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Un nuovo modello di gestione del diabete grazie alle risorse stanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è stato messo a punto dall’Associazione medici diabetologi (Amd) e dalla Società italiana di diabetologia (Sid). Nel position paper presentato recentemente al ministero della Salute, le due associazioni hanno elaborato un sistema di presa in carico del paziente con diabete considerando uno dei focus fondamentali del Pnrr, cioè l'integrazione con la medicina del territorio per le malattie croniche e non trasmissibili. Lo stesso documento è stato sottoposto da Amd e Sid anche alle Commissioni XII di Camera e Senato e alla Conferenza delle Regioni, ed è in fase di discussione con le diverse Istituzioni.

Il diabete, per prevalenza, comorbilità e complicanze, rappresenta l'esempio paradigmatico delle malattie croniche. I punti chiave per una nuova gestione del diabete comprendono, secondo il presidente Amd, Graziano Di Cianni: “Ottimizzazione della rete diabetologica con un coinvolgimento crescente della medicina generale, con la valorizzazione di team diabetologici sempre più ampi e multiprofessionali, con l'integrazione delle strutture sanitarie e l'implementazione di una compiuta telemedicina, per una vera assistenza di prossimità che avvicini la cura il più vicino possibile alla persona con diabete".

Il modello proposto dalle due società scientifiche prevede la gestione della complessità del diabete attraverso uno schema costruito in base ai veri bisogni dei pazienti, ma anche sulle modalità operative dei professionisti coinvolti. “L’implementazione della proposta Amd-Sid, disegnata a partire dalle disposizioni previste dalla Missione 6 ‘Salute’ del Pnrr - commenta Agostino Consoli, presidente Sid - rappresenta un banco di prova importante sia per misurarci, come professionisti, con una nuova sfida, oggi essenziale per il rinnovamento del nostro Servizio sanitario nazionale, ma anche per valutare la validità degli indirizzi del Pnrr nell'efficientare gli attuali modelli di gestione delle cronicità. Anche da questo punto di vista, il diabete può rappresentare un paradigma fondamentale, in funzione di 'banco di prova' per le strategie future del Servizio sanitario nazionale nell'affrontare tutte le cronicità”.

L'auspicio è che il nuovo modello organizzativo - si legge nel paper - mutuando gli aspetti virtuosi dell'esperienza clinico-assistenziale maturata negli ultimi anni - a partire dalla multi-professionalità garantita dal team diabetologico - sappia declinare questo patrimonio di professionalità, conoscenze e competenze in chiave di maggiore prossimità e capillarità, sfruttando a pieno anche l'opportunità offerta dalle nuove tecnologie.

La situazione

Con una prevalenza in continua crescita – è sintetizzato nel documento Amd e Sid - il diabete viene identificato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) quale priorità globale per tutti i sistemi sanitari. In Italia si contano 4 milioni di pazienti, ma si stima che un milione non abbia ancora ricevuto la diagnosi. Prima del Covid-19, la curva epidemiologica sembrava aver raggiunto un plateau, ma recenti evidenze fanno temere un ulteriore significativo aumento della prevalenza della malattia legato proprio alle conseguenze della pandemia.

Se non diagnosticato, diagnosticato tardivamente o non trattato appropriatamente - anche a causa di un insufficiente collegamento tra medicina generale e specialistica - il diabete può causare complicanze severe che possono interessare diversi organi e incidere negativamente sul benessere della persona, condizionandone pesantemente la qualità di vita e abbreviandola in media di 6 anni. D’altro canto, l’assistenza specializzata ha mostrato una riduzione del 19% della mortalità per tutte le cause nelle persone con diabete.

La complessità nella gestione del diabete rappresenta una sfida per l’intero ecosistema sanitario. Coinvolge molteplici professionisti nell’attività di diagnosi, monitoraggio e trattamento. Inoltre, impegna risorse sempre più rilevanti per garantire l’accesso alle cure migliori e all’innovazione, nel rispetto dei principi di equità e uguaglianza. Secondo le stime, in Italia ogni paziente genera per i soli costi diretti un impatto economico per il Servizio Sanitario Nazionale pari a circa € 3.500 all’anno per un totale di circa 14 miliardi annui. A questi vanno aggiunti i costi indiretti che sono stati stimati essere di entità almeno pari ai costi diretti.

Le proposte nel paper di Amd e Sid

Alcune priorità, individuate dalle due Società scientifiche, su cui sarebbero liete di collaborare e confrontarsi con le Istituzioni:

  • Potenziare la rete diabetologica e basarla su centri multi-professionali ospedalieri o territoriali
  • Ottimizzare la rete diabetologica inserendo i professionisti isolati nei centri multi-professionali
  • Articolare la rete diabetologica in 350-400 centri multi-professionali, ognuno dei quali assiste circa 15.000 persone
  • Allocare fondi per ampliare il reclutamento e la formazione di personale dedicato all’assistenza al diabete (1 diabetologo e 1 infermiere ogni 1.000 pazienti, quindi almeno 4.000 specialisti vs i 2.000 attuali e almeno 4.000 infermieri vs i 1.500 attuali, 1 dietista ogni 5.000 pazienti, quindi almeno 800 dietisti vs i 400 attuali; almeno 1 psicologo e 1 podologo ogni 10.000 pazienti, quindi almeno 400 psicologi e podologi vs i pochissimi oggi disponibili, aumentare di almeno il 50% il numero di contratti per le scuole di specializzazione in endocrinologia e malattie del metabolismo)
  • Garantire maggiore sinergia tra specialisti endocrinologi/diabetologi e medici di medicina generale prevedendo la collaborazione di membri del Team diabetologico presso le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità e le Rsa
  • Implementare e potenziare la digitalizzazione (teleconsulti, teleassistenza, educazione terapeutica via web, condivisione di dati clinici, ecc.) integrando i processi per migliorare la qualità dell’assistenza attraverso il continuo dialogo medico-paziente e il confronto tra professionisti
  • Rafforzare le funzioni e le professionalità del diabetologo nel suo ruolo di coordinatore dell’intero percorso di cura, anche attraverso una formazione specifica dedicata alle competenze manageriali.

09/09/2022

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