It looks like you are using an older version of Internet Explorer which is not supported. We advise that you update your browser to the latest version of Microsoft Edge, or consider using other browsers such as Chrome, Firefox or Safari.

I medici nucleari sono, oggi, attori importanti dell’incredibile cambiamento che l’oncologia sta vivendo e che la Teragnostica sta inevitabilmente accelerando. La terapia con radioligandi (RLT) rappresenta, infatti, un’importante evoluzione della medicina di precisione e si avvale di farmaci costituiti da radionuclidi, chelati a una molecolata carrier con alta affinità per uno specifico target espresso sulla superficie delle cellule tumorali, garantendo un buon profilo di sicurezza e migliore qualità della vita per i pazienti. Questa importante innovazione rende necessario che lo specialista arricchisca e integri le sue competenze diagnostiche con quelle terapeutiche. Secondo uno studio recentemente pubblicato su Nature Reviews Clinical Oncology, entro il 2026 la terapia con radioligandi rappresenterà un terzo delle attività in questo ambito specialistico.

“La medicina nucleare è protagonista di un nuovo approccio alla cura dei tumori, grazie all’evoluzione della ricerca che l’ha portata da strumento di diagnosi a soluzione terapeutica - afferma Arturo Chiti, Direttore Medicina Nucleare IRCCS San Raffaele - La lotta ai tumori rappresenta un’assoluta priorità sanitaria: nel corso del 2022 in Italia sono state circa 391mila le nuove diagnosi di tumore, 14mila in più rispetto al 2020. La medicina nucleare di precisione costituisce oggi la nuova frontiera dell’innovazione oncologica, offrendo opportunità di cura per neoplasie purtroppo ancora annoverate come big killer”.

La teragnostica e i radioligandi

Oggi “viviamo un passaggio epocale ed entusiasmante della nostra professione - aggiunge Chiti - segnato dall’affermazione del concetto di teragnostica, ossia della piena integrazione tra diagnosi e terapia: di pari passo si arricchiscono le competenze del medico nucleare, che acquista centralità nel percorso di cura del paziente e nella gestione dei processi correlati. È necessario quindi - continua - investire sulla formazione dei giovani specializzandi che occupano un ruolo chiave nel futuro del nostro sistema sanitario”.

Vari aspetti rendono particolarmente interessante questa specialità. “La medicina nucleare è una disciplina estremamente varia, ci interfacciamo con specialisti con branche diverse: questo è molto stimolante”, afferma Gaia Ninatti, specializzanda del primo anno dell’Università degli Studi Milano Bicocca, in formazione al San Raffaele. Inoltre, “è una disciplina - aggiunge Cristiano Pini, specializzando al terzo anno - in costante evoluzione e che, grazie alla scoperta di nuovi recettori e radiofarmaci, sta vivendo una importante rivoluzione. Se in passato era prevalentemente diagnostica, adesso è anche terapia con target molecolari che possono essere bersagliati da farmaci in grado di individuarli, ma anche di colpirli con precisione”. Proprio tale prospettiva ha guidato la scelta di Ninatti. “La medicina nucleare - ribadisce - è innovativa perchè il concetto di diagnosi e terapia vanno a braccetto, riusciamo a vedere con le immagini quello che tratteremo e riusciamo a trattare quello che vediamo. Il radiofarmaco utilizzato per la diagnosi e per la cura è lo stesso, cambia solo il radioisotopo - ovvero la parte radioattiva - che può essere utilizzato a scopo diagnostico o a scopo terapeutico.

Il valore aggiunto della medicina nucleare non è solo “l’impatto positivo sulla qualità di vita del paziente, ma anche la possibilità di integrare l’attività clinica alla ricerca scientifica”. Questo aspetto della ricerca rende Pini “molto contento del percorso fatto. L’elevata componente tecnologica di questa specialità si presta particolarmente all’attività di ricerca per la mole di dati a disposizione. L’intelligenza artificiale (Ai) applicata all’analisi delle immagini - osserva Ninatti - è un grande supporto e può aiutarci a essere più precisi nella diagnosi”. È chiaro a tutti “che l’Ai avrà un ruolo importante nel futuro della medicina - sottolinea Pini - ma, nella pratica clinica, le nostre indagini e terapie sono particolarmente adatte all’impiego dell’Ai, che velocizza il nostro lavoro, migliora le diagnosi e fornisce dati per ricerche sempre più avanzate. Negli ultimi anni - continua Pini - abbiamo raccolto esperienze di trattamenti su tumori rari, per cui la terapia è molto efficace, e su big killer, con un’efficacia mai vista prima, anche in patologie in fase molto avanzata. Nella scoperta di nuovi target molecolari” le possibilità di cura aumenteranno. “Per questo - conclude Pini - è importante che, col crescente interesse, aumenti anche il numero di specialisti promotori di questa innovazione.

Più specialisti e più centri

Oggi, i radioligandi rappresentano la nuova frontiera della medicina nucleare perché prevedono l’uso di radiofarmaci, che emettono radiazioni a scopo terapeutico in modo preciso, perché grazie a un vettore – chiamato ligando o carrier - riconoscono e si legano solo alle cellule malate, per poi colpirle con le particelle radioattive, ma senza danneggiare le cellule sane. La terapia è personalizzata: in funzione della rapida scadenza del medicinale, la produzione viene effettuata pochi giorni prima della prevista somministrazione al paziente; ne consegue che il processo produttivo e il trasporto vengono scrupolosamente pianificati sulla base del giorno e dell’orario della suddetta somministrazione, garantendone la consegna al letto del paziente entro 72 ore dalla produzione. L’efficacia della RLT si traduce in un beneficio importantissimo per i pazienti che guadagnano mesi/anni di vita, anche negli stadi avanzati di alcuni tumori che, ad oggi non dispongono di trattamenti efficaci, o in quelli diventati resistenti.

I radiofarmaci con tecnologie a base di radioligandi sono utilizzati in poco più di 30 Centri sul territorio italiano. Ad oggi questo numero risulta sufficiente per garantire questo tipo di cure, ma potrebbe non essere adeguato a gestire il bisogno crescente relativo a tumori big killer e, quindi, a un pubblico molto più ampio.

Per garantire un accesso equo e omogeneo a questa innovazione terapeutica sul territorio nazionale, e a tutta la platea di pazienti potenziali, è necessario, da un lato che ci sia un numero di specialisti in medicina nucleare adeguato e, dall’altro, che anche l’infrastruttura si adegui e si modernizzi. Le Regioni, a tale proposito, sono chiamate a definire quali centri sul proprio territorio potranno erogare queste terapie, dotarli delle attrezzature e del personale specializzato necessario, nonché coinvolgerli nelle reti oncologiche. Un lavoro che può fare la differenza in termini di salute e qualità della vita di sempre più persone.

22/08/2023

Curated Tags

Stai lasciando l'area PAG

Ora sarai reindirizzato su un contenuto dell'area pubblica