Diabete
È una malattia cronica caratterizzata da livelli di zucchero nel sangue più elevati rispetto alla norma, a causa di un’inadeguata o assente produzione dell'ormone insulina
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È una malattia cronica caratterizzata da livelli di zucchero nel sangue più elevati rispetto alla norma, a causa di un’inadeguata o assente produzione dell'ormone insulina
Il diabete è una malattia cronica caratterizzata da livelli di zucchero nel sangue più elevati (iperglicemia) rispetto alla norma, a causa di un’inadeguata o assente produzione di insulina, l’ormone prodotto dal pancreas che regola il livello di glucosio nel sangue, o da una ridotta capacità dell’organismo di utilizzare l’insulina.
L’iperglicemia, se non controllata con una cura adeguata, può favorire nel tempo complicanze croniche: danni a reni, retina, nervi periferici e sistema cardiovascolare (cuore e arterie).
In Italia, secondo Diabete Italia (www.diabeteitalia.it) ne soffrono circa 3,7 milioni di persone; un paziente su tre tra i 35 e i 69 anni – in base ai dati del Ministero della Salute – ha il diabete ma non ne è a conoscenza.
A livello globale (dati Oms) il numero di diabetici sale a oltre 425 milioni e sarebbe destinato a crescere fino a 522 milioni entro il 2030 e 642 milioni nel 2040, rispetto ai 70 milioni del 2000, con evidenti importanti ripercussioni sulla vita dei pazienti e delle loro famiglie e sui costi e l’organizzazione dei sistemi sanitari.
Negli anziani la malattia è più comune: nella fascia d’età maggiore di 65 anni la prevalenza è del 13%-14%.
Dal punto di vista economico, Diabete Italia stima che 20 miliardi siano i costi diretti e indiretti della malattia: la voce più alta è naturalmente quella dell'ospedalizzazione (circa 7 miliardi) ma pesano anche le assenze dal lavoro (5 miliardi) e i prepensionamenti (7 miliardi).
E proprio perché il diabete rappresenta un’emergenza socio-sanitaria per l’elevato numero di casi e le gravi complicanze a carico di vari organi, il 14 novembre si celebra la Giornata mondiale del diabete, istituita nel 1991 dall'International Diabetes Federation e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per sensibilizzare e informare l'opinione pubblica sull'impatto che il diabete ha sulla famiglia e promuovere il suo ruolo nella gestione, cura, prevenzione e conoscenza della malattia.
Le forme principali di diabete sono: il diabete di tipo 1, il diabete di tipo 2. Ma ne esistono altre tipologie: il diabete infantile, il diabete gestionale e il diabete secondario, cioè causato da altra malattia o da alcuni farmaci.
Il diabete di tipo 1 riguarda circa il 3-5% delle persone affette da diabete e in genere si manifesta prima dei 40 anni ma può colpire anche i bambini piccoli.
Non a caso è la malattia endocrina più diffusa nei bambini. In Italia ci sono 25 mila casi di diabetici di tipo 1 fino a 18 anni, su 240 mila complessivi (fonte: Diabete Italia).
I sintomi del diabete 1 fanno la loro comparsa in modo improvviso:
La causa ad oggi non si conosce ma è noto che nel diabete di tipo 1 una reazione immunologica distrugge le cellule beta del pancreas che producono l’insulina, non a caso viene classificato tra le malattie cosiddette “autoimmuni”, dovute cioè da una reazione del sistema immunitario contro l’organismo stesso.
Questa forma di diabete, poiché caratterizzato dall'assenza totale di secrezione insulinica, si può curare solo con l’insulina, con più somministrazioni nell’arco della giornata per cercare di riprodurre la secrezione fisiologica di questo ormone nel digiuno e in risposta ai pasti.
