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Culle vuote, ancora un record negativo per la natalità in Italia: nel 2020 i nati sono 404.892 (-15 mila sul 2019). Colpa anche del Covid-19. Il clima di incertezza e le restrizioni relative al lockdown sembrano infatti aver influenzato la scelta di rinviare il concepimento. È quanto emerge dall’ultimo bollettino dellIstat “Natalità e fecondità della popolazione residente 2020'.

Il calo (-2,5% nei primi 10 mesi dell’anno) –  si legge nel report - si è accentuato a novembre (-8,3% rispetto allo stesso mese del 2019) e dicembre (-10,7%), mesi in cui si cominciano a contare le nascite concepite all’inizio dell’ondata epidemica''. 'La denatalità prosegue nel 2021 - continua l'Istat -,  Secondo i dati provvisori di gennaio-settembre le minori nascite sono già 12mila 500, quasi il doppio di quanto osservato nello stesso periodo del 2020''.

''Nei primi dieci mesi del 2020 le nascite diminuiscono del 2,5%, in linea con il ritmo del periodo 2009- 2019 (-2,8% in media annua). La discesa accelera in misura marcata nei mesi di novembre (-8,3% rispetto allo stesso mese dell’anno prima) e, soprattutto, di dicembre (-10,7%), in corrispondenza dei concepimenti dei primi mesi dell’ondata epidemica''.

''Nel Nord-ovest, più colpito dalla pandemia durante la prima ondata, a dicembre il calo tocca il 15,4%. A gennaio 2021 si rileva la massima riduzione di nati a livello nazionale (13,6%), con picco nel Sud (-15,3%) che prosegue, più contenuta, anche a febbraio (-4,9%); queste nascite sono, per la quasi totalità, riferibili ai concepimenti di aprile e maggio 2020''.

''Il forte calo dei nati a gennaio 2021, tra i più ampi mai registrati, dopo quello già marcato degli ultimi due mesi del 2020, lascia pochi dubbi sul ruolo svolto dall’epidemia. Il crollo delle nascite tra dicembre e febbraio, riferibile ai mancati concepimenti della prima ondata pandemica, poteva essere dovuto al posticipo di pochi mesi dei piani di genitorialità. Tuttavia, dai primi dati disponibili, tale diminuzione sembra l’indizio di una tendenza più duratura in cui il ritardo è persistente o, comunque, tale da portare all’abbandono nel breve termine della scelta riproduttiva''.

14/12/2021

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