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Dopo l’Alzheimer, quella di Parkinson è la malattia neurodegenerativa più diffusa al mondo. Si stima che in Italia ne siano affette 230mila persone. Secondo il ministero della Salute, il 5 per cento dei pazienti affetti dal Parkinson può presentare una forma a esordio precoce con insorgenza prima dei 50 anni di età. La sua prevalenza aumenta con l’avanzare del tempo, risultando pari all’1-2 per cento della popolazione con età superiore a 60 anni e pari al 3-5 per cento della popolazione over 85.

Tale condizione colpisce gli uomini con una frequenza superiore di due volte rispetto alle donne. Il Journal of Parkinson’s Disease, una delle più importanti riviste scientifiche sul tema, prevede che il numero di pazienti con Parkinson nel mondo possa raddoppiare entro il 2040 arrivando dagli attuali 6 milioni a 12 milioni, a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Quali sono i sintomi?

Si tratta di una patologia cronica, che progredisce lentamente coinvolgendo funzioni motorie, vegetative, comportamentali e cognitive, con enormi conseguenze sulla qualità di vita di chi ne soffre. I caratteristici sintomi del Parkinson sono:

  • tremore a riposo (in particolare di mani e braccia);
  • rigidità muscolare;
  • perdita di espressività;
  • cambio del tono di voce;
  • umore instabile;
  • personalità modificata;
  • rallentamento dei movimenti volontari;
  • instabilità posturale;
  • difficoltà cognitive;
  • demenza;
  • insonnia;
  • problemi di minzione;
  • difficoltà di deglutizione;
  • stipsi;
  • perdita dell’olfatto;
  • allucinazioni.

Quali sono le cause?

Le cause della malattia di Parkinson non sono ancora del tutto chiare. Si sa solo che all’origine della patologia interagiscono componenti ambientali e genetiche:

  • ereditarietà (circa il 20% dei pazienti ha una storia familiare positiva per la malattia);
  • lesioni cerebrali;
  • malattie infettive (es. encefaliti);
  • esposizione a sostanze tossiche (pesticidi, idrocarburi-solventi, insetticidi, prodotti chimici industriali, metalli pesanti come ferro, zinco, rame);
  • lavoro in agricoltura;
  • cibi ricchi di grassi animali (saturi o insaturi).

Come si diagnostica

Per diagnosticare la malattia di Parkinson è necessario innanzitutto ricostruire la storia clinica e familiare del paziente. Oltre alla visita neurologica, si eseguono esami specifici. Tra questi: risonanza magnetica nucleare ad alto campo, la PET cerebrale, la scintigrafia del miocardio.

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