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In Italia il tumore al polmone, con quasi 40 mila decessi, è la prima causa di morte per neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne (dati Associazione italiana registri tumori). Il motivo principale di questa alta mortalità è che il tumore, nella maggior parte dei casi, viene scoperto quando è già in fase avanzata. Individuarlo precocemente non è cosa semplice; tuttavia, grazie alla ricerca, è possibile intervenire prima e meglio per prevenirne l’insorgenza.

Lo studio

I ricercatori dell’MD Anderson Medical Center di Houston (Texas) – tra i centri oncologici più importanti al mondo - hanno messo a punto un nuovo sistema per identificare chi ha maggiore probabilità di sviluppare il tumore, combinando la biopsia liquida con un modello di valutazione della storia dell’individuo, come età ed esposizione al fumo. Il fumo di sigaretta resta il fattore di rischio più importante: esiste infatti un chiaro rapporto tra questa abitudine e la malattia, e ciò vale anche per l'esposizione al fumo passivo. Più si è fumato (o più fumo si è respirato nella vita), maggiore è la probabilità di ammalarsi. Nel nostro Paese le stime Airtum parlano di 40.800 nuove diagnosi di tumore del polmone nel 2020 (27.500 negli uomini e 13.300 nelle donne), che rappresentano il 14,1 per cento di tutte le diagnosi di tumore negli uomini e il 7,3 per cento nelle donne.

Un semplice prelievo del sangue

Grazie a un prelievo di sangue e a un modello predittivo del rischio di sviluppare un tumore polmonare, è possibile identificare le persone a rischio, meglio di quanto non facciano gli attuali criteri di selezione stabiliti dall’US Preventive Services Task Force prima nel 2013 e poi nel 2021.

Negli Usa lo screening per il tumore al polmone è una consuetudine: una volta l’anno vengono invitate a sottoporsi a Tac (a basso dosaggio di radiazioni), tutte le persone tra i 50 e gli 80 anni fumatori (o ex fumatori, che hanno smesso da meno di 15 anni), con una storia di utilizzo di almeno 20 sigarette al giorno per 20 anni. Secondo gli scienziati di Houston è però possibile migliorare questo criterio di selezione. Nel loro studio, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, hanno sviluppato un test di valutazione personalizzata del rischio di tumore ai polmoni che analizza 4 marcatori presenti nel sangue e un altro modello di rischio che tiene conto dell’età e degli anni di dipendenza dal fumo di sigaretta (chiamato PLCOm2012).

Il nuovo sistema (prelievo e modello PLCOm2012) è stato testato in 1.299 campioni di sangue raccolti prima della diagnosi di cancro e in 8.709 campioni di persone che non hanno sviluppato il tumore. In questo modo, i ricercatori hanno identificato con lo screening annuale (tra le persone che usavano 10 o più pacchetti di sigarette/anno) il 9,2% in più di casi di tumore del polmone e ridotto del 13,7% il rinvio a ulteriori esami per falsi positivi.

Obiettivo del test

Lo screening per il tumore al polmone non è facilmente disponibile nella maggior parte dei Paesi- spiega Sam Hanash, autore dello studio, professore di Prevenzione clinica del cancro, alla guida del McCombs Institute for the Early Detection and Treatment of Cancer presso l'MD Anderson Medical Center -. Da qui, l’obiettivo di sviluppare un esame del sangue che può essere utilizzato prima per determinare la necessità di screening e rendere lo screening per il cancro ai polmoni molto più efficace. Il nostro studio mostra per la prima volta che un esame del sangue potrebbe essere utile per determinare chi può beneficiare dello screening del cancro ai polmoni. I risultati ci dicono che siamo sulla strada giusta per rendere la diagnosi precoce più efficace”.

Quando i ricercatori di Houston hanno iniziato a lavorare su un esame del sangue, “c'erano molti tipi diversi di marcatori – ricorda Hanash - Abbiamo fatto più analisi nel corso degli ultimi dieci anni per trovare un test efficace in termini di costi, semplice ma robusto, che è stato il principio guida della nostra ricerca". Per testare la combinazione di marcatori ematici con il modello PLCOm2012, gli scienziatio hanno analizzato più di 10.000 biospecifici dallo studio PLCO, compresi 1.299 campioni di sangue raccolti da 552 individui che hanno sviluppato il cancro ai polmoni e 8.709 campioni raccolti da 2.193 persone che non hanno sviluppato il cancro ai polmoni.

"Un esame del sangue identificherebbe le persone che potrebbero beneficiare dello screening del cancro ai polmoni ma che oggi non sono idonee – conclude Hanash -. Decine di milioni di persone in tutto il mondo potrebbero beneficiare dello screening del cancro ai polmoni. Se si può migliorare l'idoneità allo screening anche solo del 5%, questo ha un impatto incredibile". Prossimo step la validazione del test e del modello in uno studio clinico.

10/10/2022

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