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Garantire terapie più appropriate, a misura di donna e basate sulle evidenze scientifiche, un approccio innovativo per ridefinire le azioni di diagnosi e cura del paziente in una logica completamente diversa, riconoscendo (e valorizzando) le differenze nei protocolli sanitari. Questo l’obiettivo del Piano per la diffusione e applicazione della medicina di genere, approvato recentemente dalla Giunta regionale d'Abruzzo. Il concetto di medicina di genere nasce dalla constatazione che donne e uomini sono diversi anche in termini di salute, con bisogni assistenziali che variano nel corso della loro vita e che differiscono ulteriormente in età avanzata.

In Abruzzo, dove la popolazione femminile è pari al 51.2% del totale, l’incidenza di alcune patologie varia sensibilmente a seconda del sesso: nel tumore al polmone è al 14% per gli uomini e al 6.5% per le donne; nel tumore al colon retto è al 14.3% per gli uomini e al 13.1 per le donne; l’indice di sopravvivenza complessiva a 5 anni dalla diagnosi da tumore è al 55% negli uomini e al 61.5 nelle donne. Gli uomini hanno un indice di sopravvivenza a 5 anni superiore alle donne per i linfomi di Hodgkin, per i tumori alla laringe e per quelli al fegato. Il rapporto, però, si inverte per i tumori alla tiroide, allo stomaco, al polmone.

Anche sui fattori di rischio la situazione muta con riferimento al sesso: le donne sono più sedentarie, ma fumano meno e consumano meno alcool rispetto agli uomini. La prevalenza di obesità è invece praticamente alla pari.
Appare evidente come sia decisivo definire percorsi di presa in carico differenziati per uomini e donne, con attenzione anche ad altri fattori socio-economici, che influiscono sia sulla percezione che sul reale stato di salute di un paziente e possono essere dunque importanti per definire una corretta terapia. Il piano regionale approvato è frutto del lavoro di un tavolo tecnico a cui hanno partecipato i referenti a livello nazionale e locale, che prevede il coinvolgimento interdisciplinare delle scienze mediche e sociali, l’implementazione di specifici corsi universitari e di aggiornamento professionale degli operatori sanitari (oltre a quelli già attivi), la complessiva riorganizzazione sanitaria secondo la salvaguardia e tutela delle differenze.

Ogni Asl dovrà quindi istituire un proprio tavolo tecnico, aperto alla più ampia partecipazione dei sanitari sia ospedalieri che territoriali, con il compito ad esempio di ridefinire i Pdta (i percorsi diagnostico terapeutico assistenziali) in chiave di genere, promuovere collaborazioni anche interregionali sul tema, sviluppare nuovi applicativi sul fronte della telemedicina. L’approccio di genere dovrà essere applicato in ogni branca e specialità della medicina, con priorità per alcuni campi di interesse nei quali la valenza applicativa della medicina di genere è comprovata dalle evidenze cliniche e dalla ricerca scientifica: malattie cardiovascolari, neuropsichiatriche, immunoreumatologiche Malattie reumatiche: sintomi e cura dei reumatismi | APS (alleatiperlasalute.it)  e dell’osso, allergiche e respiratorie, metaboliche ed endocrinologiche, oncologiche, disordini dello sviluppo sessuale, infezioni e vaccini, farmaci e dispositivi medici.

28/01/2022

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