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Fitte addominali, mal di pancia improvvisi, nausea, vomito, inappetenza, diarrea o stitichezza, febbre e dolore lancinante nella regione dello stomaco che, nell’arco di 12-24 ore, si porta verso la sede dell’appendice (fianco destro in basso), dolore che aumenta con tosse, pressione e respiro profondo.

Sono i classici sintomi dell’appendicite, una piccola sacca (un diverticolo, chiamato anche appendice vermiforme) presente nel tratto iniziale dell’intestino, la cui infezione è causata da un’ostruzione interna di queste viscere, in seguito al ristagno di materiale ingerito o, nella prima infanzia, per la presenza di abbondante tessuto linfatico legata, a sua volta, a infezioni (mononucleosi, morbillo, gastroenteriti, infezioni respiratorie). Altre possibili cause comprendono: “intasamento” da corpi estranei (noccioli di uva, ciliegie, ecc.); parassiti intestinali, talvolta tumori.

Se non curata per tempo, l’appendicite può dare complicanze anche gravi come la peritonite, ovvero l’infiammazione e la perforazione del peritoneo, la membrana che avvolge gli organi addominali. Talvolta il dolore è così intenso da spingere la persona ad adottare posizioni antalgiche (posizione fetale o posizione rannicchiata da seduti). La febbre si alza notevolmente.

Quando è necessario l’intervento chirurgico

Quando una persona si presenta in ospedale con dolori lancinanti all’addome, l’opzione chirurgica sembra inevitabile. Ma in una buona percentuale di casi non serve operare.

Negli ultimi anni, infatti, molti studi hanno dimostrato la possibilità di optare per un trattamento “conservativo”, cioè non chirurgico, di un’appendicite acuta. Al paziente digiuno vengono somministrati antibiotici per via endovenosa. Questa strategia conservativa nell’appendicite acuta – secondo gli esperti - va però riservata solo ai casi di forme iniziali e lievi e non è indicata in presenza di peritoniti. Quindi è necessaria da parte del medico una valutazione caso per caso prima di decidere quale trattamento sia più indicato.

Cos’è e come si svolge l’appendicectomia

L’intervento finalizzato a rimuovere l’appendicite è il più delle volte mini-invasivo, cioè effettuato mediante impiego della laparoscopia. Linee guida internazionali confermano l’efficacia di questa tecnica per il trattamento dell’appendicite acuta, del tutto identica alla tecnica tradizionale laparotomica (intervento “aperto” tradizionale, ndr), ma con sensibili vantaggi in termini di riduzione del dolore post-operatorio, delle complicanze immediate (infezioni) e tardive (ernie incisionali) e in generale una più rapida ripresa delle attività.

Con la metodica per via laparoscopica la guarigione è più veloce, la degenza post-operatoria è di un paio di giorni. Non solo, tale tecnica permette al chirurgo di ispezionare l’intera cavità addominale per capire la reale causa dei sintomi del paziente. In particolare, consente di accertare patologie ginecologiche (come l’endometriosi), o infiammatorie intestinali e aderenze non sempre facili da identificare con la diagnostica tradizionale.

L’intervento per via laparatomica, invece, è eseguito con un’incisione, generalmente di 5-10 centimetri. In entrambi i casi resteranno visibili delle cicatrici ma quelle causate con la tecnica laparoscopica sono meno visibili ed estese.

Per la preparazione all’intervento è necessario digiunare almeno sei ore e attenersi a tutte le altre indicazioni, se si assumono farmaci, fornite dallo staff medico. Prima dell’appendicectomia, che viene eseguita in anestesia generale, vengono somministrati antibiotici.

Controindicazioni all’appendicectomia

Tutti possono sottoporsi a questo intervento, ad accezione per i pazienti che hanno una malattia infiammatoria che coinvolge l’intestino ceco.

Le controindicazioni vanno valutate anche in relazione all’anestesia nei soggetti che soffrano di insufficienza respiratoria o cardiaca.

Il post- intervento

Il paziente può essere dimesso nel giro di un paio di giorni. La degenza in ospedale è più lunga quando durante l’intervento sono state individuate infezioni più estese.

Il decorso e la guarigione sono molto veloci e il paziente può tornare a mangiare (sebbene alimenti leggeri) già dal giorno successivo.

20/10/2022

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