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I minuti possono salvare una vita. È questo il significato di ‘Minutes can save lives’, tema scelto dalla World stroke organization per la Giornata mondiale contro l’ictus che si è celebrata il 29 ottobre, per sottolineare l’importanza di riconoscere tempestivamente i sintomi di una patologia cardiovascolare che, secondo stime recenti, nel corso della vita, colpisce il 25% della popolazione. Quando si manifesta un ictus cerebrale, infatti, ogni minuto è fondamentale, perché ogni secondo vengono bruciati 32mila neuroni e 1,9 milioni per ogni minuto.

L’ictus ischemico, o infarto cerebrale, si verifica quando, a seguito a un insufficiente apporto di sangue e ossigeno al cervello, per l’ostruzione di un’arteria a causa di una placca aterosclerotica, un trombo, un coagulo, c’è sofferenza e morte di una parte del tessuto cerebrale con conseguente riduzione o perdita delle funzioni regolate nella zona interessata.

Diventa chiaro quindi il motivo per cui il tempo fa la differenza: più precocemente si interviene per rimuovere l’ostruzione, con tecniche di trombolisi (che fluidificano il coagulo) o trombectomia meccanica (asportazione del trombo), per ripristinare il flusso sanguigno, meno sofferenza e danni si avranno nel tessuto nervoso.

Sono 5 i principali sintomi o campanelli d’allarme che fanno sospettare un caso di ictus:

  • Rigidità a spalla e collo. In assenza di condizioni come obesità o artrosi cervicale, non si riesce a toccare il petto con il mento è bene consultare il medico. Anche il non riuscire a coordinare i movimenti né stare in equilibrio sono sintomi importanti.
  • Vertigini e confusione. Capogiri e perdita di lucidità sono altri segnali che possono rivelare un potenziale ictus in atto.
  • Emicrania improvvisa. Un violento mal di testa non deve essere preso alla leggera.
  • Visione offuscata o doppia. Disturbi nella visione a uno o entrambi gli occhi sono abbastanza frequenti in corso di ictus.
  • Sensazione di intorpidimento in una o più parti del corpo. Indolenzimento, debolezza o addirittura paralisi a braccia, gambe, o viso sono sintomi chiari.

Il FAST test, di origine anglosassone, è un acronimo particolarmente utile e semplice da ricordare per capire se si è in presenza di un ictus in 4 step che ricordando la necessità di essere veloci (Fast in inglese):

  • Face (faccia), chiedere alla persona di sorridere per osservare che gli angoli della bocca siano uguali, verifica il sintomo della bocca storta
  • Arms (braccia), chiedere alla persona di sollevare le braccia e vedere se riesce per testare il sintomo della debolezza di una parte del corpo, minore forza di muovere un braccio, una gamba o entrambi
  • Speech (linguaggio), chiedere alla persona di ripetere una frase e valutare se ci riesce: così si verifica il sintomo della difficoltà a parlare (afasia) o comprendere
  • Time (tempo), in presenta di anche solo uno di questi sintomi, chiamare l’emergenza medica

“Se compare dunque anche uno solo dei sintomi precedentemente illustrati, è necessario chiamare subito il 112 (nelle regioni dove è attivo il numero unico di emergenza) o il 118 - dichiara Andrea Vianello, presidente di ALICe Italia Odv (Associazione per la lotta all’ictus cerebrale) - È fondamentale che la persona venga portata il più rapidamente possibile negli ospedali, possibilmente dotati dei centri organizzati per il trattamento, cioè le Unità Neurovascolari (Centri Ictus – Stroke Unit). Solo così si può pensare di ridurre il rischio di mortalità ed evitare ictus particolarmente gravi, cercando di limitare danni futuri e, in particolare, le conseguenze di disabilità, molto spesso invalidanti, causati da questa malattia”.

Ogni minuto è prezioso perché la finestra temporale per intervenire è racchiusa entro le prime 4,5 - massimo 6 ore. "Ben l’80% di tutti gli episodi può essere evitato - continua il Presidente Vianello - partendo proprio dalla individuazione delle condizioni sulle quali si può intervenire, grazie a opportune modifiche nel proprio stile di vita e curando alcune patologie che ne possono essere causa”, come l’ipertensione e gli elevati livelli di colesterolo ‘cattivo’.

L’ictus cerebrale, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Quasi 150 mila italiani ne vengono colpiti ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. In Italia, le persone che hanno avuto un ictus e sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 1 milione, ma il fenomeno è in crescita sia perché si registra un invecchiamento progressivo della popolazione sia per il miglioramento delle terapie attualmente disponibili.

02/11/2022

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