Un ritardo medio di oltre 4 mesi accumulato nelle diagnosi di cancro al seno in Italia. Un calo di più di un milione negli inviti per screening della mammella (-20%), oltre 816mila esami mammografici in meno eseguiti (-28%), con più di 3.500 casi di carcinoma mammario non individuati. Questi gli effetti finora stimati della pandemia di Covid-19 sui controlli per la diagnosi precoce del primo tumore femminile nel periodo gennaio 2020-maggio 2021, rispetto agli stessi mesi del 2019. Numeri che saranno discussi in occasione dell'evento 'Pink Ring' sul tema 'Screening oncologici e pandemia: i ritardi nelle diagnosi di tumore', organizzato da IncontraDonna onlus e che si è svolto lo scorso 12 aprile sui canali Facebook e Youtube dell'associazione.
Gli esperti rilanciano l'allarme: il 'ciclone coronavirus' ha fatto sicuramente ancora più male di quanto già emerso. Esiste infatti un sommerso di casi non ancora diagnosticati, o individuati in ritardo - sottolinea IncontraDonna in una nota - che non è ancora stato quantificato e che può rappresentare un grande problema per il sistema sanitario per i prossimi anni. Inoltre, nonostante l'invito a partecipare agli screening sia quasi a regime, non sempre le donne si sottopongono all'indagine per le quali vengono chiamate.
Difficoltà che riguardano anche altri tumori. Per esempio - riporta l'onlus - gli inviti in meno a partecipare agli screening per il collo dell'utero superano 1,5 milioni, mentre gli esami non eseguiti sono oltre 780mila (-35%) rispetto al 2019. Questo si traduce in un ritardo accumulato di 6 mesi e in una stima di oltre 3.500 carcinomi del collo dell'utero non identificati. Analogamente, si registra una riduzione di oltre 2 milioni di inviti per gli screening colorettali. Gli esami non effettuati superano 1,2 milioni (-34%) e i ritardi accumulati ammontano a 5 mesi. Ciò significa più di 1.300 casi stimati di neoplasie colorettali non individuate, oltre ai 7.700 possibili adenomi avanzati non individuati.
11/04/2022
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