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Le pratiche di Scienza Open Source e Citizen Science stanno acquisendo sempre più rilevanza e portano avanti una concezione della scienza accessibile ed egualitaria, uno strumento essenziale e democratico per facilitare il progresso della società.

Scienza Open Source: cos’è

Con Scienza Open Source, o scienza aperta, si intende un modo di fare ricerca impostato sul libero accesso di tutti i risultati, senza nessun tipo di richiesta economica o di restrizione legale. Inoltre, agli studiosi che aderiscono a questa modalità sono assicurate condizioni di parità, a prescindere dal luogo in cui vivono o da altre variabili. Praticare la scienza in questo modo permette di accelerare i progressi, grazie alla condivisione delle scoperte e al contributo di più ricercatori. Per attuare la scienza aperta non basta, però, l’Open Access, ovvero l’accessibilità ad articoli e ricerche, ma deve anche essere presente l'apertura ai dati, sia grezzi che elaborati (Open Data) e al materiale didattico (Open Educational Resources) e l’utilizzo di specifiche metodologie nel corso del processo di ricerca (Open Methodology). Inoltre, è essenziale impiegare un software aperto (Open Source) e adottare pratiche aperte anche nella fase di revisione (Open Peer review).

Rendendo facilmente rintracciabili e riutilizzabili i risultati, la scienza aperta consente, tra l’altro, di aumentare le citazioni per ogni progetto, di favorire collaborazioni e partnership e di rendere la ricerca più visibile e comprensibile.

La scienza aperta in Italia

Con il decreto del 28 febbraio 2022 è stato sancito il Piano nazionale della Scienza Aperta (PNSA), che intende definire le basi per una piena attuazione della scienza aperta in Italia. Il PNSA, come riportato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, vuole favorire “una transizione verso un sistema aperto, trasparente, equo, in linea con le più recenti tendenze europee”. Gli assi di intervento che sono stati individuati per conseguire questo obiettivo sono: le pubblicazioni scientifiche, i dati della ricerca, la valutazione della ricerca, la partecipazione e l’apertura dei dati della ricerca su SARS-COV-2 e Covid-19.

Attraverso la garanzia di un accesso aperto agli strumenti di produzione per tutti gli studiosi si punta quindi a potenziare l’attività di ricerca e la sua verificabilità e a migliorare la divulgazione scientifica

Citizen Science: la scienza diventa partecipata

All'interno della concezione di scienza aperta rientra anche la Citizen Science, cioè la scienza dei cittadini, che prevede il coinvolgimento diretto delle persone comuni nella ricerca. Chiunque può, quindi, dare il proprio contributo partecipando a specifici progetti, che generalmente necessitano di raccogliere una vasta mole di dati.

La prima iniziativa di Citizen Science della storia risale al 1900, quando negli Usa la National Audubon Society indisse una campagna per censire le popolazioni di volatili. Da lì in poi, ogni anno fra dicembre e gennaio si riuniscono gruppi di appassionati di ornitologia, coordinati da un esperto, e si impegnano a osservare e classificare le specie.

Nel 1989, l’espressione Citizen Science apparve sulla MIT Technology Review, in occasione di un altro progetto lanciato dalla Audubon Society. In questo caso, vennero coinvolti 225 volontari nei diversi Stati per realizzare una mappa che rilevasse i livelli di pioggia acida. I partecipanti avevano il compito di prelevare e inviare campioni di pioggia alla Audubon, che poi li avrebbe esaminati.

Negli ultimi anni è aumentato il seguito di questo tipo di iniziative grazie alla diffusione di internet, che ha reso la Citizen Science ancora più accessibile: è sufficiente utilizzare uno smartphone e seguire le istruzioni dei coordinatori. Oltre al monitoraggio delle specie animali, i progetti coprono numerosi ambiti di ricerca come l'astronomia, la sismologia e la valutazione dell’inquinamento acustico.

30/01/2023

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