Riparte la scuola dopo due anni di pandemia da Covid-19. Le mascherine non saranno obbligatorie per gli studenti. "Abbiamo regole recenti e ragionevoli, ma ben poco è stato fatto per adeguare le strutture scolastiche in termini di dimensioni degli spazi, aerazione ed educazione degli insegnanti e degli alunni a comportamenti virtuosi, che sono elementi importanti se ci fossero infetti o sospetti tali... E ci saranno sicuramente", osserva Carlo Signorelli, docente di Igiene all'università Vita-Salute del San Raffaele.
Secondo il ministro della Salute Roberto Speranza, "abbiamo lavorato lungamente perché la scuola possa essere in presenza e in sicurezza. Questo è l'obiettivo che ci siamo dati e crediamo che ci siano queste condizioni". Le mascherine in classe, ricorda il ministro, "non sono obbligatorie. L'Istituto superiore di sanità, con i due ministeri competenti e le Regioni, ha messo in campo delle linee guida che non prevedono l'obbligo di mascherina, se non per categorie particolarmente fragili".
Ci sono però delle questioni ancora non risolte. L’impatto della ventilazione, ad esempio, non sarebbe da trascurare. "Se in una classe c'è un infetto, ha un peso significativo”, ricorda l’esperto. “Però – aggiunge - dobbiamo metterci d'accordo su cosa intendiamo con la ventilazione delle scuole perché nella stragrande maggioranza dei casi la soluzione di 'aprire le finestre' non è sempre praticabile. Penso ai plessi del nord, all'inverno. Vorrebbe dire anche una dispersione energetica che, in questo particolare periodo storico, ha i suoi problemi".
Sugli aerei è stato possibile togliere le mascherine perché c'è un ricambio continuo, ma "gli istituti che hanno un sistema di ventilazione meccanica sono troppo pochi. Un peccato”, riflette l’igienista che sottolinea come "alcuni provvedimenti erano giustificabili scientificamente, come gli obblighi per il personale sanitario, a contatto con soggetti fragili. In altri casi c'erano meno evidenze scientifiche”, continua Signorelli. Al dubbio se, con il senno di poi, si sarebbero potuti evitare degli errori nella gestione della pandemia, l’esperto ha un’opinione chiara. “Con l'eccezione del primo lockdown dell'8 marzo 2020 – spiega - che è stato tempestivo e di provata efficacia, le decisioni italiane sono state spesso tardive rispetto al rapido evolversi della pandemia. Sia per le misure restrittive che per quelle di eliminazione dei divieti”.
In tema di misure anti Covid per il ritorno a scuola Massimo Galli, già direttore Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, ritiene che “possa andare bene partire con il 'minimo sindacale' e poi, se sarà necessario, ci si potrà adeguare. In sintesi: se ci va bene può bastare anche poco. Se invece non va bene potremo rimodulare le regole che già conosciamo. Sono indicazioni di buon senso”, conclude.
05/09/2022
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