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Attesi come una rivoluzione nel campo delle protesi dell’anca, soprattutto per i pazienti più giovani, gli impianti in ceramica sono ancora oggetto di uno studio clinico. Lo conferma Alessandro Calistri, ortopedico e traumatologo specializzato in chirurgia dell'anca e ricercatore del dipartimento di Scienze anatomiche istologiche medico legali e dell'apparato locomotore dell'Università Sapienza di Roma.

“Per vedere in Italia i dispositivi con rivestimento in ceramica dovremmo ancora aspettare – afferma Calistri -. Sono iniziate una serie di indagini cliniche mirate, portate avanti in centri di riferimento dove è possibile, con criteri rigidi, selezionare i pazienti che vogliono accedere a questi studi preliminari e testare il sistema della protesi in ceramica nella popolazione a rischio che non trova una risposta con altri impianti".

Potranno arrivare entro il 2022? "È difficile - spiega - l'indagine clinica è in fase avanzata, ci sono già 500 operazioni effettuare con impianti di protesi ceramica su ceramica e migliaia di casi con quelle con il sistema in polietilene. Ma in questi ultimi anni la marcatura Ce degli impianti è diventata più rigida. Questo garantisce sicurezza alle persone ma rallenta l'entrata di nuovi dispositivi".

La pandemia Covid ha avuto delle conseguenze sui pazienti con problematiche ortopediche e in attesa di una protesi all'anca costretti a rimandare l'operazione? "Nell'ambulatorio vedo pazienti che dall'immobilità dovuta al Covid hanno iniziato a sviluppare dei sintomi rispetto ai loro problemi degenerativi - osserva Calisti - molti pensano che il movimento possa peggiorare la situazione dell'anca o del ginocchio, ma non è così. L'immobilità, frutto anche del Covid, ha comportato in questi soggetti una accelerazione delle condizioni in chi era patologico ma non sintomatico".

Chi ha rimandato un intervento "ora non deve avere paura", conferma il chirurgo "oggi ci si può operare in ospedale in sicurezza".

01/03/2022

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