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I risvegli notturni mettono a rischio il cuore, soprattutto delle donne

Il rischio di problemi cardiologici aumenta per chi si sveglia spesso durante il sonno. Chi ha un indice di risveglio più elevato ha infatti un maggiore rischio di mortalità sia cardiovascolare che per altre cause. E questo pur escludendo gli altri fattori quali l'età, la frequenza cardiaca o respiratoria, l'ipertensione, l'infarto pregresso, la presenza di scompenso cardiaco, l'obesità o il fumo. A descrivere la 'relazione pericolosa' tra cattivo sonno e cuore è Antonio Rebuzzi, docente di Cardiologia all'Università Cattolica Roma riportando i risultati di uno studio internazionale dell'Università di Adelaide (Australia), pubblicato sull'European Heart Journal, che ha analizzato i dati di oltre 8.000 persone tra i 65 e gli 82 anni, uomini e donne.

Nell'indagine inoltre si è scoperto - spiega Rebuzzi - che gli uomini hanno mediamente un numero di risvegli maggiore delle donne, ma la pericolosità di questi è minore. Per ciò che riguarda il cuore in particolare, l'aumento del rischio cardiaco nelle donne che si svegliano più spesso nella notte è quasi doppio rispetto a quello degli uomini. Può, infatti, arrivare ad un massimo del 60% a fronte di un più ridotto 35% negli uomini. Parliamo di risvegli - precisa il cardiologo - che possono avvenire spontaneamente o provocati da altri stimoli, come apnee notturne (che a loro volta hanno cause diverse), ansia, dolori, rumori forti accensione di luci ecc. Questi, indipendentemente dalla causa che li ha provocati, impattano in maniera significativa sulla frequenza cardiaca, sulla pressione arteriosa. Quando sono frequenti possono anche modificare il ritmo circadiano dell'individuo con successivi disturbi pressori, ormonali ed aumento dello stress ossidativo dei tessuti. Con conseguenti ripercussioni sul cuore.

È importante notare - sottolinea lo specialista - che la ricerca coinvolge soggetti di età mediamente elevata, pertanto quello che è venuto fuori dal lavoro potrebbe non essere automaticamente applicabile ai giovani. Ma è da considerare un avvertimento: non sottovalutare l'importanza di un sonno davvero ristoratore. In particolare da quando è arrivata la pandemia.

L'insonnia - riferisce Rebuzzi - colpisce mediamente il 20%-30% della popolazione, ma la percentuale oggi si è alzata. La pandemia ha fatto salire il consumo degli ansiolitici e dei sonniferi: nel 2020 si è registrato l'aumento del 12% dell'acquisto di questi medicinali secondo un monitoraggio dell'Agenzia italiana del farmaco. Il picco c'è stato soprattutto nelle regioni del Centro, tra cui Marche (+68%) e Umbria (+73%). In generale, spiega l'Aifa, la cosiddetta fase 2 dell'epidemia ha visto aumentare l'acquisto di ansiolitici in misura maggiore rispetto all'incremento durante la prima fase.

19/05/2021

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