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Si sente spesso parlare di burnout come di una forma molto intensa di stress da lavoro, ma qual è la sua definizione precisa e come è possibile riconoscerlo e gestirlo al meglio?

Burnout: cos’è

Il termine inglese burnout significa letteralmente bruciato, esaurito, scoppiato e va a indicare una sindrome da stress lavorativo cronico o da stress lavoro-correlato. Dal 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inserito il burnout all’interno dei “fattori che influenzano la salute”, specificando appunto che si tratta di una vera e propria sindrome e che, per essere diagnosticata, deve interessare solo l’ambiente lavorativo.

Questa condizione è stata descritta già a partire degli anni settanta, quando, però, veniva limitata alle cosiddette "helping professions", cioè a figure professionali di tipo assistenziale o deputate alla sicurezza pubblica, come medici, infermieri, assistenti sociali, insegnanti e forze dell’ordine.

Con il passare del tempo, si è appurato che a soffrire di burnout possono essere persone occupate anche in altri settori e si è esteso l’ambito di incidenza a tutti i lavoratori che hanno un contatto frequente con il pubblico, comprendendo quindi, per esempio, anche avvocati, ristoratori, impiegati delle poste e in segreterie.

Cause

La sindrome del burnout si sviluppa più facilmente in contesti dove viene richiesta particolare dedizione al lavoro e dove sono posti obiettivi troppo elevati. Inoltre, quando non è riconosciuto l’aspetto umano del lavoro, il rischio di burnout aumenta.

Fra le cause più frequenti rientrano:

La pandemia ha reso ancora più probabile il manifestarsi del burnout, anche per le dinamiche nuove e indefinite dello smart working, caratterizzato spesso dall'assenza di un chiaro orario e dall'impressione di non riuscire mai a smettere di lavorare.

Sintomi del burnout

I sintomi più comuni della sindrome da burnout sono:

  • mancanza di energia;
  • sensazione di distacco mentale o di cinismo nei confronti del proprio lavoro;
  • peggioramento delle prestazioni professionali.

Il burnout non è di solito un fenomeno improvviso, ma si manifesta in maniera graduale, spesso senza che il soggetto se ne renda conto. Primi campanelli d’allarme possono essere:

  • insonnia;
  • mal di testa;
  • inappetenza;
  • mal di stomaco;
  • irritabilità;
  • senso di frustrazione e fallimento;
  • scarsa motivazione al lavoro.

Effetti del burnout

Con il peggiorare della situazione, il soggetto finisce per dimostrare sempre più insofferenza nei confronti dell’ambiente lavorativo, dei colleghi e dei superiori, oltre che crescente difficoltà a svolgere le proprie mansioni. Questa sindrome determina in molti casi forme di dipendenza da alcol, farmaci o cibo e fenomeni di autolesionismo, ansia, isolamento, depressione e crisi di panico.

Come affrontare la sindrome da burnout

La cura per questa sindrome è l’introduzione di un cambiamento radicale nella propria vita professionale in concomitanza, se necessario, con un periodo di psicoterapia.
Se i sintomi vengono intercettati precocemente, può bastare adottare uno stile di vita equilibrato, per quanto riguarda, ad esempio, il ciclo sonno/veglia e l’alimentazione, e investire sulla socialità al di fuori dal contesto lavorativo. Sul posto di lavoro, è importante imparare a comunicare in maniera chiara e a delegare, quando il carico di mansioni risulta eccessivo.

A livello di prevenzione, è importante che in ambito lavorativo vengano promossi valori positivi, favorendo l’impegno, il coinvolgimento e l’autonomia, anche grazie ad una organizzazione efficace e coerente delle attività. 

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