I linfonodi ingrossati sono una risposta immunitaria dell’organismo. Possono essere il sintomo di un’infezione in corso a livello locale (ossia riguardante i tessuti adiacenti al linfonodo) o a livello più generale e sistemico, la manifestazione di malattie autoimmuni oppure possono essere il segnale di un tumore. I linfonodi interessati sono solitamente quelli del collo, quelli presenti sotto le ascelle e quelli dell’area inguinale.
Un linfonodo ingrossato può provocare dolore e arrossamento della pelle. Altri possibili sintomi associati sono sensibilità al tatto, mal di gola, gonfiore degli arti e sudorazione notturna. Se il disturbo non recede entro tre/quattro settimane, e in mancanza di una causa apparente, va effettuata una biopsia linfonodale.
Quali patologie possono associarsi ai linfonodi ingrossati?
I linfonodi ingrossati possono essere la manifestazione di diverse patologie, tra cui:
- mononucleosi;
- AIDS;
- tubercolosi;
- artrite reumatoide;
- ascesso dentale;
- linfoma;
- leucemia;
- lupus eritematoso sistemico;
- infezione da streptococco;
- metastasi tumorali;
- morbillo, rosolia;
- otite, parotite;
- sifilide;
- toxoplasmosi;
- tumore dell’ano o della laringe.
Quando occorre rivolgersi a un medico?
Il sintomo può regredire da solo nell’arco di una settimana, con impacchi caldi e antidolorifici; se dura più di due/tre settimane è opportuno consultare un medico. Tuttavia, ci sono alcuni campanelli di allarme che in presenza di un linfonodo ingrossato suggeriscono il consulto immediato di uno specialista, e sono: dolore intenso, secrezione di pus, linfonodo particolarmente duro, diametro superiore a 2 centimetri, febbre, dimagrimento improvviso, ingrossamento della milza.
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