Artrite psoriasica: le 5 cose da sapere
Intervista a Rosario Buono, specialista in reumatologia e dirigente dell’Unità Operativa di Reumatologia dell’ospedale Cardarelli di Napoli
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Intervista a Rosario Buono, specialista in reumatologia e dirigente dell’Unità Operativa di Reumatologia dell’ospedale Cardarelli di Napoli
Il 30 per cento dei pazienti affetti da psoriasi prima o poi – secondo la National Psoriasis Foundation - dovrà fare i conti con l’artrite psoriasica (PsA), patologia infiammatoria cronica che colpisce prevalentemente le articolazioni con sintomi come dolore, gonfiore e rigidità, e quindi con inevitabili limitazioni nella vita quotidiana.
La maggior parte delle persone sviluppa prima la psoriasi, ma può avvenire anche il contrario.
L’artrite psoriasica è una malattia progressiva che può presentarsi con 6 manifestazioni cliniche: artrite periferica, dattilite (un'infiammazione a carico delle strutture molli tendinee che circondano le ossa), entesite (un’infiammazione di un’entesi, cioè il sito in cui un tendine o un legamento si aggancia all’osso), psoriasi, psoriasi ungueale (onicopatia psoriasica) e lombalgia infiammatoria a carico della colonna vertebrale (manifestazione assiale).
Lentamente può portare al blocco delle articolazioni e alla perdita di tessuto osseo. In Italia, stima la Società italiana di reumatologia, la PsA colpisce circa 500mila persone.
Insieme a Rosario Buono, specialista in reumatologia e dirigente dell’Unità Operativa di Reumatologia dell’ospedale Cardarelli di Napoli, facciamo il punto su questa malattia che, se trattata e curata in ritardo, aumenta la probabilità che si verifichi la perdita di funzionalità e che si manifesti una disabilità permanente.
“In una persona che non ha la psoriasi – afferma Buono - la probabilità di avere un impegno articolare si aggira intorno al 2%, mentre più del 40 per cento delle persone affette da artrite psoariasica ha una storia familiare di psoriasi o di artrite psoriasica. Tuttavia, ci sono alcuni tipi di indagini che noi reumatologi utilizziamo, come l’ecografia e la risonanza magnetica, che ci dimostrano che la percentuale dei pazienti già affetti da psoriasi che sviluppano l’artrite psoriasica sia molto più alta (60%) di quello che ci dice la letteratura”.
“L’artrite psoriasica – sottolinea l’esperto - è una patologia che ha una eziologia di tipo autoimmunitaria. In genere c’è una predisposizione genetica sulla quale poi si inseriscono dei fattori che possono poi determinare l’insorgenza delle manifestazioni articolari. Ma la malattia non è legata soltanto alle manifestazioni cutanee (la psoriasi, appunto) e a quelle articolari ma può dare un coinvolgimento anche di tipo sistemico con l’interessamento dell’intestino e dell’occhio, per questi motivi oggi è considerata una vera e propria malattia”.
La PsA si manifesta “con lesioni di tipo cutaneo e successivamente con la comparsa di artralgie – ancora Buono - che possono coinvolgere le grosse articolazioni come le ginocchia, le anche e le spalle. Tuttavia, in alcuni casi fanno la loro comparsa disturbi che coinvolgono le articolazioni di mani e piedi. Non solo, l’artrite psoriasica prevede il coinvolgimento che interessa l’articolazione all’inserzione del tendine (entesi), con interessamento dei tendini flessori, e la colonna vertebrale nel 40% dei pazienti con impegno di tipo assiale”.
I pazienti con manifestazioni cutanee da psoriasi sono più a rischio di sviluppare l’artrite psoriasica. In una persona normale, la probabilità di avere un impegno di tipo articolare si aggira intorno al 2%; in un paziente che ha una psoriasi, o una predisposizione per la psoriasi quindi una familiarità, la probabilità può salire anche al 40% (anche se alcune indagini mostrano che questa percentuale è molto più alta, arrivando a superare il 60)
Il paziente psoriasico che presenta manifestazioni come talalgia mattutina (dolore sotto al tallone), dolore lombare, dolore alle articolazioni di mani, ginocchia e anche, secondo Buono “per prima cosa deve parlarne con il proprio medico curante – spiega - e richiedere gli accertamenti di base, come gli esami ematochimici. Successivamente, però, è bene che si rivolga a uno specialista reumatologo”.
Le moderne conoscenze in materia di biologia molecolare hanno permesso di produrre una nuova classe di farmaci “biotecnologici”. “Attualmente abbiamo a disposizione molte terapie per l’artrite psoriasica – sottolinea Buono -. Quando ho cominciato a fare il reumatologo si utilizzavano i farmaci “sintetici”, in grado di rallentare la progressione del danno articolare. Oggi, fortunatamente, ci sono i farmaci chiamati “biotecnologici” capaci di bloccare la progressione del danno articolare a livello periferico e a livello assiale. Abbiamo circa dieci farmaci biotecnologici che ci danno la possibilità di trattare tutte le manifestazioni della malattia se c’è un impegno di tipo assiale o di tipo articolare piuttosto che di tipo artesico”.
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