Quando si parla di tumore, un aspetto che non si può trascurare riguarda la prevenzione, che permette di aumentare le possibilità di successo dei trattamenti e di individuare la malattia a uno stato ancora iniziale, in molti casi non evidenziato da specifici sintomi, come succede quando colpisce i polmoni. Secondo i dati AIRTUM, il tumore al polmone è la prima prima causa di morte oncologica in Italia (12%) e la prima causa di morte nella popolazione maschile (27%). Si contano circa 34.000 morti ogni anno a causa del cancro polmonare. Ma come si sono evolute negli anni le misure di prevenzione per affrontare questa grave patologia?
Attenzione ai fattori di rischio
Il tumore del polmone si può sviluppare a partire dalle cellule che costituiscono le sue diverse parti, ovvero bronchi, bronchioli e alveoli. La massa tumorale che si genera può arrivare a ostruire il flusso dell'ariaoppure può determinare emorragie polmonari o bronchiali. Il polmone può anche diventare sede di metastasi di tumori che originano da altri organi, come quello della mammella.
Esistono precisi fattori di rischio in grado di aumentare sensibilmente la possibilità di contrarre questa patologia e il più importante è il fumo. Il legame fra questi due elementi è ormai provato e risente sia della quantità di sigarette che del numero di anni in cui si è fumato, oppure a cui si è stati esposti a fumo passivo. Per avere un’idea più chiara della questione, il rischio di ammalarsi aumenta di circa 14 volte per un fumatore e può arrivare anche a 20 volte si vengono fumate più di 20 sigarette al giorno (dati AIRC).
Altri fattori di rischio sono correlati a sostanze cancerogene chimiche come l’amianto, il radon e i metalli pesanti e riguardano soprattutto l’esposizione professionale di persone che devono lavorare a stretto contatto con questi materiali.
Anche l’inquinamento atmosferico svolge un ruolo significativo nell’aumentare la probabilità di sviluppare un tumore al polmone, insieme a familiarità e a passate malattie polmonari.
Progetti di screening per diagnosi precoce
Si sta diffondendo in ambito medico la considerazione del valore dello screening mediante TAC a basso dosaggio o LDCT (low dose computed tomography), opzione ormai supportata da diversi studi (NLST Study, NELSON Trial, MILD) come procedura utile nell’individuazione del tumore al polmone in forti fumatori e in grado di ridurre la mortalità fra il 20 e il 39% dei casi. Attraverso l’uso di marcatori molecolari e TAC a basso dosaggio è infatti possibile ottenere diagnosi precoci e intervenire così rapidamente, e in maniera molto più efficace, sulla malattia.
Anche in Italia ci si muove in questa direzione, per esempio con lo studio condotto presso gli ospedali milanesi Humanitas e San Raffaele che coinvolge persone definite ad alto rischio per diverse patologie, tra cui i tumori al polmone. Si tratta di uno screening indirizzato a individui a partire dai 55 anni che abbiano fumato per almeno 30 anni, a cui vengono effettuati un prelievo di sangue, in modo da poter studiare i marcatori molecolari, e una spirometria per valutare la capacità respiratoria. In seguito, i partecipanti svolgono un colloquio con gli esperti del centro antifumo, per essere informati in maniera precisa sui rischi e sulla necessità di smettere di fumare, ottenendo supporto in questo senso. Successivamente, viene eseguita la Tac a basso dosaggio, utile a verificare la presenza di eventuali noduli polmonari sospetti.
Un altro progetto definito, la cui partenza è stata posticipata a causa dell’emergenza sanitaria, vede la costituzione di una Rete di centri per lo screening del tumore del polmone e il coinvolgimento di 10mila forti fumatori di età compresa fra i 55 e i 75 anni. Lo studio fa parte di un progetto più grande, organizzato su scala europea, che mira a definire le procedure ottimali per lo screening polmonare, servendosi della Tac spirale a basso dosaggio di radiazioni. In Italia, lo studio è guidato dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT) e vedrà la partecipazione iniziale di 12 centri diversi. La Tac spirale, una versione aggiornata della “vecchia” Tac, consente di ottenere immagini precise e affidabili, sottoponendo il paziente a una quantità di radiazioni molto ridotta. Inoltre, l’apparecchio consente una lettura quasi completamente automatizzata, che lascia al radiologo solo la valutazione dei casi critici, con notevole risparmio in fatto di costi e tempistiche. Per ridurre, però, il rischio di falsi positivi, all’interno del progetto europeo è stata stabilito per i casi sospetti una doppia lettura del risultato della TAC, da parte di un radiologo locale e di un radiologo con esperienza decennale.
Le terapie preventive del tumore al polmone
La ricerca sta facendo passi avanti in diversi ambiti, attraverso, per esempio, la definizione di trattamenti sempre più mirati e personalizzati. Nello stesso tempo, si sta anche considerando l’opportunità di una terapia preventiva, ovvero dell'utilizzo di farmaci specifici da somministrare a persone sane ad alto rischio, come per esempio forti fumatori, in modo da abbassare la loro probabilità di contrarre la malattia. Oltre alla riduzione del rischio scientificamente dimostrata, questi trattamenti per essere validi devono soddisfare altre condizioni, come la loro sicurezza e tollerabilità e un costo accessibile.
Oltre alla prevenzione primaria, l’attenzione è rivolta anche a quella secondaria, per evitare recidive in soggetti che sono già stati in passato colpiti da tumore al polmone.
In Italia è in corso di valutazione da parte dell’autorità sanitaria e dei comitati etici un protocollo di ricerca (Protocollo Canal) che sperimenterà l’efficacia di un trattamento farmacologico come terapia preventiva in soggetti sani ma ad alto rischio di sviluppare un tumore del polmone. Al protocollo parteciperanno alcuni tra i principali Ospedali italiani impegnati su questo fronte.
Curated Tags