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Le cellule umane 'partono per lo spazio': un progetto di ricerca avviato dall’Università Cattolica di Roma, in collaborazione con la start up Miprons srl, e finanziato dalla Regione Lazio, mira a studiare gli effetti dell'assenza di gravità e del vuoto sul corpo umano, per riuscire a individuare nuove cure per le malattie dell'apparato muscolo scheletrico. "Studio della RIGenerazione tissutale in condizioni Estreme: ruolo della microgravità e della pressione sull’omeostasi delle nicchie STAminali (Rigesta)": è questo il titolo del progetto di ricerca portato avanti da Wanda Lattanzi, associata di Biologia applicata alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, che ha ruolo di coordinatrice, e da Angelo Minotti, ingegnere astronautico e amministratore della start-up Miprons Srl, impegnata nello sviluppo di un propulsore spaziale innovativo.

“Studieremo le cellule umane derivate dalle ossa - chiarisce Lattanzi – simulando, in sistemi in vitro basati su cellule umane coltivate in 3D, la microarchitettura dei tessuti corporei”. Il progetto consentirà lo sviluppo di nuovi strumenti e strategie per contrastare le alterazioni organiche cui vanno incontro gli astronauti nelle spedizioni spaziali. La possibilità di studiare la biologia di cellule e tessuti in condizioni ambientali estreme, simulate con metodologie e dispositivi tecnologici in uso alla propulsione aerospaziale, offre opportunità uniche per comprendere aspetti finora inesplorati della fisiopatologia dei tessuti umani, realizzando pertanto gli obiettivi della medicina personalizzata sulle specifiche esigenze dell’individuo e del suo stile di vita.

"Lo spazio sta letteralmente vivendo una nuova era - dichiara Minotti -. Le agenzie di tutto il mondo stanno promuovendo, inter alia, ricerche finalizzate a realizzare una permanenza prolungata degli esseri umani in atmosfera non-terrestre, in preparazione delle prime missioni umane sulla Luna e quelle future su Marte. Molti dei limiti attuali sono rappresentati dagli effetti, in gran parte ancora ignoti, sulla biologia del corpo umano e come i suoi tessuti possano adattarsi alle nuove condizioni ambientali. Dunque, può essere considerato come un acceleratore di processi fisiopatologici che si realizzano anche sulla terra e sono alla base dell’insorgenza di patologie umane". "Quindi confidiamo – continua Lattanzi – che le conoscenze ottenute avranno ricadute dirette in campo medico, per malattie quali osteoporosi, sarcopenia, patologie da alterata meccanotrasduzione (ad esempio pazienti ‘allettati’ per patologie croniche), patologie degenerative, traumi con perdita di tessuto".

Ad aggiudicarsi la borsa di dottorato – prosegue la nota - un giovane biotecnologo, Domiziano Dario Tosi, che sta già portando avanti i primi esperimenti sulle cellule presso i laboratori della sezione di Biologia applicata della Cattolica, coordinata dalla professoressa Ornella Parolini, nel Dipartimento di Scienze della Vita e di Sanità Pubblica della Facoltà di Medicina e chirurgia. "La ricerca biomedica di base e traslazionale – afferma Lattanzi - riveste in questo ambito un ruolo sempre più importante nello sviluppo di ambienti artificiali in cui gli esploratori spaziali potranno trovare risposte alle loro esigenze vitali e operative, realizzando l’ambito di ricerca innovativo e di frontiera identificato nella ‘biologia spaziale’. È importante sottolineare inoltre che le conoscenze derivanti dagli studi di biologia spaziale possono essere traslate anche nello sviluppo di biotecnologie innovative per applicazioni cliniche in grado di fronteggiare le sfide della medicina moderna".

Rigesta - conclude la nota - pone le basi per sviluppare nuovi farmaci biologici in grado di agire su bersagli molecolari per sostenere la capacità dei tessuti di rinnovarsi e rigenerarsi anche in condizioni di microgravità, quali quelle a cui sono sottoposti gli astronauti durante le missioni spaziali, o in condizioni di pressione ambientale diverse da quella terrestre, nell’ipotesi di missioni su altri pianeti. A tale scopo, il progetto prevede una collaborazione con Alessandro Arcovito, professore associato di Biochimica alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, per svolgere simulazioni computazionali atte a identificare i potenziali bersagli molecolari su cui testare nuovi farmaci in grado di mitigare o annullare gli effetti nocivi dell’assenza di gravità.

14/11/2022

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