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Le donne, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sono il 70% della forza lavoro nel campo della salute, ma guadagnano l’11% in meno degli uomini. Con l’intento di colmare anche questa differenza e di favorire pari opportunità alle donne nella scienza, è stata istituita dalle Nazioni unite, nel 2015, la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, che si celebra ogni 11 febbraio.

Anche in Italia le donne sono il 67% del personale all’interno del Sistema sanitario nazionale (Ssn). Dai dati del Conto annuale del ministero dell’Economia e delle finanze, emerge che tra i medici la percentuale di donne e uomini è abbastanza vicina: le iscritte all’albo dei medici sono passate dal 38% del 2011 al 42% del 2019. In tutte le altre professioni la quota femminile supera di molto quella maschile, soprattutto tra gli infermieri che contano più di 207mila donne e circa 60mila uomini.

Colpisce però che, nonostante l’elevata presenza nel comparto sanità, in prevalenza le donne svolgano generalmente lavori meno prestigiosi e meno pagati, e in quota maggiore lavorino part time. Anche all’interno del Ssn la percentuale più alta di personale a tempo parziale è rappresentata dalle donne, sia come ricercatrici sia in altri ruoli.

A livello universitario, le donne ora rappresentano una quota maggiore dei laureati in scienza, tecnologia, ingegneria, laureati in matematica (STEM) e medicina come mai prima d'ora, soprattutto in Italia. Come segnala il Gender research del 2021 se, in media in Ue fino al 2003, la percentuale di ricercatrici su scienza, tecnologia, matematica e ingegneria che avviavano la propria carriera restava poco sopra il 20% (negli stessi anni l’Italia era già ben oltre il 30%), oggi anche a livello europeo questa percentuale è quasi raddoppiata, arrivando al 40%, ma in Italia è più alta, arrivando a sfiorare il 50%. Per quel che concerne invece esclusivamente la ricerca in ingegneria, l’Italia è ben sopra la media europea: tra il 2014 e il 2018 erano donne il 25,5% dei ricercatori in quel settore, a fronte di una media Ue negli stessi anni del 20,7.

Secondo l’ultimo Science Report dell'Unesco, a livello globale le donne sono solo il 33% dei ricercatori (erano il 28% nel 2013), nonostante rappresentino rispettivamente il 45 e il 55% degli studenti di livello universitario e il 44% degli quelli iscritti ai dottorati di ricerca. A livello di facoltà scientifiche, sono donne il 28% dei laureati in ingegneria e il 40% dei laureati in informatica. In settori all'avanguardia come l'intelligenza artificiale, solo un professionista su cinque (22%) è una donna. Il report segnala che le ricercatrici tendono ad avere carriere più brevi e meno ben pagate. Il loro lavoro è sottorappresentato in riviste di alto profilo e spesso non viene valutato per la promozione. Inoltre, solo il 12% dei membri delle accademie scientifiche nazionali sono donne.

Nonostante i passi avanti fatti negli ultimi 15 anni, secondo l’Oms, a livello globale gli uomini ricoprono ancora la maggior parte dei ruoli più importanti nell’ambito della salute. Per esempio, il 69% delle organizzazioni globali sono dirette da uomini e l’80% dei presidenti dei consigli di amministrazione sono uomini. La cosa diventa particolarmente evidente nell’assegnazione di prestigiosi premi.

Nel caso del premio Nobel, consegnato a più di 900 persone nel corso della sua storia, è particolarmente significativo notare che, dal 1901 al 2019, solo in 53 casi lo hanno ricevuto delle donne: 19 in totale nelle categorie di fisica, chimica e fisiologia o medicina. La prima a riceverlo, nel 1903 è stata Marie Curie che ha condiviso il premio per la fisica con il marito. Dopo otto anni le fu assegnato il Nobel per la chimica. Marie Curie è stata la prima persona nella storia a ricevere due volte il premio Nobel, e l’unica che li ha ricevuti in due discipline scientifiche diverse.

I passi avanti fatti negli ultimi cinquant’anni mostrano che la presenza femminile, nel campo della ricerca, anche in Italia, è vicina alla parità, mentre nel settore sanitario è ben oltre la maggioranza: si tratta di colmare il gap a livello remunerativo, dirigenziale e nell’assegnazione dei premi.

11/02/2022

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