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Nel corso della storia della medicina, la ricerca ha fatto passi da gigante, apportando radicali miglioramenti in ambito di aspettativa e qualità di vita delle persone. Fra le ricorrenze più significative, nel 2021 non si può ignorare il centenario della scoperta dell’insulina, come farmaco salvavita per i malati di diabete, e le tappe fondamentali di questo percorso.

A cosa serve l’insulina

L’insulina è un ormone secreto dal pancreas che ha lo scopo di bilanciare i livelli di glucosio nel sangue. Le persone affette da diabete soffrono di iperglicemia, ovvero di livelli di glucosio troppo elevati, a causa di una scarsa o addirittura assente produzione di insulina. Si tratta di una malattia cronica che può comportare complicanze anche gravi e intaccare il funzionamento di diversi organi.

Le forme principali di diabete sono:

  • diabete di tipo 1, o giovanile, si manifesta fra i 6 mesi e i 25 anni;
  • diabete di tipo 2, o diabete alimentare o dell’adulto.

Il diabete di tipo 1 è determinato da una reazione di tipo immunologico che tende a distruggere le cellule beta del pancreas, addette alla produzione di insulina, che quindi risulta del tutto assente. L’unico modo per contrastare questa forma di diabete al momento è proprio tramite somministrazioni ripetute più volte al giorno di insulina. Anche in una parte dei soggetti affetti da diabete di tipo 2 viene prescritta la terapia insulinica, insieme ad altre tipologie di trattamenti.

Secondo l’Oms, a livello internazionale si registrano oltre 425 milioni di persone affette da diabete, con numeri in continua crescita.

La scoperta dell’insulina

Nel 1916, lo scienziato rumeno Nicolae Paulescu sviluppa un estratto di liquido pancreatico e lo inietta a un cane diabetico, riuscendo a normalizzare i livelli di glucosio del sangue. Lo studio, pubblicato nel 1921, viene ripreso dal ricercatore canadese Frederick Banting, dall’allora studente Charles Best e da J.R. Macleod e Bertrand Collip, che effettuano a loro volta una pubblicazione e portano avanti gli esperimenti nell’ambito di una ricerca presso l’Università di Toronto. A questa data e a questi ultimi studiosi venne attribuita la scoperta dell’insulina per curare il diabete, mentre il contributo di Paulescu finì in secondo piano.

La prima somministrazione di insulina sull'essere umano avvenne con il caso del quattordicenne Leonard Thompson, in fin di vita sul letto di ospedale a causa del diabete e salvato dalla terapia in meno di 24 ore.

Per comprendere appieno la portata dell’impiego di insulina come trattamento del diabete, basti pensare che i primi casi di questa patologia risalgono a papiri egiziani del 1500 a.C. e che, fino all'invenzione del farmaco, nei reperti storici troviamo descrizioni di medici del tutto inermi di fronte a pazienti agonizzanti e senza speranze. Il diabete era infatti una malattia fatale, che limitava pesantemente l’aspettativa di vita.

Altre grandi civiltà del passato cercarono di comprendere, con pochi strumenti e conoscenze limitate, l’origine della malattia. Areteo di Cappadocia, medico dell’antica Grecia, nel 150 d.C. coniò il termine diabete mellito. L’espressione deriva in parte dal greco diabaino (= passare attraverso) e in parte dal latino mellitus (= dolce): chiaro riferimento al sapore dolce delle urine dei malati, fenomeno già riscontrato in India nel 50 a.C. dal medico Susruta.

Un primo grande passo nell’Ottocento fu compiuto quando si iniziò a capire che l’origine di questo male risiedeva nel mancato funzionamento del pancreas. Nel 1889, asportando l’organo endocrino a un cane, l’austriaco Oskar Minkowski notò l’insorgere del diabete nell’animale.

Il Novecento è stato sicuramente il secolo più proficuo in assoluto per gli studi riguardo all’insulina: infatti, nel 1910, Sir Edward Albert Sharpey-Schafer, padre fondatore dell’endocrinologia, coniò il nome della sostanza prodotta dalle isole pancreatiche, che riteneva assente nelle persone affette da diabete.

Dopo l’esperimento andato a buon fine del 1921 e il successo con Thompson, i ricercatori canadesi affinarono la scoperta riuscendo a ricavare insulina di estrazione bovina, che venne messa sul mercato come cura per il diabete. La scoperta portò nel 1923 Banting e Macleod a essere insigniti del Premio Nobel per la medicina.

I progressi della terapia insulinica

Ulteriori ricerche portarono a migliorare l’efficacia della terapia, grazie all’elaborazione di diverse varietà di insulina, sempre di origine animale ma con diversi tempi di assorbimento, in modo da assicurare al paziente il fabbisogno di insulina per 24 ore.

Il progresso tecnologico, a partire dalla seconda metà del Novecento, ha portato con sé grandi benefici. La comunità scientifica si impegnò soprattutto nell’incrementare la produzione e facilitare il recupero di insulina, anche per merito del lavoro di Frederick Sanger, che nel 1955 ne pubblicò la struttura all’interno di uno studio che meritò l’attribuzione del secondo Nobel nella storia del diabete.

Nel 1967, con la messa a punto del primo pungidito, uno strumento per la valutazione della glicemia tramite una goccia di sangue capillare, ci si è avviati verso l’autocontrollo glicemico domiciliare. Dispositivi sempre più piccoli e indossabili hanno aperto le porte dell’epoca del monitoraggio continuo, per una gestione più attenta e pratica della terapia insulinica.

Nel 1978, inoltre, il ricercatore statunitense Herbert Boyer è riuscito nell’impresa di produrre la prima insulina umana per via sintetica, con il vantaggio di eliminare possibili reazioni allergiche causate dalla formazione di anticorpi anti-insulina. Grazie alla biotecnologia, è diventato anche possibile produrre l’insulina tramite tecnologia del DNA ricombinante in sistemi batterici; questa tecnologia è stata utilizzata, per la prima volta, nel 1982 negli Stati Uniti.

La ricerca medica continua ad avanzare e sono state introdotte negli ultimi anni, tra l’altro, nuove insuline a lunga durata d'azione, capaci di riprodurre una insulinemia di base molto simile a quella fisiologica, e insuline a rapido assorbimento. Innovazioni che mirano a migliorare l’efficacia dei trattamenti e a garantire ai milioni di persone affette da diabete in tutto il mondo una vita sempre più normale.

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