I millennials, e i giovani in generale, hanno fiducia nella ricerca scientifica: è l’istituzione che gode di maggior fiducia con un 78,8% di preferenze tra il “molto” e “abbastanza”, come registra un’indagine condotta nell’ambito delle attività dell’Osservatorio Giovani dell’Università di Salerno a ridosso della pandemia, con differenze non rilevabili tra maschi e femmine e nemmeno tra le diverse fasce di età. Tale fiducia viene in parte confermata anche in corso di emergenza sanitaria, ma con delle critiche alla modalità di comunicazione.
La fiducia nella scienza prima del Covid-19
Contrariamente a quanto ci si potrebbe attendere, i giovani non sono degli ingenui “scientisti” o degli acritici “tecnoentusiasti” rispetto alle implicazioni e alle ricadute della ricerca scientifica. A ritenere che “la scienza e la tecnologia fanno cambiare troppo in fretta il nostro modo di vivere” è il 62,7% a livello nazionale. In particolare, il 40% del campione ritiene che dipendiamo troppo dalla scienza e non abbastanza dalla fede. Si tratta di giudizi che possono essere posti in relazione ad altri aspetti che sono stati indagati nella survey: in questo caso, della conferma a un diffuso e manifesto atteggiamento di attenzione e conservazione dei valori morali e religiosi tradizionali.
Il livello di scolarità influisce sul giudizio riservato alla scienza che, come atteso è superiore in chi ha più anni di studio alle spalle. Tra coloro che possiedono un titolo universitario la fiducia nella ricerca scientifica infatti è all’81,3%, mentre lo stesso giudizio coinvolge il 66,1% di coloro che hanno solo il titolo dell’obbligo. Sul giudizio però non pesa solo il livello culturale individuale, ma anche il contesto familiare che diventa determinante rispetto alla fiducia riposta nella ricerca scientifica: più elevato è il livello culturale della famiglia d’origine, maggiore è la fiducia espressa dalle giovani generazioni.
L’indagine fornisce uno spaccato anche sul titolo di studio conseguito o sul percorso di studi in essere. Mettendo in relazione la distribuzione dei gruppi di laurea degli intervistati con il grado di fiducia nella ricerca scientifica emerge che i giovani hanno più fiducia nel progresso tecnoscientifico quando considerano positivamente il loro percorso scolastico. Diversamente da quanto si potrebbe pensare, non si rilevano invece differenze significative tra gli studenti di indirizzi scolastici e universitari diversi: sia i giovani con percorsi di studi umanistici sia quelli che hanno approfondito materie scientifico-tecniche esprimono livelli di fiducia piuttosto simili, cioè elevati, nei confronti dell’impresa scientifica.
A trainare la fiducia nella ricerca scientifica sono soprattutto le aspettative utilitaristiche sulle ricadute pratiche dello sviluppo tecnologico e scientifico. I giovani italiani, infatti, nutrono grande fiducia, oltre che nei ricercatori, nella possibilità che la scienza possa avere un impatto benefico sulla vita di tutti i giorni. Oltre sette giovani su dieci ritengono che grazie alla scienza e alla tecnologia ci saranno maggiori opportunità per le prossime generazioni. Il 70,7% dei ragazzi e delle ragazze in Italia ritengono condivisibile l’affermazione secondo cui la “scienza e la tecnologia stanno rendendo la nostra vita più sana, facile e più confortevole”. Tale risultato è coerente con tutte le maggiori rilevazioni internazionali in materia di atteggiamenti dell’opinione pubblica verso la scienza e la tecnologia.
L’indagine, in conclusione, riflette un orientamento nei confronti della scienza e della ricerca in cui la conformità ai modelli e alle regole sociali tradizionali non scalfisce il primato della fiducia nel progresso scientifico.
I giovani e la fiducia nella scienza nell’emergenza Covid-19
Per superare l’emergenza sanitaria i giovani considerano prioritario il ruolo della ricerca per nuovi vaccini e farmaci (81%), seguito dalla gestione equilibrata dei decisori politici (53%) e da una corretta comunicazione (30%). Tuttavia, i millennials sono insoddisfatti per la gestione confusionaria dell’emergenza sanitaria. Il 78% chiede maggiore chiarezza nella comunicazione e più capacità di ascolto anche se resta alta la fiducia in medici (36%), scienziati (19%) e decisori politici (18%).
Sono alcuni dei dati emersi dalla Ricerca sulla fiducia dei giovani nella scienza, condotta dalla Fondazione Mondo Digitale con il supporto del Dipartimento di Economia politica e statistica dell’Università degli Studi di Siena. Il progetto, che ha coinvolto 4000 giovani, elaborato prima della pandemia, è stato poi trasformato in corso d’opera e si è rivelato una preziosa piattaforma di condivisione e dialogo tra giovani, medici, pazienti e operatori delle associazioni di pazienti e familiari.
Uno scienziato è autorevole, per i giovani, soprattutto se “comunica bene”, spiega in modo chiaro concetti difficili e motiva in modo ragionevole le sue convinzioni.
La ricerca segnala che, nel corso dell’emergenza sanitaria, durante il lockdown e nella fase successiva, i giovani che hanno partecipato al progetto hanno modificato i propri comportamenti basandosi soprattutto sulle linee guida ufficiali, seguite dai suggerimenti dei familiari e dalle opinioni di esperti. Scarso il ruolo dei social: solo all’ultimo posto tra i criteri di riferimento i giovani hanno indicato le opinioni condivise su Facebook, Instagram e Twitter.
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