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Pensare e agire uniti. La sfida dell’Unione europea per l’evoluzione del sistema sanitario

Serve un cambio di mentalità: la sanità europea, dopo l’esperienza del Covid-19, è pronta a evolvere. Rappresentanti europei di cittadini, industria e istituzioni si sono incontrati recentemente in un public webinar “Think, Act, EUnite: A post-COVID-19 paradigm shift in European healthcare” per un confronto aperto sui cambiamenti che la sanità europea dovrà affrontare, sulla scia delle lezioni apprese dalla pandemia.

“Questo è un momento opportuno per cambiare, discutere opportunità e costruire la politica sanitaria del futuro, ma insieme: istituzioni, industria, ricercatori e cittadini. La crisi è per unire e rinnovare anche la sanità. Nessuno può farcela da solo”, ha dichiarato in apertura dell’incontro Kees Roks, Head of Region Europe, Novartis Oncology e membro della European Commission’s Cancer Mission Assembly. “Sedersi intorno a un tavolo - ha detto Roks - è il primo passo per trovare soluzioni utili per i pazienti e per i cittadini sulla scorta di quanto messo in atto per il Covid”, sia in termini di evoluzione tecnologica che di velocità nel rendere disponibili in tempi record i vaccini per uscire dalla pandemia.

“Mai come adesso la salute è stata al vertice delle priorità dell’Unione europea - ha osservato Cristian-Silviu Buşoi, europarlamentare rumeno del partito popolare europeo (Ppe) -. Ci sono 5.1 miliardi di euro a disposizione per rafforzare i sistemi sanitari e renderli efficienti. In questo senso la digitalizzazione è una formidabile opportunità per diagnosi e cure innovative”.

Sul ruolo della digitalizzazione, elemento chiave per “pensare a un sistema sanitario europeo di riferimento per tutti i cittadini dell’Ue”, è intervenuta Mary Harney, già ministro della salute irlandese. Del resto, come ha fatto notare Seán Kelly, connazionale ed europarlamentare del Ppe, “l’innovazione è alla base della sostenibilità per i sistemi sanitari perché strettamente connessa allo sviluppo economico: senza salute non c’è welfare, non c’è economia”.

Ha sollevato la questione di incanalare in modo efficace le risorse Irene Norstedt, direttore delle politiche per l’innovazione della Commissione europea. “Stiamo lavorando perché quello che investiamo in progetti dia risultati tangibili per i pazienti e i cittadini – ha spiegato Norstedt -. Ci sono diversi progetti che possono essere portati avanti con partnership pubblico-privato: farmaceutiche, dispositivi medici, diagnosi digitale devono lavorare insieme e integrati alla ricerca e alla digitalizzazione. Per questo servono regole chiare e semplificate”.

Sedersi tutti intorno a uno stesso tavolo “è faticoso perché si parte da punti di vista diversi, ma è la strada”, ha ammesso Bettina Ryll, membro del Cancer Mission Board della commissione europea, medico e fondatore del Melanoma Patient Network Europe. “La ricerca funziona, ma non è sempre per i pazienti – ha continuato – la sopravvivenza nel cancro in vent’anni è passata dal 5 al 50% per una ricerca mirata grazie a 100 nuovi farmaci disponibili per i pazienti. La ricerca per il cancro è paradigmatica per altre malattie, ma l’accesso alle cure è diverso a livello europeo”.

Lo spazio di crescita nella ricerca scientifica è ampio. “L’Ue produce il 16% della ricerca mondiale, la metà di America e Cina – ha sottolineato Harney –. Alla luce di quanto si è visto per il Covid, serve un network aperto di ricerca mirata sui bisogni dei pazienti”. Il salto di qualità è quindi nel trasformare l’innovazione in opportunità di salute e di sviluppo economico: la stessa tecnologia mRna dei vaccini anti Covid è utile anche nel cancro e altre patologie. Servono però infrastrutture digitali e interoperabilità dei dati.

“L’innovazione non è solo avere nuove tecnologie di diagnosi e cura- ha concluso Roks – serve una nuova organizzazione che nasce da una stretta collaborazione tra i vari stakeholder con procedure più snelle: in questo la politica ha un ruolo importante”.

22/04/2021

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