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L’attività sportiva svolge un ruolo importante nel contribuire a mantenere il benessere fisico, come testimoniano ormai numerosi studi. Il sovrallenamento può, però, causare problematiche cardiache e aumentare il rischio di sviluppare fibrillazione atriale rispetto alla popolazione generale, con possibili serie conseguenze. 

La ricerca

Una ricerca pubblicata sul Clinical Journal of Sport Medicine ha valutato i parametri di quasi mille atleti che avevano dedicato anni ad allenamenti estremamente intensi. Un’attività fisica di questo tipo aumenta, in generale, il rischio di infiammazione, invecchiamento precoce, logorio dei tessuti e insorgenza di fibrillazione atriale. Al contrario di quello che succede se si pratica esercizio in maniera regolare ma a intensità ridotta, che è in grado di migliorare il funzionamento del sistema immunitario e la sensazione di benessere, oltre all’efficienza di tutti gli organi e degli apparati, contribuendo a ridurre la frequenza cardiaca e la gravità degli episodi di fibrillazione.

Cosa succede quando ci si allena troppo

Durante l’attività fisica, viene pompata una maggiore quantità di sangue agli organi, aumentando la frequenza dei battiti e la forza di contrazione. L’esercizio fisico prolungato nel tempo determina un rafforzamento del muscolo cardiaco, noto come “cuore d’atleta”, con diminuzione dei valori della frequenza dei battiti sia a riposo sia da sforzo, a parità di livello di esercizio. Questi cambiamenti hanno effetti benefici sull’efficienza del sistema cardiovascolare e, in generale, sul benessere psicofisico.

Esagerare con l’attività fisica, però, può causare la sindrome da sovrallenamento, che si verifica quando lo stress accumulato da un atleta supera la sua capacità di recupero. Fra i segnali principali rientrano calo del rendimento, forte stanchezza, che persiste anche dopo il riposo, difficoltà a dormire, indolenzimento muscolare, cambiamenti di umore e ansia.

Fibrillazione atriale, cos’è e quali rischi comporta

Inoltre, soprattutto in uomini sopra i 40, l’allenamento intenso aumenta il rischio di fibrillazione atriale, una forma di aritmia cardiaca che si può manifestare con battito cardiaco accelerato e irregolare. Come conseguenza dell’elevata frequenza cardiaca si verifica in questi casi una riduzione dell’efficienza contrattile del cuore e la comparsa di sintomi come palpitazioni, dolore toracico, dispnea, affaticamento, per arrivare fino a perdita di coscienza e scompenso cardiaco.

Altra seria problematica che può legarsi alla fibrillazione atriale è un maggiore rischio di ictus cerebrale, connesso alla minore contrattilità degli atri del cuore che può provocare la formazione di coaguli, da cui possono staccarsi frammenti in grado di raggiungere il circolo cerebrale, determinando quella forma di ictus definita cardioembolica.

Come regolare gli allenamenti

Per valutare l’intensità dell’allenamento vanno presi in considerazione diversi parametri, ovvero:

  • il carico, cioè il volume di lavoro che viene svolto su base oraria;
  • la frequenza settimanale;
  • l'intensità cardiovascolare che viene richiesta dall'attività;
  • il tipo di lavoro muscolare (aerobico o anaerobico, isometrico, isotonico).

In più, si possono distinguere:

  • sport di resistenza, come corsa, nuoto o bicicletta;
  • sport di coordinazione, come il golf, l'equitazione, il tiro a segno;
  • sport di forza muscolare, come sollevamento pesi e body building;
  • sport misti, come calcio, tennis, pallavolo e basket.

Tenendo quindi comunque conto del tipo di sport e di impegno richiesto, un’attività di intensità lieve o moderata (55-75% della frequenza cardiaca massima per età) per 2,5 / 3 ore settimanali consente già di ottenere benefici a livello generale e, nello specifico, di attuare un'efficace prevenzione cardiovascolare.

28/08/2023

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