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Durante il picco della pandemia nel 2020, secondo uno studio condotto dalla Società italiana di cardiologia interventista (Gise), un cardiopatico su due non si è sottoposto ad alcuna visita di controllo per paura del contagio, nonostante in Italia ci fossero protocolli specifici e percorsi differenziati rispetto ai pazienti Covid, sia negli ospedali pubblici che nelle strutture private. Eppure, come afferma da tempo Società europea di cardiologia (Esc), “i pazienti affetti da malattie cardiache, e in particolar modo da patologie valvolari, sono vulnerabili in caso di Covid-19 perché presentano un rischio notevole di morbilità e mortalità".

Proprio per questo, ad aprile è partita la campagna #Ascoltalo, per “non sottovalutare i sintomi delle cardiopatie e sottoporsi a una diagnosi tempestiva”, dichiarano i promotori dell’iniziativa: Senior Italia FederAnziani, federazione delle associazioni per i diritti della terza età, Esc, World Heart Federation, International Atherosclerosis Society e Fh Europe (The European Familial Hypercholesterolaemia Patient Network).

Una criticità evidente interessa i pazienti con patologie valvolari, sottolineano molteplici studi e indagini. “Sono assai diffuse, anzi possono essere considerate le malattie cardiache più frequenti nel nostro Paese. In Italia ogni anno si contano circa 250mila morti per malattie cardiovascolari, molti dei quali per malattie valvolari”, sottolinea Giuseppe Speziale, cardiochirurgo di fama internazionale - si legge in una nota - con oltre 6mila interventi all'attivo, mille dei quali di chirurgia mininvasiva mitralica isolata.

“Se ne parla poco, ad esempio rispetto a eventi traumatici come l'infarto - osserva lo specialista – perché, nel caso delle patologie valvolari, manca il carattere dell'urgenza. L'infarto è una patologia che sorprende, è acuta, necessita di azione immediata, mentre le patologie valvolari hanno un decorso molto più lento, ma non per questo sono meno gravi. Anzi, nel lungo periodo possono risultare fatali”. A causa di questa evoluzione lenta e silenziosa, “molte persone a rischio non si sottopongono a controlli periodici e questo può avere conseguenza assai serie”, avverte l'esperto.

“Il grande problema delle malattie valvolari – aggiunge - è che non sempre si possono identificare sintomi. Non scatta cioè quella sorta di allarme mentale presente in ognuno di noi, che ci fa ci fa pensare di avere dei sintomi per cui richiedere dei controlli anche approfonditi. Da qui la necessità di informare e sensibilizzare sul tema”.

17/06/2021

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