Sempre più seguito dai salutisti e da chi vuole semplicemente perdere chili, complici anche i social, le App e varie modalità tecnologiche che 'guidano' all'uso, il digiuno intermittente è "un metodo che, sul piano scientifico, ha sicuramente dato indicazioni positive e può essere utile. Ma non è per tutti. L'alimentazione e lo stile alimentare sono necessariamente legati alle esigenze peculiari delle singole persone. Non ci sono diete e metodi standard, validi per tutti". Così Elena Dogliotti, biologa nutrizionista specialista in scienze dell'alimentazione, supervisore per Fondazione Veronesi.
"Purtroppo - spiega l'esperta - spesso la scelta di seguire determinati regimi alimentari è legata alla stagionalità. In primavera si cerca di correre ai ripari per perdere i chili accumulati prima dell'estate. Oppure alle mode. Due motivazioni assolutamente sbagliate e che si basano sull'idea di una soluzione unica per tutti. Non è così. Ogni dieta va costruita su misura e con l'aiuto di un esperto. Il 'fai da te' è sempre insidioso e può essere pericoloso".
È assolutamente da evitare in alcuni casi, per esempio "in bambini o adolescenti, nelle donne in gravidanza o da chi è in condizione di rischio o malnutrizione - precisa Dogliotti - Serve poi avere attenzione alle persone che tendono a sviluppare disturbi del comportamento alimentare, considerando che si tratta di un metodo che insiste sulla restrizione calorica e gli orari di assunzione del cibo".
In ogni caso, anche se non mancano i benefici descritti in letteratura, "servono ancora studi a lungo termine per misurare l'impatto delle varie forme di digiuno intermittente sulla salute", rimarca la specialista.
Non si tratta infatti di un solo metodo, puntualizza Dogliotti, "ma di condotte alimentari che non vanno a creare un digiuno vero e proprio, ma che sospendono l'alimentazione per più ore al giorno. La più diffusa è quella che prevede un digiuno di 16 ore e 8 ore in cui, invece, si può mangiare".
"Ben venga il digiuno intermittente, metodo che ha una storia antica e che ha vantaggi per la salute. Ma bisogna tener conto anche del risvolto sociale. Saltare sempre la cena significa rinunciare a un momento conviviale, di gioia, di relax, di comunicazione. Per questo lo consiglio una volta al mese. Penso che sia un compromesso giusto, in modo che ci sia un riposo metabolico ma ci sia anche la possibilità di non rinunciare agli aspetti positivi della cena per diversi giorni consecutivi", aggiunge Ciro Vestita, nutrizionista e autore di diverse pubblicazioni su alimentazione e fitoterapia, commentando il sempre maggiore interesse per questa metodologia alimentare.
"Nel mondo occidentale, in generale, il problema non è il rischio di morire di fame - continua Vestita - ma di troppo cibo. E il digiuno intermettente ha benefici indubbi, questo metodo ha una storia. Gli elementi positivi derivano da un riposo metabolico. Al Sud fino a qualche decennio fa, si usava digiunare il venerdì, era una abitudine legata alla religione ma si faceva anche per risparmiare e stavano meglio. Anche i mormoni, comunità diffusa soprattutto in America, da secoli fanno un digiuno periodico, interrotto da un po' di frutta nelle 24 ore. E in questa comunità - sottolinea - c'è un abbattimento degli incidenti cardiovascolari del 40%. Sono tecniche proficue, ma il risvolto emotivo, in fatto di alimentazione, non può essere trascurato. Non si deve esagerare. Una volta al mese, o una volta ogni due settimane, 16 ore di digiuno sono sufficienti a favorire il benessere, ma fare diventare compulsivo questo metodo rischia di essere controproducente", conclude.
11/05/2023
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