Noto come “diabete alimentare”, è la forma più frequente con più di tre milioni e settecentomila casi in Italia, nel mondo tende a diffondersi sempre più specie nei Paesi in via di sviluppo. Si manifesta generalmente dopo i 40 anni, soprattutto in persone sovrappeso o obese che perdono progressivamente la capacità di controllare l’equilibrio della loro glicemia.
Questa forma di diabete rimane silente per molti anni poiché l’iperglicemia si sviluppa gradualmente.
I sintomi del diabete di tipo 2 compaiono lentamente, in modo lieve sotto forma di:
stanchezza
Il diabete secondario, è causato da un’altra patologia (del pancreas o di altri organi) e, soprattutto nelle persone predisposte, da una terapia prolungata a base di farmaci cortisonici.
Fra le malattie che possono causare diabete – secondo la Società Italiana di Diabetologia (www.sid.it) vanno ricordate le pancreatiti croniche, la cirrosi epatica, l’insufficienza renale cronica, l’acromegalia (malattia rara dovuta ad un'eccessiva produzione di ormone della crescita).
Questo tipo di diabete si sviluppa anche quando viene asportato chirurgicamente il pancreas.
Più frequente nei bambini è la forma di diabete di tipo 1, in cui vi è una carenza totale di insulina. In Italia, il diabete di tipo 1 si verifica ogni anno in 8.1 bambini su 100.000. Si presenta con maggior frequenza nelle femmine, con un rapporto di 1 a 5.
Esistono altre forme di diabete che, in misura minore, possono interessare i bambini:
La causa del diabete di tipo 1 nei bambini non è nota. Esistono ipotesi su cause genetiche (per via della tendenza all'ereditarietà) e ambientali.
I principali campanelli di allarme che necessitano di una consultazione medica sono:
Nei casi più gravi, possono essere presenti:
È necessario iniziare la terapia il più presto possibile e seguirla correttamente.
Il farmaco indispensabile per curare il diabete di tipo 1 nei bambini è l'insulina, che deve essere somministrata più volte al giorno (4 o più volte) al bambino mediante un'iniezione sottocutanea.
La quantità di insulina da somministrare varia in base all'età e alle attività del bambino.
Sono disponibili diversi tipi di insulina - ultrarapida, rapida, intermedia, lenta - da somministrare in diversi momenti della giornata.
Oltre all’insulina, fondamentali ai fini della terapia:
Il diabete gestionale è presente nel 6-10% delle gravidanze. Si manifesta quando, dopo il sesto mese di gestazione, la madre non riesce a tenere sotto controllo la glicemia. Viene trattato con la dieta, ma talvolta, quando la glicemia non è controllata, è necessaria la terapia insulinica.
In genere scompare dopo il parto, ma costituisce una condizione di rischio per la mamma, per la successiva comparsa di diabete tipo 2 in età più avanzata.
Per effettuare la diagnosi di diabete è necessario sottoporsi a un esame del sangue.
Per la diagnosi di diabete è sufficiente un valore di glicemia a digiuno uguale o superiore a 126 mg/dl (confermato in almeno due giornate differenti);
oppure quando, il valore della glicemia è uguale o superiore a 200 mg/dl alla seconda ora dopo un carico orale di glucosio oppure quando è uguale o superiore a 200 mg/dl in un momento qualsiasi della giornata in presenza dei sintomi tipici della malattia.
Esistono anche condizioni in cui i livelli di glucosio nel sangue non sono ottimali e che rappresentano un aumentato rischio di sviluppare il diabete in futuro. Queste condizioni sono così diagnosticate e definite:
Circa un soggetto ogni 5 in queste condizioni sviluppa diabete in 5 anni.
Il principale trattamento del diabete è la terapia insulinica, inevitabile per curare il diabete di tipo 1.
Consiste in iniezioni sottocutanee e grazie a questa strategia terapeutica e ad un corretto stile di vita la maggior parte dei pazienti riesce a condurre una vita normale e a prevenire l'insorgenza delle complicazioni a lungo termine della malattia.
