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“La diagnosi tempestiva per il glaucoma è possibile e questa viene fatta dall’oculista che, guardando il fondo dell’occhio, deve identificare i primi segni della malattia glaucomatosa; a questo punto, se questa è presente, possono essere associate alla visita degli esami che ancora meglio identificano la malattia e ci dicono in che stadio è”. Queste le affermazioni di Roberto Carassa, direttore del Centro italiano glaucoma di Milano, rilasciate in occasione del 77° Congresso della Società Oftalmologica Lombarda. “Una volta identificata la malattia, occorre innanzitutto intervenire per ridurre la pressione dell’occhio e per questo abbiamo le gocce – continua Carassa –. È importante capire se la terapia è in grado di stabilizzare la malattia. Sono opportune delle visite periodiche associate a esami. Se la malattia dovesse essere in una fase di progressione, diventerebbero necessarie altre strategie, come le tecniche di microchirurgia”.

Nel caso che la "pressione intraoculare non dovesse raggiungere i giusti valori, oppure si dovesse identificare comunque una progressione della malattia, occorre intervenire con strategie chirurgiche – chiarisce l’esperto -. Oggi esistono delle tecniche mininvasive che, rispetto a quelle tradizionali, hanno il grande vantaggio di essere molto rapide da un punto di vista tecnico e di avere un profilo di sicurezza estremamente elevato. Questo le rende molto indicate soprattutto nel-le persone più giovani, o che hanno un glaucoma in fase iniziale, e nei casi in cui è necessario intervenire per poter abbassare la pressione in modo significativo”. Le tecniche chirurgiche più invasive, invece, riescono a ridurre la pressione in modo più marcato, ma determinano maggiori rischi. Noi dobbiamo valutare il rapporto rischio-beneficio. Di fronte a un glaucoma molto aggressivo la chirurgia tradizionale diventa la prima indicazione” sottolinea Carassa.

16/12/2022

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