Anoressia, bulimia e binge eating: sono solo alcuni dei principali disturbi del comportamento alimentare - che comportano assunzione insufficiente, eccessiva o incontrollata di cibo - che la pandemia di Covid-19 ha aggravato e amplificato. La buona notizia è che l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha aggiornato la mappa dei 91 centri pubblici dedicati alla cura di queste patologie su cui l’emergenza sanitaria ha avuto effetti pesanti.
I pazienti in cura in queste strutture sono al 90% femmine, il 59% fra i 13 e 25 anni di età, il 6% sotto i 12 anni. La patologia maggiormente diagnosticata è l'anoressia nervosa (42,3% dei casi), seguita da bulimia nervosa (18,2%) e binge eating (14,6%). Questi alcuni dei dati che emergono dalla prima mappatura dei centri del Servizio sanitario nazionale, realizzata dall'Iss.
La piattaforma online, interattiva e aggiornabile in tempo reale - riferisce una nota - è il risultato raggiunto attraverso il progetto 'Ma.nu.al' che il ministero della Salute, nell'ambito delle azioni centrali del Ccm (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie), ha affidato al Centro nazionale dipendenze e doping dell'Iss. Si tratta del primo censimento in Italia dei servizi ambulatoriali, residenziali e semi-residenziali appartenenti al Ssn e dal 2022 coinvolgerà anche le strutture del privato accreditato.
Al 31 dicembre 2021 la mappatura conta 91 strutture su tutto il territorio nazionale: 48 centri al Nord (di cui 16 in Emilia Romagna), 14 al Centro Italia e 29 tra Sud e Isole. Sono 963 i professionisti che lavorano nei centri, tutti formati e aggiornati: soprattutto psicologi (24%), psichiatri o neuropsichiatri infantili (17%), infermieri (14%) e dietisti (11%). Sono inoltre presenti gli educatori professionali (8%), i medici di area internistica e pediatri (5%), i medici specialisti in nutrizione clinica e scienza dell'alimentazione (5%), i tecnici della riabilitazione psichiatrica (3%), gli assistenti sociali (2%) e infine i fisioterapisti (1%) e gli operatori della riabilitazione motoria (1%).
Il censimento, in continua evoluzione - sottolinea l'Iss - consente anche di conoscere informazioni relative all'utenza assistita. Risultano in carico al 65% dei centri censiti oltre 8mila utenti. Poco meno di 3mila sono in carico da più di 5 anni e soltanto nell'ultimo anno di riferimento (2020) hanno effettuato una prima visita circa 4.700 pazienti. Lo strumento diagnostico più utilizzato (87%) è il Dsm5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).
I percorsi offerti all'utenza vedono l'integrazione di diverse tipologie di intervento: psicoterapeutico (100%), psicoeducativo (99%), nutrizionale (99%), farmacoterapico (99%), di monitoraggio della condizione psichico-fisico-nutrizionale (99%) e di abilitazione o riabilitazione fisica e sociale (62%). Gli interventi psicoterapeutici comprendono approcci individuali (98%), familiari (78%) e di gruppo (66%), spesso co-presenti.
L'accesso presso i servizi avviene solitamente in modalità diretta, su richiesta del paziente (83%). Le prestazioni vengono generalmente erogate dietro pagamento del ticket sanitario (78%), ma possono essere fornite anche gratuitamente (29%) o essere erogate in regime di intramoenia (9%). Quasi tutti i servizi censiti rilevano l'esordio della patologia (98%), il tempo trascorso tra l'esordio e la presa in carico del paziente (97%) ed eventuali trattamenti pregressi (98%). I centri censiti propongono percorsi terapeutici multimodali, i livelli di assistenza sono a carattere prevalentemente ambulatoriale di tipo specialistico (92%), ma anche intensivi ambulatoriali o semiresidenziali (62%), mentre la riabilitazione intensiva residenziale è offerta nel 17% delle strutture.
"Il progetto - afferma Roberta Pacifici, responsabile del Centro nazionale dipendenze e doping dell'Iss - nasce con lo scopo di offrire ai cittadini affetti da tali patologie, alle loro famiglie e agli operatori sanitari che se ne occupano una mappa delle risorse presenti sul territorio e della loro offerta assistenziale, per facilitarne conoscenza ed accesso. Il contesto emergenziale Covid-19 non ha, però, fermato la lotta ai disturbi alimentari. Un simile scenario ha sollecitato un forte ed efficace impegno comune per indirizzare le strategie politiche e di intervento pubblico verso nuove forme di governance. Per questo, consapevoli degli ulteriori disagi che l'emergenza sanitaria ha causato ai pazienti e ai loro familiari, il ministero della Salute e l'Iss hanno ritenuto più che mai di fondamentale importanza la disponibilità di un 'primo riferimento' e, a tal fine, hanno fortemente sostenuto la mappatura territoriale dei Centri dedicati alla cura al fine di garantire i migliori livelli di accesso e appropriatezza dell'intervento".
25/01/2022
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