Applicare su scala nazionale il modello organizzativo sperimentato per il vaccino anti-Covid a quello contro l'Hpv (Human Papilloma Virus). È la proposta dell'Istituto europeo di oncologia di Milano.
L'obiettivo è "motivare la popolazione, soprattutto i giovani, a vaccinarsi contro l'Hpv per ridurre a zero la mortalità per il tumore del collo dell'utero e frenare l'aumento dell’incidenza degli altri tumori collegati all'Hpv".
"La buona notizia di quest'anno è che in Italia è stata approvata la vaccinazione anti-Hpv per femmine e maschi dai 12 ai 45 anni - sottolinea Eleonora Preti, esperta nelle patologie Hpv-correlate dell'Unità di Ginecologia preventiva dello Ieo - Se questa ampia popolazione aderisse in massa alla campagna vaccinale, potremo allinearci ai primi Paesi che raggiungeranno l'obiettivo posto lo scorso anno dall'Organizzazione mondiale della sanità: portare la mortalità per tumore del collo dell'utero sotto la soglia di 4 donne ogni 100mila, cioè ridurla quasi a zero, entro il 2030. Il piano d'azione Oms riguarda le donne e prevede di vaccinare il 90% delle ragazze entro i 15 anni di età e sottoporre a screening il 70% delle donne entro i 45 anni. Vaccinare e fare screening sicuramente può ridurre la mortalità per tumore del collo dell'utero, ma non basta per far sparire il virus e i suoi effetti cancerogeni".
"Solo con l'adesione al vaccino anche della popolazione maschile - precisa la specialista - si può davvero fermare la circolazione virale e raggiungere più facilmente e rapidamente l'obiettivo mortalità zero per tumore del collo dell'utero e incidenza dimezzata per gli altri tumori Hpv-correlati. Infatti, in aggiunta agli obiettivi dell'Oms, il piano europeo 'Europe's Beating cancer', lanciato nel febbraio 2021, prevede l'incremento della copertura vaccinale dei maschi adolescenti".
Si stima che siano oltre 6.500 ogni anno - ricordano dall'Irccs fondato da Umberto Veronesi - i nuovi casi di cancro causati dal Papillomavirus in Italia: oltre alla quasi totalità dei tumori del collo dell'utero, il 70% dei tumori della vagina, il 16% dei tumori della vulva, l'87% di quelli dell'ano, il 29% di quelli del pene e un'alta percentuale dei tumori della faringe e dell'orofaringe.
"La diagnosi di tumori della gola Hpv-correlati è passata dal 40% del periodo 2000-2010 a circa il 70% di oggi nella casistica del nostro Istituto - riferisce Mohssen Ansarin, direttore del Programma Cervico-facciale Ieo - Le percentuali si sono invertite rispetto ai tumori orofaringei non legati a Hpv, che sono invece in diminuzione. Segno che il virus circola sempre più intensamente e anche la nostra capacità di riconoscerlo aumenta anche nei distretti non ginecologici. I tumori da Hpv colpiscono una popolazione giovane, il che pone con più forza il problema di trattamenti che conservino il più possibile le funzioni essenziali alla vita sociale, la voce e la deglutizione, e che possano essere ripetuti nel tempo. In sala operatoria noi facciamo del nostro meglio per togliere il tumore, ma la vera arma contro il cancro rimane la prevenzione - ammonisce l'esperto - specialmente in quei tumori maligni in cui il principale agente patogeno è noto, come i tumori dell'orofaringe Hpv-correlati. La campagna vaccinale contro l'Hpv, ora aperta in Italia anche ai maschi sotto i 45 anni, sarà la chiave non solo per proteggere le donne, ma anche per proteggere gli uomini dal rischio di tumori insidiosi come quello della gola".
"Covid-19 ha comprensibilmente compromesso il Piano nazionale di prevenzione vaccinale - osserva Ansarin – Ora, tuttavia, fortunatamente la situazione si avvia verso la normalità e il Covid non può più essere un alibi per rimandare la vaccinazione Hpv. Anzi, il modello organizzativo sperimentato per il vaccino anti-Covid potrebbe essere applicato a quello contro l'Hpv".
08/03/2022
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