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Basta una semplice passeggiata tra boschi e colline, in zone montuose al di sotto dei 1500 metri, ma ultimamente anche in parchi pubblici di città come Roma, per potersi ritrovarsi addosso una zecca. Il morso di questo parassita, che si nutre del sangue di uomini e animali, non è un problema, di per sé, ma è pericoloso perché può veicolare altre malattie batteriche (come la Borrelia, o Malattia di Lyme, dal batterio Borrelia burgdorferi) o virali (come la Tbe, encefalite da zecca).

Proprio per questo motivo, dopo un’escursione in mezzo ai prati, nelle zone endemiche, è importante riconoscere subito la presenza di zecche, esaminando bene soprattutto il corpo dei bambini e, nel caso, toglierla nel modo giusto - perché non rimanga nessuna parte all’interno - e mantenere alta l’attenzione se, nelle settimane successive, compaiono dei sintomi che possono far pensare alla Borrelia, o malattia di Lyme.

Malattie trasmesse dalle zecche

Le patologie infettive veicolate da zecche che hanno una rilevanza epidemiologica in Italia sono principalmente:

  • encefalite da zecca o Tbe (trasmessa principalmente dalla zecca dei boschi)
  • malattia di Lyme (trasmessa principalmente dalla zecca dei boschi)
  • rickettsiosi (trasmessa principalmente dalla zecca del cane)
  • febbre ricorrente da zecche
  • tularemia
  • meningoencefalite da zecche
  • ehrlichiosi.

La diagnosi della maggior parte di queste malattie si fa su base clinica, ma una terapia antibiotica, nelle fasi iniziali, è risolutiva quasi sempre, per le forme batteriche. Solo raramente (fino al 5% dei casi) e in soggetti anziani o bambini queste infezioni possono essere pericolose per la vita.

Il ruolo del cambiamento climatico

L'Agenzia europea per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) segnala un aumento della diffusione di questo parassita in tutta Europa. La presenza delle zecche anche in ambienti urbani, fenomeno registrato recentemente e che spiega il motivo di una maggiore attenzione al problema, sembra essere dovuta ai cambiamenti climatici, in particolare al caldo anomalo e anticipato. Le zecche, infatti, tendono a essere più attive quando le temperature si alzano, periodo che coincide con quello in cui anche le persone si muovono più frequentemente in luoghi ricchi di vegetazione o con animali, come prati, pascoli, boschi e stalle.

Zecche e habitat: cosa sapere

Contrariamente a quanto si ritiene, le zecche non sono insetti, ma artropodi, cioè della famiglia di ragni, acari e scorpioni. Questi parassiti esterni, grandi al massimo un centimetro, hanno un corpo tondeggiante. La testa, non distinguibile dal corpo, ha un apparato boccale (rostro) in grado di penetrare la cute e succhiare il sangue degli ospiti.

L’attività delle zecche è strettamente legata ai valori di temperatura e umidità: svernano nelle fessure delle rocce o nelle crepe dei muri di pollai e ricoveri per animali, ma con l’aumento delle temperature si riattivano. La presenza delle zecche dipende essenzialmente dalla presenza di ospiti da parassitare sul territorio. Per questo, luoghi come stalle, ricoveri di animali e pascoli sono tra i loro ambienti preferiti. L’habitat ideale per questi parassiti è ricco di erbe e arbusti, ma ci sono specie che vivono meglio nei boschi, in un clima fresco e umido, mentre la zecca del cane è tipica di zone a clima caldo e asciutto o dove la vegetazione è più rada.

Le zecche non saltano e non volano sugli ospiti sui quali si nutrono ma generalmente si portano sull’estremità delle piante erbacee o dei cespugli aspettando il passaggio di un animale al quale aggrapparsi (uomo incluso). Questi parassiti intuiscono la presenza di un possibile ospite in base all’anidride carbonica emessa e al calore del corpo. Si insediano conficcando il rostro nella pelle cominciano a succhiare il sangue. La puntura è generalmente indolore perché le zecche inoculano nell’ospite una certa quantità di saliva che contiene principi anestetici. Generalmente restano attaccate all’ospite per 2-7 giorni e poi si lasciano cadere spontaneamente.

