare la sorveglianza e l’assistenza con strumenti digitali e l’uso dei dati e potenziare i servizi di telemedicina. “Con le Regioni – ha ricordato Mandorino – avevamo cominciato ad implementare il Piano nazionale sulle le liste di attesa, poi l’arrivo della pandemia ha bloccato tutto. Anche sul Patto per la Salute tra Stato e Regioni, chiuso dopo tanto tempo e fatica all’inizio del 2021, il Covid ha dato il colpo di grazia. Dobbiamo ripartire da queste priorità e dalla semplificazione delle procedure. Il Servizio sanitario nazionale non può essere l’area del welfare più residuale dell’Italia, perché rappresenta una grande infrastruttura di coesione sociale e di tenuta del Paese”.
Secondo Mandorino, durante il lockdown a pesare è stata anche la mancanza di comunicazione tra medico e aziende sanitarie. “Il 74% dei medici intervistati nel nostro report – afferma Mandorino - dichiara di aver provveduto personalmente al materiale informativo sui comportamenti da tenere e che in molti casi (66,42%) le soluzioni adottate dalle Asl sono state inefficaci e inefficienti a rispondere ai bisogni di salute dei cittadini e alle richieste del personale medico. I medici di medicina generale sono stato abbandonati. Non a caso come Cittadinanzattiva abbiamo organizzato una raccolta fondi per acquistare dispositivi di protezione individuale di cui erano sprovvisti”.
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15/06/2021
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