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Nel 2030 si prevede che il 50% della popolazione mondiale avrà un problema di miopia. "La pandemia, con il conseguente isolamento casalingo, senza poter uscire e fare sport, e poi la Dad per studiare davanti un Pc o un tablet, hanno fatto aumentare la diffusione della miopia tra i ragazzi. Difficile fermare questo trend, con i giovanissimi che stanno anche 16 ore davanti un piccolo schermo", spiega Stanislao Rizzo, docente di Oftalmologia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e direttore dell'Unità operativa di Oculistica della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs. Poche le speranze che i genitori possano cambiare questo trend. “Ormai lo smartphone è una specie di baby sitter - avverte Rizzo - mentre i ragazzi dovrebbero fare sport all'aria aperta. Ma sui mezzi pubblici li vediamo tutti attaccati al telefonino e questo danneggia la loro vista".

Tra le soluzioni proposte dall’esperto, per intercettare i problemi alla vista dei giovanissimi, c’è quella di "fare una visita oculistica a scuola - spiega - Un tempo tutti i bambini a 4 anni venivano portati davanti ad un tabellone e si chiedeva di leggere, in questo modo si scopriva chi aveva già la miopia, chi l'occhio pigro oppure lo strabismo. Direi che a settembre ai ragazzi più piccoli una visita oculista va fatta".

Il direttore dell'Unità operativa di Oculistica ricorda che "nel Lazio i pediatri sono invitati a verificare il riflesso rosso negli occhi dei neonati e questo già è un primo controllo della salute delle retina". La visione "si forma da 0 a 6 anni", ricorda Rizzo, "dunque cerchiamo di aiutare i bambini in questa fase, facciamoli stare all'aperto e riduciamo al minimo l'uso del telefonino" perché le luci degli schermi, è noto, seccano l’occhio e lo affaticano.

Non usa mezze misure, Elena Bozzola, consigliere nazionale della Società italiana di pediatria (Sip) che ha dedicato diversi lavori ai problemi legati all'uso degli smartphone e dei social network in bambini e adolescenti. “No allo smartphone e ai tablet prima dei due anni, mai durante i pasti, mai prima di andare a dormire – avverte la pediatra -. Per i più grandicelli, poi, limitare i tempi di fronte allo schermo a seconda dell'età: massimo un'ora al giorno tra i due e i cinque anni, massimo due ore al giorno tra i cinque e gli otto anni. E comunque è sempre molto importante che ci sia un adulto a sorvegliare". Per gli adolescenti, invece, massima attenzione "alle informazione e ai siti trovati in rete".

"Da diversi anni – aggiunge - come Sip, ci occupiamo del problema e abbiamo messo insieme linee guida che servono a dare ai genitori delle indicazioni concrete". Tra le raccomandazioni c'è quella a "non dare questi dispositivi ai bambini per 'tenerli occupati', per evitare che facciano capricci o per fare in modo che non disturbino i grandi". Gli effetti negativi che un uso eccessivo può avere, infatti, sono tanti. "Ci possono essere disturbi dell'apprendimento, per esempio, perché, nonostante tante applicazioni vengano proposte come didattiche in realtà nei bambini molto piccoli nulla è didattico senza una intermediazione dei genitori o di altre figure adulte. Addirittura si può avere un effetto contrario nello sviluppo neurocognitivo, oltre alla riduzione dell'interazione con i loro coetanei".

Inoltre l'utilizzo eccessivo dei cellulari e dei tablet "può influire sul benessere generale, perché i piccoli possono assumere posizioni sbagliate che portano a una sindrome già nota con forti dolori al collo e alle spalle. La riduzione del movimento, inoltre, facilita l'obesità e la cattiva alimentazione. Un effetto negativo accertato è la riduzione della qualità del sonno, sia nei piccoli che magari vengono lasciati con il cellulare in mano mentre mamma e papà cenano, sia negli adolescenti che usano in cellulare a letto e lo lasciano addirittura acceso sul comodino, con la conseguenza che suoni o vibrazioni interferiscono sul buon riposo. Una situazione che favorisce l'ansia e la depressione, condizioni che rendono anche più predisposti a infezioni".

I danni da eccessiva esposizione a smartphone, tablet e video vanno quindi ben più in là della vista. “Si possono avere anche disturbi di udito, legati al volume forte con cui si ascoltano video o musica – aggiunge la presidente Sip - C'è poi il grande capitolo adolescenti. Un nostro lavoro appena pubblicato ha analizzato l'effetto dei social media su di loro. Abbiamo visto che ci sono molti ragazzi che hanno uno o più profili social e passano molto tempo in rete. Questo modifica il rapporto con i propri coetanei oltre che con il proprio corpo, che viene percepito in maniera alterata. Osserviamo infatti un aumento di disturbi alimentari, problemi di sonno e di dipendenze", conclude Bozzola.

05/10/2022

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