Nel mondo, una persona su 10 è affetta da patologie renali croniche. E se nel 2010 erano circa 2,6 milioni a livello globale i pazienti in dialisi, le stime al 2030 puntano già a quota 5,4 milioni. Nel nostro Paese, secondo i dati del Registro nazionale voluto e gestito dalla Società italiana di nefrologia (Sin), si contano circa 45 mila pazienti dializzati, potenzialmente quasi tutti candidabili alla tele-dialisi peritoneale, una metodica semplice, di facile apprendimento ed esecuzione, flessibile, che si adatta allo stile di vita del paziente. Tuttavia, solo 4.500 pazienti utilizzano ogni giorno la dialisi domiciliare per ripulire il sangue, anche di notte mentre si dorme, sempre però controllati a distanza dal medico.
Teledialisi per pochi
Lo conferma Giuseppe Grandaliano, ordinario di Nefrologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma e Direttore dell’Unità operativa complessa di Nefrologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs: “La dialisi peritoneale – spiega Grandaliano - nasce come dialisi domiciliare ed è la possibilità migliore da offrire ai pazienti. L’emodialisi domiciliare è di per sé una nicchia: il centro che assiste più pazienti, il san Giovanni Bosco di Torino, ne ha appena una decina e noi stessi seguiamo con questa modalità 4 pazienti”.
Anche se per ora è destinata al 10 per cento della popolazione dializzata, le esperienze di tele-dialisi peritoneale consentono di eseguire gli esami del sangue point-of-care, cioè fatti a casa, da una goccia di sangue. E il Policlinico universitario Gemelli Irccs è in prima fila, come il più grande centro di dialisi peritoneale del Lazio e tra i principali in Italia, insieme ai centri di Bari, Brescia, Vicenza e Alba.
Come funziona
I pazienti devono essere in grado di pungersi da soli la fistola o di connettersi con il catetere vascolare centrale, per poi mantenere una circolazione extracorporea per almeno due ore al giorno. In casa, da soli. Non solo: devono poter risolvere eventuali problemi con un colpo di telefono al centro di nefrologia di riferimento. Ma ci sono tanti altri pazienti anziani, non autosufficienti, con più problemi, per i quali poter accedere alla ‘tele-dialisi’ rappresenta un vantaggio importante, che tra l’altro dà un aiuto anche ai caregiver eventualmente coinvolti. In questo modo è possibile seguire agevolmente i pazienti anche nei piccoli paesi di montagna o nelle isole.
La metodica non interferisce con le attività quotidiane dei pazienti (lavoro, studio, svago) e permette quindi una miglior qualità della vita. Infine può essere effettuata ovunque, per cui il paziente che parte per un periodo di ferie porta con sé il materiale necessario.
Raccolta dati
Tutti i dati della macchina di dialisi a domicilio possono essere controllati da remoto; si scaricano su una piattaforma Cloud e la mattina i nefrologi possono leggere il risultato delle dialisi effettuate dai pazienti durante la notte. Le macchine di dialisi vengono programmate con una scheda che il paziente porta a visita ambulatoriale una volta al mese. C’è già la possibilità di programmare da remoto la macchina ma non si fa per ragioni di sicurezza (il rischio è quello dei cyber-attacchi). Sono attualmente in fase di realizzazione dei totem con una videocamera, attraverso il quale il nefrologo può effettuare un teleconsulto col paziente.
Controindicazioni
L’unica controindicazione clinica alla dialisi peritoneale è un pregresso intervento importante sull’addome, che renda inutilizzabile il peritoneo. Vanno inoltre considerate anche le limitazioni organizzative: per il paziente anziano senza caregiver o supporti la dialisi peritoneale non è indicata.
20/07/2022
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