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L’emicrania è un disturbo molto diffuso e spesso sottovalutato, che comporta elevata sofferenza e un forte impatto sia a livello sociale che economico.

Sintomi e ruolo della neuroinfiammazione

Si tratta di una malattiacaratterizzata da attacchi ripetuti, di poche ore o della durata di diversi giorni. Il sintomo principale è un dolore intenso alla testa, di tipo pulsante, che peggiora con i movimenti. Inoltre sono spesso presenti forme di fastidio a luce (fotofobia), rumori (fonofobia) e odori (osmofobia).Si riscontrano di frequente anche nausea e vomito.

I progressi della ricerca stanno chiarendo, tra l’altro, il ruolo importante svolto dalla neuroinfiammazione, ovvero un’infiammazione non correlata ad un’infezione. Questo elemento secondo Antonio Russo, Responsabile del Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”,«sta di volta in volta rendendo più raffinata la nostra comprensione della fisiopatologia dell’emicrania».

Emicrania cronica: a chi affidarsi?

L’emicrania interessa addirittura il 11-12% della popolazione mondiale e solo in Italia si stimano circa 6 milioni di malati. Circa il 12 per cento dei pazienti soffre di emicrania cronica, con episodi a cadenza quotidiana o quasi. Fra i pazienti affetti da questa forma di emicrania c’è una netta prevalenza di donne.

Viene raccomandata una visita ogni volta che il dolore diventa particolarmente critico, se si verificano attacchi con frequenza superiore alle 4-5 volte al mese oppure se sono accompagnati da altri sintomi neurologici, come il fastidio alla vista. Per una prima valutazione ci si può rivolgere al proprio medico, che consiglierà in caso un consulto con un neurologo o con uno specialista esperto di cefalee.

Un approccio terapeutico differenziato

Una volta ottenuta la diagnosi, l’approccio terapeutico è variabile, in relazione al livello di gravità con cui si manifestano i sintomi. In alcuni casi può essere sufficiente “un’attenzione ai fattori scatenanti al fine di ridurre l’esposizione ad essi insieme ad una terapia non farmacologica», afferma Russo. Nelle situazioni più complesse si può fare ricorso alle terapie di riposizionamento, che si servono di farmaci realizzati per altri scopi, efficaci contro l’emicrania ma responsabili a volte di pesanti effetti collaterali.

Più recenti terapie si basano sull’uso di anticorpi monoclonali contro il CGRP o, solo per forme croniche, della tossina botulinica.

I costi economici e sociali di una malattia invalidante

Nel luglio 2020 la cefalea cronica è stata riconosciuta in Italia come malattia invalidante. Ci si avvicina così all’indicazione dell’organizzazione mondiale della Sanità, che lavaluta come una delle malattie più invalidanti in assoluto.

Da un punto di vista economico, il peso dell’emicrania comprende sia i costi diretti, legati a cure ed esami, che quelli indiretti determinati dalla perdita di giornate di lavoro o da scarsa produttività. Tutto considerato, secondo Russo “il costo dell’emicrania, nella sua forma cronica ad esempio, ammonta ad una perdita di circa 3000 euro all’anno per paziente”. A questo aspetto va aggiunto anche l’impatto «degli attacchi di emicrania sulla vita personale, di relazione, affettiva e sociale»,che influenza in maniera estremamente negativa la quotidianità dei malati.

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