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Intervista a Giovanna Graziadei, Responsabile dell’Unità Operativa Semplice Malattie Rare Internistiche della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, e a Marco Ruggeri, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Ematologia dell’Ulss 8 di Vicenza.

Il tema della sicurezza della vaccinazione contro il Covid-19 è particolarmente sentito dai pazienti con piastrinopenia autoimmune (ITP) e anemia falciforme.

La comunità scientifica e le agenzie del farmaco americana (Fda) ed europea (Ema) concordano sul fatto che i vantaggi offerti dai vaccini anti-Covid sono superiori rispetto i rischi perché, oltre ad abbassare la probabilità di andare incontro alla forma grave del Covid-19, possono ridurre il rischio della malattia soprattutto nei soggetti fragili.
“L’Anemia a Cellule Falciformi rientra in una delle categorie, le emoglobinopatie, che il Ministero della Salute ha indicato per definire i pazienti vulnerabili cioè quelli per cui la vaccinazione anti-Sars-Cov2 è prioritaria”, dice la Dr.ssa Giovanna Graziadei, Responsabile dell’Unità Operativa Semplice Malattie Rare Internistiche della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Discorso analogo per i pazienti con piastrinopenia. Il vaccino a mRNA che è stato indicato dal ministero per la vaccinazione di queste persone, “non è arrivato negli ultimi 10 mesi, ma è frutto di 10-15 anni di ricerca. Contrariamente a quello che circola sui social, non siamo cavie: ci sono studi disponibili in letteratura per l’impegno di questa tecnologia”, chiarisce Marco Ruggeri, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Ematologia, dell’Ulss 8 di Vicenza.

La tecnologia a mRNA, si è visto essere “a vantaggio anche di chi è fragile perché consente delle risposte immunitarie importanti anche nei pazienti che hanno una risposta immunologica non efficiente, a causa di terapie o malattie”, sottolinea l’ematologo osservando che, dopo la vaccinazione, “abbiamo visto un calo netto di complicanze nei pazienti con ITP”.

La vaccinazione contro SARS-CoV-2 nel paziente con piastrinopenia (ITP)

Le persone che soffrono di piastrinopenia “non sono fragili per la patologia autoimmune - spiega Ruggeri - ma perché hanno eseguito terapie immunosoppressive con il cortisone, per esempio, o perché hanno tolto la milza: tutte situazione che rendono meno efficace la produzione di anticorpi contro il virus e/o al vaccino rispetto alla popolazione generale”. Questo si verifica per tutte le malattie e anche con i vaccini a mRNA. “Gli anticorpi prodotti sono minori, ma di fatto la malattia del Covid non si sviluppa”, dice l’ematologo. Oltre all’immunità che si sviluppa con gli anticorpi, c’è quella cellulo-mediata, che funziona bene anche in questi soggetti. “La differenza – puntualizza - è che l’anticorpo-mediata è misurabile, mentre la cellulo-mediata si vede nella clinica. Questi soggetti, anche se hanno pochi anticorpi, non sviluppano la malattia grave”.

I pazienti con ITP, anche se non hanno una maggiore predisposizione allo sviluppo del Covid rispetto alla popolazione generale, in caso d’infezione da Sars-Cov2 vanno incontro a un peggioramento della malattia di base. “Studi europei di coorte – dice Ruggeri - mostrano come, in pazienti con ITP, il Covid causi un peggioramento clinico: meno piastrine e nessuna risposta al trattamento precedente”.

La vaccinazione anti Sars-Cov2 difende i pazienti con ITP dalla forma grave di Covid e dal peggioramento della piastrinopenia.

Sul fronte degli effetti collaterali del vaccino a mRNA, studi recentissimi mostrano che “il 3% dei vaccinati può avere un peggioramento dell’ITP. Questo non si può dire con precisione perché la malattia può andare incontro comunque a un peggioramento, indipendentemente dalla somministrazione del vaccino – osserva l’ematologo -. Ma, contrariamente al caso dell’infezione, se il peggioramento è in seguito al vaccino, il trattamento previsto per la piastrinopenia è efficace. Basta monitorare l’emocromo dei pazienti dopo l’inoculazione e, nel caso, intervenire con le terapie standard. Stiamo approfondendo l’argomento con la Società italiana di ematologia”.

La vaccinazione contro SARS-CoV-2 nei pazienti con anemia falciforme o SCD (Sickle Cell Disease)

“Uno studio pubblicato dalla Società Italiana Talassemie ed Emoglobinopatie (SITE), che ha coinvolto diverse regioni del nostro Paese, ha evidenziato che i pazienti con emoglobinopatia che hanno contratto l’infezione da Covid-19 non presentavano un’incidenza maggiore in termini di gravità o mortalità rispetto alla popolazione generale. Tuttavia - spiega la Dr.ssa Graziadei - i pazienti che avevano altre comorbidità, cioè altre patologie contemporaneamente, andavano incontro a manifestazioni cliniche più gravi”. Il ministero ha incluso i pazienti con Anemia a Cellule Falciformi o Sickle Cell Disease (SCD) tra gli immunocompromessi perché la ridotta capacità di difendersi dalle infezioni si ha anche nel caso di persone a cui è stata asportata la milza (splenectomia). “Questo organo, che protegge da agenti batterici e virali – continua la specialista – nella maggior parte dei pazienti con Anemia a Cellule Falciformi ha una funzionalità compromessa. La milza è anatomicamente presente, ma non svolge funzioni adeguate (asplenia funzionale), quindi il paziente rientra nella categoria delle persone fragili perché è come se fosse splenectomizzato”.

La somministrazione del vaccino a mRNA, come indicato dal Ministero, non ha fatto registrare eventi avversi maggiori o particolari, rispetto alla popolazione generale. “La maggior parte dei pazienti ha accolto con una sorta di entusiasmo il fatto di poter fare un vaccino per proteggersi dall’infezione da Covid-19 – ricorda la Dr.ssa Graziadei -. Alcuni hanno avuto paura e si sono dimostrati restii, ma è una percentuale intorno all’1-2%. Ai pazienti con anemia falciforme il ministero raccomanda anche la terza dose di vaccino, del resto, l’alterata funzionalità della milza non è l’unica complicanza per questi pazienti che “possono manifestare un quadro clinico complesso - come ricorda la specialista - per la concomitante presenza di altre patologie o complicanze dovute alla patologia ematologica principale; i globuli rossi falcemici possono creare difficoltà del passaggio di sangue in vari organi e questo porta alla comparsa di infarti, cioè interruzione del flusso sanguigno, a livello osseo, polmonare, cerebrale o della stessa milza”. Anche per questo, in chi soffre di anemia falciforme, è raccomandata la vaccinazione.

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