Il ruolo dell'infermiere nella gestione in remoto del paziente con scompenso cardiaco
Intervista a Donatella Radini, Responsabile infermieristico presso la S. C. il Centro Cardiovascolare di Trieste
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Intervista a Donatella Radini, Responsabile infermieristico presso la S. C. il Centro Cardiovascolare di Trieste
La telemedicina ha assunto un ruolo importante durante la pandemia perché ha permesso a molti malati di continuare a essere seguiti e curati a distanza, in un momento in cui le strutture ospedaliere erano sature e il rischio di contagio da Covid-19 elevato. L’aiuto offerto dalla tecnologia in ambito medico va però oltre alla stretta emergenza sanitaria e rappresenta un tassello fondamentale per rendere l’assistenza ai pazienti più efficace. Un esempio in questo senso è rappresentato dal progetto “Chiama il tuo cuore”, sostenuto da Novartis, indirizzato a persone che soffrono di scompenso cardiaco.
Lo scompenso cardiaco è determinato dal deterioramento della funzione del cuore, che non riesce a pompare abbastanza sangue per soddisfare le esigenze dell’organismo. Questa condizione può inizialmente essere asintomatica, ma con il suo aggravarsi possono comparire dispnea (ovvero mancanza di fiato) da sforzo e a volte anche da riposo, tosse, edema (gonfiore) degli arti inferiori, addome gonfio o dolente, perdita di appetito, confusione, problemi di memoria. Lo scompenso cardiaco può determinare conseguenze negative sul funzionamento di diversi organi, come reni e cervello, e anche sui muscoli.
Lo scompenso cardiaco rappresenta in Italia, secondo i dati Aisc, la prima causa di ospedalizzazione di persone oltre i 65 anni: un problema quindi grave in ottica di salute pubblica, conseguenza anche dell’allungamento della vita media della popolazione e spesso collegato all’adozione di un cattivo stile di vita.
Un aspetto molto importante nella gestione multiprofessionale del paziente affetto da scompenso cardiaco riguarda gli obiettivi assistenziali e il supporto erogato dall’infermiere, anche una volta che il malato è dimesso dall’ospedale. Ne abbiamo parlato con Donatella Radini, Responsabile infermieristico presso la S. C. il Centro Cardiovascolare di Trieste, che ci ha spiegato che questa figura professionale “per rispondere in modo efficace ai complessi bisogni sanitari e sociali dei malati con Scompenso Cardiaco e/o con altre comorbilità, spesso anziani fragili, ha implementato le sue competenze e ha assunto sempre più, nel tempo, un ruolo complementare nella gestione integrata di questi malati, sia a livello ambulatoriale ospedaliero che a livello ambulatoriale territoriale e/o domiciliare”. Si rende quindi necessaria una “valutazione multidimensionale in vista di una personalizzazione dell’intervento terapeutico e assistenziale”, precisa Radini. L’infermiere assume un ruolo attivo a diversi livelli, che si collegano, prosegue, “all’intervento educativo personalizzato, rivolto ai bisogni assistenziali del singolo malato; al rinforzo sui corretti stili di vita e dell’aderenza al programma terapeutico al fine di favorire la responsabilità, la cura di sé, l’automonitoraggio”. Una corretta comprensione della terapia e dei comportamenti da adottare sono fondamentali per offrire al paziente la giusta motivazione per attenersi alle cure in maniera precisa e continuativa.
All’interno di questa impostazione, la tecnologia può diventare un importante supporto, che permette di ottimizzare il percorso terapeutico. La telemedicina diventa uno “strumento potenzialmente utile da inserire nella gestione della persona con scompenso cardiaco a supporto della rete integrata socio-sanitaria del paziente”, afferma Radini. Il valore della telemedicina è apparso chiaro all’interno del progetto Chiama il tuo cuore, che ha permesso di impostare una personalizzazione della cura, attraverso le risposte date da pazienti affetti da scompenso cardiaco al momento della dimissione dall’ospedale. Un attento lavoro nel determinare le questioni più adeguate e la loro formulazione hanno portato, come illustra Radini, alla creazione di un “algoritmo di gestione del paziente in base al profilo di rischio. L’algoritmo è stato successivamente informatizzato su un portale ed è stato così utilizzato come strumento di supporto per il telemonitoraggio dei pazienti. Questo algoritmo è stato aggiornato nel corso del 2021 sulla base di alcune richieste pervenute dai centri che hanno aderito al progetto”.
Il progetto prevede l’utilizzo complementare di telemonitoraggio delle condizioni dei pazienti e dell’algoritmo. In questo modo, è possibile “rivedere in tempo reale il piano clinico-assistenziale-terapeutico, sulla base del profilo di rischio ottenuto. Questa modalità assistenziale può aiutare a impostare un follow-up personalizzato, ridurre le riospedalizzazioni e migliorare la qualità di vita degli assistiti in carico”, conclude Radini.
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