Ha avuto successo a Torino il trapianto di fegato da un donatore Covid positivo in un ricevente appena contagiatosi con Sars-CoV-2, nonostante avesse ricevuto tre dosi di vaccino. L'operazione, durata 7 ore, è stata eseguita all'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, dall'équipe guidata da Renato Romagnoli, direttore del Centro trapianti di fegato delle Molinette. "Il paziente – dicono i medici - a fine trapianto ha ricevuto una dose di anticorpi monoclonali ed è stato ricoverato presso la Rianimazione Covid 1. Già meno di 24 ore dopo il trapianto il paziente, ben risvegliato grazie alla buona funzione del fegato trapiantato, è stato estubato".
"La funzione respiratoria e gli esami radiologici polmonari sono attualmente nella norma e il paziente sta avendo un regolare decorso post-operatorio, mantenuto in isolamento presso l'Area semintensiva chirurgica del Centro trapianto fegato, in quanto il tampone naso-faringeo eseguito dopo 7 giorni dal precedente si mantiene ancora positivo per l'infezione da Sars-CoV-2", spiegano i clinici.
In una nota, l’ospedale Molinette ricostruisce i fatti raccontando che "la Rianimazione dell'ospedale di Domodossola aveva segnalato al Centro regionale trapianti piemontese la volontà donativa espressa dai familiari di un uomo di 47 anni deceduto per cause cerebrovascolari, risultato positivo al virus al ricovero. Le condizioni del fegato erano compatibili con la donazione, mentre lo screening per Sars-CoV-2 aveva confermato la positività”.
A seguito dell'estensione da parte del Centro nazionale trapianti del programma di donazione di organi salvavita da soggetti con infezione da Sars-CoV-2 a candidati riceventi Covid negativi che avessero avuto un ciclo completo di 3 dosi di vaccinazione con ultima somministrazione da meno di 4 mesi, l'offerta di tale organo è stata immediatamente accettata dal Centro trapianti di fegato di Torino nella serata stessa. "Infatti, si trovava in lista un uomo di 56 anni - prosegue la nota - originario della provincia di Torino, affetto da cirrosi complicata da neoplasia epatica primitiva (una malattia irreversibile), compatibile con il donatore".
"L'uomo - sottolineano i medici - finalmente giunto alla lista d'attesa dopo essere stato sottoposto a ripetute terapie loco-regionali volte a ricondurre il tumore epatico multifocale all'interno dei criteri di trapiantabilità, aveva ricevuto la terza dose del vaccino anti-Covid il 21 dicembre scorso ed era risultato sempre negativo ai tamponi naso-faringei di sorveglianza che vengono routinariamente eseguiti nella fase pre-trapianto nell'Ambulatorio epatologico trapianto. Posto di fronte alla possibilità di ricevere un trapianto con il fegato di un donatore Covid positivo, il paziente aveva immediatamente fornito il suo consenso, ben conscio del rischio di progressione della sua patologia tumorale epatica".
"Così nella notte l'équipe del Centro trapianti di fegato, equipaggiata con idonei dispositivi di protezione individuale, ha proceduto con il prelievo del fegato del donatore Covid positivo nella sala operatoria allestita nell'ospedale di Domodossola. Contemporaneamente, il candidato ricevente è stato convocato e sottoposto agli accertamenti pre-operatori necessari per accedere alla sala operatoria per il trapianto. Come da protocollo in questo periodo di pandemia, è stato sottoposto ad un ulteriore tampone nasofaringeo per ricerca Sars-CoV-2. Dopo poche ore, ovvero poco prima di entrare in sala operatoria, il referto del tampone esaminato nel laboratorio di Microbiologia si è rivelato a sorpresa positivo per la presenza del virus, benché il paziente non lamentasse alcun sintomo riconducibile al Covid", evidenziano i medici.
"Di fronte all'improvvisa necessità di scegliere se proseguire o meno con il trapianto salva-vita, il bilancio rischi-benefici ha fatto propendere l'équipe medico - chirurgica per andare avanti con il trapianto. Infatti - precisano da le Molinette - il candidato ricevente, benché recentemente contagiato dal virus, era del tutto asintomatico, come spesso accade nei soggetti vaccinati con terza dose che contraggono l'infezione. Inoltre, per prevenire una possibile evoluzione dell'infezione in malattia Covid conclamata nel periodo post-trapianto, Francesco De Rosa, responsabile dell'Infettivologia delle Molinette, aveva dato indicazione alla somministrazione di anticorpi monoclonali".
20/01/2022
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