A differenza del diabete di tipo 1, il diabete tipo 2 prevede differenti trattamenti rispetto alla terapia insulinica. Ad oggi, però, non esiste un farmaco per tutti i pazienti con diabete tipo 2.
Ecco perché ogni singolo paziente ha la sua terapia individuale basata sul quadro clinico e le caratteristiche dello stesso.
Le società internazionali di diabetologia raccomandano, comunque, i seguenti obiettivi terapeutici, finalizzati alla cura della malattia, alla prevenzione delle complicanze acute e croniche ma anche, e soprattutto, a migliorare qualità e aspettativa di vita del paziente diabetico:
Oltre agli obiettivi del metabolismo glucidico, il trattamento del diabete prevede:
Le maggiori complicanze derivate dal diabete possono arrecare al paziente diversi danni:
Il diabete tipo 1 non può essere prevenuto ma è comunque possibile posticipare l’insorgenza o ridurre la gravità delle sue complicanze, mantenendo quanto più possibile stabili nel tempo i valori glicemici.
Ecco alcune regole da seguire per la prevenzione delle complicanze del diabete di tipo 1:
Stando a quanto dichiarato dagli esperti, il diabete di tipo 2 si può prevenire in oltre l’80% dei casi adottando uno stile di vita sano: alimentazione corretta, buon esercizio fisico, anche solo camminare mezz’ora al giorno a passo svelto, assumere farmaci orali, e solo in una minoranza dei casi con l’insulina.
Prediligere cibi sani e genuini, come verdure, frutta, pasta e pane integrali, pesce, carne, formaggi, ma controllandone le quantità per correggere o prevenire il sovrappeso. Evitare i cibi preconfezionati.
Puntare sulla prevenzione vuol dire ridurre drasticamente anche il rischio di sviluppare ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e altri fattori di rischio per l’apparato cardiovascolare.
Per chi soffre di diabete, eseguire un corretto monitoraggio del livello di glicemia nel sangue è prezioso e vitale. I valori glicemici possono, infatti, cambiare nel corso della giornata e una maggiore consapevolezza da parte del paziente, può essere di aiuto nel monitoraggio costante della propria condizione.
Tale controllo tra le altre cose consente di:
Gli orari appropriati per le misurazioni glicemiche domiciliari sono poco prima della colazione, del pranzo e della cena e circa 2 ore dopo l’inizio della colazione, del pranzo e della cena.
È utile misurare la glicemia anche quando si ritiene di avere la glicemia troppo bassa perché c’è qualcuno di questi disturbi: nervosismo, batticuore, debolezza, vuoto allo stomaco, tremore, sudore, vista confusa.
Nei pazienti con diabete di tipo 1, abitualmente trattati con 3-4 somministrazioni di insulina, il controllo della glicemia deve essere eseguito 4 volte al giorno: prima di ogni pasto (quindi prima di ogni iniezione) e prima di andare a letto.
Nei pazienti con diabete di tipo 2, è sufficiente eseguire un controllo più saltuario, limitato mediamente a 1-2 controlli al giorno. La necessità di un controllo glicemico è però maggiore nelle fasi di aggiustamento della terapia.
Chiunque può essere colpito dal diabete, anche se la probabilità di sviluppare questa malattia è maggiore se si ha una relazione di parentela in primo grado (genitori, figli, fratelli) con una persona diabetica e, per il diabete di tipo 2, si è obesi, ipertesi o si hanno valori elevati di grassi nel sangue (trigliceridi, colesterolo).
Convivere con il diabete e prevenire attivamente le complicanze è possibile. Ma per farlo, è innanzitutto necessario sapere che cosa e perché, nella vita di ogni giorno, causa un aumento o una diminuzione della glicemia, per mantenerla il più possibile vicino ai livelli normali fin dall’esordio della malattia e per tutta la vita.
In altre parole, è importante conoscere bene la malattia per poterla gestire attivamente. La conoscenza e un’attenta gestione sono la base indispensabile per una buona cura del diabete.
