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Donne in attesa più a rischio di malattia grave, rapporto ribadisce necessità di non rimandare la vaccinazione.

"Le evidenze scientifiche a oggi disponibili mostrano un buon profilo di sicurezza dei vaccini a mRna" contro Covid "nelle donne in gravidanza, supportando e incentivando la vaccinazione in tale categoria di popolazione. Attualmente la vaccinazione anti Covid-19 è indicata sia in gravidanza che in allattamento, in accordo alle posizioni in merito delle società scientifiche e alle autorità regolatorie sia nazionali e internazionali". Lo ribadisce il 'Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti Covid-19', presentato la scorsa settimana dall'Agenzia italiana del farmaco Aifa.

Nel report si precisa inoltre che, "per quelle donne che desiderano concepire, non vi sono evidenze che suggeriscono che i vaccini anti Covid-19 possano influenzare negativamente la fertilità e, pertanto, in tali casi la vaccinazione non dovrebbe essere rimandata".

Riguardo alle donne in attesa, il rapporto dell'ente regolatorio nazionale ribadisce i rischi che potrebbero correre a causa dell'infezione da Sars-CoV-2. "È apparsa evidente la necessità di vaccinare tale popolazione - si legge - alla luce anche dei rischi legati all'insorgenza di malattia Covid-19 per la madre o il feto. Infatti, le pazienti in gravidanza affette da Covid-19 sintomatico sembrano essere a maggior rischio di malattia grave rispetto alle pazienti non in stato di gravidanza, soprattutto in presenza di comorbilità".

"Dai dati contenuti nel nostro sistema di segnalazione spontanea, la Rete nazionale di farmacovigilanza - ha riferito durante la presentazione del rapporto Annalisa Capuano, docente di Farmacologia all'università degli Studi della Campania 'Vanvitelli', responsabile del Centro regionale di farmacovigilanza della Campania e rappresentante dell'Agenzia europea del farmaco Ema - dal 27 dicembre 2020 al 26 dicembre 2021 risultano 100 schede di segnalazione di sospetta reazione avversa" post-vaccinazione Covid-19 "che riguardano gestanti, per la maggior parte di età compresa fra 30 e 39 anni".

"Da questi dati emerge che, di queste segnalazioni, il 27% (27 casi, ndr) è definito non grave e il rimanente" 73% (73 casi) "grave. Però guardate bene i dati", ha invitato l'esperta: "Di queste 73 segnalazioni classificate come gravi - ha precisato - solamente due presentavano un grado di causalità correlabile al vaccino".

10/02/2022

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