Prevenzione

Per ridurre significativamente la possibilità di essere morsi dalle zecche, o almeno per individuarle rapidamente, prima che possano trasmettere una malattia è utile:

  • indossare abiti chiari (perché si vede più facile una zecca), coprire le estremità, soprattutto inferiori, con calze chiare (meglio stivali), utilizzare pantaloni lunghi e un cappello
  • evitare di strusciare l’erba lungo il margine dei sentieri, evitare di addentrarsi dive l’erba è alta
  • fare, al termine dell’escursione, un attento esame visivo e tattile della propria pelle, dei propri indumenti e rimuovere le zecche eventualmente presenti. Le zecche tendono a localizzarsi preferibilmente sulla testa, sul collo, dietro le ginocchia, sui fianchi
  • usare sempre negli animali domestici (cani) appositi prodotti contro le zecche, soprattutto a ridosso di una escursione
  • controllare, scuotere ed eventualmente spazzolare gli indumenti prima di portarli all’interno delle abitazioni per poi lavarli
  • usare repellenti: in commercio ci sono prodotti per tenere lontani gli insetti che sono efficaci anche contro le zecche. Si tratta di verificare in etichetta se il prodotto contiene DEET o N-dietiltoluamide e Icaridina o KBR3023.

Rimozione della zecca

Quando sulla pelle si trova una zecca, si deve prontamente rimuoverla perché la probabilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata della permanenza del parassita sull’ospite. La zecca, infatti, solo dopo alcune ore dal morso, rigurgita parte del pasto ed è in questo momento che potrebbe inoculare nel sangue dell’ospite eventuali patogeni. In ogni caso è importante ricordare che non tutte le zecche trasmettono infezioni.

Cosa non fare

Per rimuovere la zecca non utilizzare mai: alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, né oggetti arroventati, fiammiferi o sigarette per evitare che la sofferenza indotta possa provocare il rigurgito di materiale infetto e un ulteriore affondamento del parassita nella pelle dell’ospite.

Cosa fare

Per staccare la zecca dalla pelle bisogna afferrarla con una pinzetta a punte sottili, il più possibile vicino alla superficie della pelle, e rimuoverla tirando dolcemente cercando di imprimere un leggero movimento di rotazione. Attualmente si possono trovare in commercio degli specifici estrattori. È importante evitare di toccare a mani nude la zecca nel tentativo di rimuoverla: le mani invece devono essere protette (con guanti) e poi lavate.

Durante la rimozione è importante non schiacciare il corpo della zecca, per evitare il rigurgito che aumenterebbe la possibilità di trasmissione di agenti patogeni.

Dopo la rimozione la zona va disinfettata, evitando l’utilizzo di disinfettanti che colorano la cute, come la tintura di iodio.

Se il rostro rimane all’interno della cute, deve essere estratto con un ago sterile o con pinzette a punte sottili adeguatamente sterilizzate.

Dopo la rimozione di solito si effettua la profilassi antitetanica.

Se è possibile, si consiglia di conservare la zecca in una boccetta con alcol al 70% per una successiva identificazione morfologica ed eventuale isolamento di patogeni, in caso di comparsa di sintomi e ricevere cure mirate e medicine specifiche. In caso di malattia, informare quanto prima il medico della data e della località in cui si è venuti a contatto con la zecca.

Quando rivolgersi al medico

Nel caso si noti un alone rossastro che tende ad allargarsi oppure febbre, mal di testa, debolezza, dolori alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi, è opportuno chieder l’intervento di un medico.

Uso di antibiotici

Durante il periodo di osservazione, la somministrazione di antibiotici è sconsigliata perché può mascherare eventuali segni di malattia e rendere più complicata la diagnosi. Nel caso in cui, per altre ragioni, fosse necessario iniziare un trattamento antibiotico, è opportuno impiegare farmaci di cui sia stata dimostrata l’efficacia sia nel trattamento delle rickettsiosi che delle borreliosi. In ogni caso il medico saprà indicare la cura più utile.

18/07/2022

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