La regola principale per chi soffre di diabete è quella di evitare alimenti particolarmente ricchi di zuccheri come zucchero bianco e di canna, marmellata, miele, crema di nocciole, dolci, frutta sciroppata o candita, mostarda di frutta, bevande zuccherine (cola, acqua tonica, tè freddo, ecc), succhi di frutta.
Oltre a ridurre o abolire del tutto il consumo di zuccheri semplici, la persona che convive con il diabete deve:
Le persone con il diabete in trattamento, che hanno raggiunto un buon controllo della propria patologia, necessitano di una quantità giornaliera di circa 2,5 litri di acqua, che dovrebbe essere distribuita durante il giorno in piccole dosi.
Il paziente con diabete deve sottoporsi a visite mediche periodiche dal proprio medico di medicina generale e dallo specialista diabetologo. Il programma di cura deve includere uno screening e l’esecuzione, ripetuta ad intervalli pre-stabiliti, dei seguenti esami:
Uno studio condotto dal Baker IDI Heart and Diabetes Institute e dalla Monash University di Melbourne, pubblicato su Diabetologia, rivela che i malati di diabete hanno una ridotta aspettativa di vita, vivono circa 3 anni in meno rispetto a chi non soffre di tale patologia.
Quando colpisce bambini sotto i 10 anni di età, il diabete di tipo 1 è associato a molte più complicanze e accorcia l'aspettativa di vita dei pazienti. Lo conferma un maxi-studio pubblicato sulla rivista The Lancet e condotto in Svezia presso l'Università di Göteborg e che ha coinvolto 27 mila diabetici di tipo 1 e 135 mila soggetti sani.
Dalla ricerca, inoltre, è emerso che le donne che si ammalano da bambine hanno in media un'aspettativa di vita ridotta di ben 18 anni rispetto a coetanee senza la malattia (vivono in media 70,9 anni contro gli 88,6 anni vissuti in media da una donna senza diabete), per gli uomini che si ammalano da bambini l'aspettativa di vita si accorcia di 14 anni (hanno una vita media di 69,1 anni contro gli 83,3 di maschi senza diabete).
La malattia è più clemente con coloro che si ammalano tra 26 e 30 anni; in questo caso l'aspettativa di vita si riduce di 10 anni in media.
Secondo uno studio dell’Università di Nantes (Francia), pubblicato nel gennaio 2021 su Diabetologia e condotto su 2.796 partecipanti, 1 paziente su 5, tra i diabetici ricoverati per il virus SarS-CoV-2, muore entro 28 giorni dal ricovero.
Una glicemia elevata al momento del ricovero si associa ad un aumentato rischio di morte. Tutti i dati ad oggi disponibili – secondo gli esperti – dimostrano che anche nelle persone con diabete la vaccinazione anti Covid-19 è efficace e sicura.
Per questo motivo, la Società Italiana di Diabetologia, l’Associazione Medici Diabetologi e la Società Italiana di Endocrinologia si sono fatte promotrici della richiesta di rendere prioritaria la vaccinazione anti Covid-19 per le persone con diabete.
Dall'Associazione medici diabetologi confermano che la mortalità da Covid-19 fra i diabetici è doppia, così come è doppio il rischio di contrarre il virus nelle forme più gravi, perché le persone con tale patologia, in particolare gli anziani, hanno altre complicanze e condizioni che aggravano lo stato di fragilità.
Durante il primo lockdown, per questi pazienti le prestazioni specialistiche e con il proprio medico curante sono state ridotte drasticamente per evitare loro il rischio di contrarre il virus. Risultato? I pazienti hanno abbassato la guardia, mangiato in eccesso e ridotto l’attività motoria.
Ma la malattia non va in lockdown. Il diabete è un fattore di rischio e se mal controllato la patologia si aggrava e il rischio è ancora più alto di contrarre il virus nelle forme più gravi.
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