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Pochi i progressi fatti in questi anni nella lotta all’inquinamento. Sono ancora 9 milioni le morti attribuibili a questioni ambientali: praticamente 1 decesso su 6 a livello mondiale. Il numero, relativo al 2019, è lo stesso del 2015, come segnalano gli esperti di 'The Lancet Commission on Pollution and Health' osservando che “i progressi in 4 anni sono stati scarsi, se non nulli”. In pratica, l'aumento dei morti dovuti ai moderni tipi di inquinamento di derivazione industriale (per esempio smog riducono, e quasi annullano, in termini di effetti, i passi avanti compiuti nel contenimento dei decessi associati all'inquinamento legato alla povertà estrema (cioè quello dell'acqua e dell'aria 'avvelenata' indoor, fra le mura di casa).

Il tema viene affrontato in un articolo pubblicato su 'The Lancet Planetary Health', in cui si ricorda che l'inquinamento rimane il più grande fattore di rischio ambientale al mondo per malattie e morte prematura, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito (che pesano per il 92% dei decessi). E c'è anche un risvolto economico: le morti in eccesso dovute all'inquinamento hanno portato a perdite economiche per un totale di 4,6 trilioni di dollari nel 2019, pari al 6,2% della produzione economica globale.

Sui 9 milioni di morti calcolati come correlati a questa problematica, lo smog, e in generale l'inquinamento dell'aria, anche domestica, incidono per il 75% (6,67 mln di decessi). Invece più di 1,8 milioni di morti sono causati da inquinamento chimico tossico (compreso quello da piombo), con un aumento del 66% dal 2000. "A parte poche eccezioni, non è stato fatto molto per affrontare questa crisi di salute pubblica", osservano gli autori dell'articolo. "Nonostante gli enormi impatti sulla salute, sociali ed economici, la prevenzione dell'inquinamento è ampiamente trascurata nell'agenda di sviluppo internazionale", afferma Richard Fuller, autore principale del lavoro. "L'attenzione e i finanziamenti sono aumentati solo in minima parte dal 2015".

Gli scienziati chiedono l'adozione di provvedimenti immediati per affrontare quella che rimane "la più grande minaccia esistenziale per la salute umana e del pianeta", che "mette a repentaglio la sostenibilità delle società moderne", come evidenzia il coautore dello studio, Philip Landrigan, direttore del Global Public Health Program e del Global Pollution Observatory al Boston College. "La prevenzione dell'inquinamento - fa notare - può anche rallentare il cambiamento climatico, ottenendo un doppio beneficio per la salute del pianeta, e il nostro rapporto richiede una transizione massiccia e rapida da tutti i combustibili fossili all'energia pulita e rinnovabile".

Il pool di esperti ha rilevato che l'inquinamento è stato responsabile del 16% di tutti i decessi a livello globale. Dei 9 milioni di morti attribuibili all'inquinamento nel 2019, quello delle acque è stato responsabile di 1,36 milioni di morti premature. Il piombo ha contribuito a 900.000 morti premature, seguite dai rischi professionali tossici, responsabili di 870.000 morti.

Il calo delle morti per inquinamento tradizionale dal 2000 (inquinamento dell'aria indoor da combustibili solidi, e acqua non sicura) è più evidente in Africa. Ma questa diminuzione della mortalità è stata compensata da un aumento sostanziale in tutte le regioni negli ultimi 20 anni dei decessi per esposizione all'inquinamento industriale (smog e inquinamento da piombo e altre forme di inquinamento chimico). Ciò è particolarmente evidente nel Sudest asiatico, dove l'aumento dei livelli di inquinamento industriale si combina con l'invecchiamento della popolazione e un numero crescente di persone esposte. Il solo smog, per dare un'idea dell'andamento, è stato responsabile di 4,5 milioni di morti nel 2019, erano 2,9 milioni nel 2000.

I ricercatori, inoltre, osservano che i dati sui decessi da inquinanti chimici siano sottostimati perché solo un piccolo numero di prodotti è stato adeguatamente testato per la sicurezza o la tossicità.

L’invito all’azione, da parte degli autori del nuovo studio, è in alcune raccomandazioni: creazione di un panel di esperti; più finanziamenti per il controllo dell'inquinamento da parte di governi e donatori; un monitoraggio dell'inquinamento e raccolta di dati migliori. Le organizzazioni internazionali devono poi, a detta dei ricercatori, approvare e stabilire una migliore connessione tra scienza e politica sul tema dell'inquinamento, come per il clima.

"Inquinamento, cambiamento climatico e perdita di biodiversità sono strettamente collegati. Il controllo efficace di queste minacce congiunte richiede un'interfaccia scienza-politica formale supportata a livello globale per supportare interventi, influenzare la ricerca e guidare i finanziamenti", evidenziano i ricercatori. “È necessaria un'azione globale su tutti i principali inquinanti moderni", conclude Rachael Kupka, coautrice e direttore esecutivo della Global Alliance on Health and Pollution.

19/05/2022

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