Influisce sulla prevenzione, allunga la vita e fa bene al portafogli, pubblico e privato. È la dieta mediterranea, protagonista nei giorni scorsi a Welfair, manifestazione digitale organizzata da Fiera Roma dedicata a benessere, salute, qualità della vita, stili di vita, abitudini alimentari post pandemia e nutrizione.
L’allontanamento dalla dieta mediterranea, unito all’inquinamento ambientale e allo stress, rappresenta un fattore di rischio per molte malattie: tornare ai regimi alimentari della nostra tradizione allunga la vita. Dunque, la dieta mediterranea rappresenta un punto di partenza della prevenzione clinica primaria, il messaggio lanciato dalla kermesse.
“I pattern alimentari – ha detto Laura Di Renzo, Direttore della Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione dell’Università di Roma Tor Vergata - rivestono il fattore di rischio principale nell’insorgenza delle malattie cronico-degenerative non trasmissibili, soprattutto per quanto riguarda i disturbi cardiovascolari, diabete e alcuni tipi di tumore”.
Per “Dieta Mediterranea Italiana Biologica” si intende una dieta equilibrata in cui prevalgono alcuni gruppi di alimenti tipici mediterranei provenienti da agricoltura biologica: cereali, legumi, ortaggi, frutta fresca e secca, olio extravergine di oliva, prodotti della pesca e vino rosso.
La professoressa ha quindi ricordato che solo il 43% degli italiani, rappresentato dal 53,1% degli adulti tra i 55 e 64 anni e solo dal 32,8% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni, segue ancore le regole della cucina tradizionale, e quindi mediterranea, mentre il 23% delle persone, delle quali il 31% giovani adulti e il 16% di soggetti tra i 55 e i 64 anni, preferisce seguire la dieta occidentale, ovvero ad alto consumo di carne. Un italiano su tre, infine, segue una dieta povera di frutta e verdura. Evidenti i dati sull’associazione tra aderenza alla dieta mediterranea e riduzione della mortalità. Secondo una metanalisi presentata al Welfair si parla di meno 9% della mortalità complessiva; meno 9% per patologia cardiovascolare; meno 6% per tumore; meno 13% per malattie di Parkinson e Alzahimer . L’aumento di 2.7 unità dell’Indice di Adeguatezza Mediterranea (Mai) è inoltre associato a una diminuzione di mortalità per patologie cardiovascolari del 26% in 20 anni e del 21% in 40 anni.
“Un piano alimentare adeguato alla Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento – argomenta Di Renzo - diminuisce i fattori infiammatori e riduce i marker di stress ossidativo e di rischio cardiovascolare. Fa osservare non solo un cambiamento della composizione corporea, con una riduzione della massa grassa e il mantenimento della massa muscolare, ma soprattutto un aumento della capacità totale antiossidante plasmatica, della quantità di acido folico e di vitamina B12, accompagnato a una riduzione dei livelli di fosforo e microalbuminuria. Per tali ragioni è possibile affermare che svolge un ruolo fondamentale nella longevità e nella qualità della vita".
"Seguire questo tipo di regime alimentare – aggiunge Di Renzo - non implica un aumento della spesa alimentare per il singolo consumatore. E analisi economiche a supporto delle pianificazioni sanitarie, politiche ed economiche, dimostrano che, tra gli interventi nutrizionali, la dieta mediterranea, insieme al cambiamento dello stile di vita, comporta il miglior rapporto costi-benefici”.
Gli interventi di prevenzione con la Dieta Mediterranea mostrano benefici per tutte le cause di mortalità e in particolare per patologie cardiache e hanno un costo differenziale di 283 euro e un rapporto costo/beneficio di 4000 euro per eventi non fatali.
Il costo per anno di vita è:
- terapia farmacologica con beta-bloccante o statine 2000-5500 euro
- bypass coronarico 25.000 euro
- Dieta Mediterranea 900 euro.
20/10/2021
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