Sclerosi multipla: nuove cure e impatto sulla qualità della vita
Intervista a Paolo Gallo, Professore associato in Neurologia presso l’Università di Padova e Responsabile del Centro Regionale Veneto per la Sclerosi Multipla
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Intervista a Paolo Gallo, Professore associato in Neurologia presso l’Università di Padova e Responsabile del Centro Regionale Veneto per la Sclerosi Multipla
La Settimana Mondiale del Cervello promossa dalla Società Italiana di Neurologia, che si svolge fra il 13 al 19 marzo, rappresenta l’occasione per diffondere maggiore consapevolezza sulle patologie neurologiche e sui progressi della ricerca scientifica. Il tema di questa edizione è “La nuova era del cervello”, proprio per sottolineare il ruolo importante dell’innovazione in questo ambito attraverso la realizzazione di diverse iniziative gratuite rivolte al grande pubblico. Gli incontri sono dedicati alle patologie neurologiche più diffuse e impattanti, come emicrania, Malattia di Alzheimer, Malattia di Parkinson e sclerosi multipla.
La sclerosi multipla, nello specifico, è caratterizzata da un andamento progressivamente invalidante, con un esordio generalmente compreso tra i 20 e i 30 anni. Questa patologia è la seconda causa di disabilità nei giovani dopo gli incidenti stradali. Nel mondo si stima che le persone affette da questa patologia siano circa 2,8 milioni, di cui 1.200.000 in Europa e circa 133.000 in Italia (dati AISM).
Si tratta di una malattia cronica per cui al momento non esistono cure definitive, ma negli ultimi anni si sono aperte prospettive incoraggianti. “Lo sforzo che i clinici stanno facendo – spiega Paolo Gallo, Professore associato in Neurologia presso l’Università di Padova e Responsabile del Centro Regionale Veneto per la Sclerosi Multipla - è quello di capire dove nasce il processo neurodegenerativo per poter poi avviare delle terapie sempre più precoci rivolte a rallentare e prevenire la disabilità.”
La visione della sclerosi multipla è cambiata grazie alla ricerca scientifica e all’attuale disponibilità di “nuovi farmaci sempre più efficaci, sempre più incisivi sulla malattia, che sono in grado – sottolinea Gallo - di rallentare il decorso e, talvolta, anche di determinare degli arresti nell’evoluzione clinica”.
Per arrivare a queste conquiste, la ricerca procede attraverso le sperimentazioni e lo studio accurato dei dati che provengono dalla pratica clinica relativi alle terapie utilizzate e ai risultati ottenuti, raccolti nei Registri nazionali. Dall’analisi dei Registri è emerso con chiarezza il ruolo essenziale svolto da un inizio precoce delle terapie per migliorare gli esiti riguardo alla prevenzione della disabilità e, quindi, alla qualità della vita dei pazienti, che rappresenta il principale obiettivo da perseguire.
In questo contesto, “la sclerosi multipla non spaventa più come in passato; – chiarisce Gallo – è una malattia severa ma il neurologo è impegnato con diversi strumenti farmacologici a fare in modo che questa malattia non diventi grave”, riuscendoci in maniera sempre più frequente.
Negli ultimi 10 anni, sono stati realizzati nuovi farmaci ad alta efficacia, che possono essere distinti in due categorie, rispetto alla loro modalità di azione. Alcuni di essi sono chiamati “sequestranti”, a indicare il fatto che le cellule del sistema immunitario vengono sequestrate nei linfondi o nel sangue, impedendone quindi l’accesso al cervello. Un altro gruppo di farmaci, i cosiddetti “depletanti”, riescono invece a uccidere le cellule del sistema immunitario; fra questi rientrano gli anticorpi monoclonali, che rappresentano una vera svolta in ambito autoimmunitario in generale e in particolare per la sclerosi multipla. “Grazie a questi farmaci – sottolinea Gallo – noi oggi siamo in grado di avviare dei percorsi terapeutici a lungo termine, siamo in grado di scegliere terapie sempre più adeguate per quella determinata persona malata, quindi siamo in grado di fare delle terapie personalizzate, e siamo anche in grado di intervenire precocemente quando queste terapie non funzionano”. Infatti, avendo a disposizione più di 15 farmaci differenti, è possibile modificare il trattamento se non comporta buoni risultati o in caso di scarsa tolleranza da parte del paziente.
“Al centro della pratica clinica – afferma Gallo – c’è una persona ammalata e l’obiettivo del neurologo è quello di garantire la qualità della vita. Noi curiamo le malattie per garantire la qualità della vita delle persone”. La sclerosi multipla è una malattia che colpisce spesso i giovani, non uccide ma può causare anche gravi forme di disabilità, di conseguenza l’obiettivo finale è di “prevenire la disabilità per garantire la qualità della vita” specifica Gallo. Ciò si traduce in “interventi sempre più precoci con farmaci sempre più efficaci – prosegue Gallo - in modo da poter spegnere l’infiammazione e quindi rallentare quei processi neurodegenerativi che stanno alla base della progressione della disabilità.”
16/03/2023
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